Le Origini: Quimper e l'inizio di un viaggio
Villeglé nasce il 27 marzo 1926 a Quimper, nella regione della Bretagna, una zona della Francia che per la sua tradizione storica e culturale ha sempre avuto un legame profondo con le radici popolari e con una visione del mondo che contrasta nettamente con le dinamiche urbane e metropolitane. Cresce in un periodo difficile, segnato dai conflitti della Seconda Guerra Mondiale, che, sebbene non fosse ancora adulto, segnerà indelebilmente il suo sguardo sulla realtà e sulla società. La guerra, con la sua violenza, la sua devastazione e il cambiamento radicale delle città, lascia una traccia importante nei suoi primi lavori, nei quali emergono forti tematiche legate alla perdita e alla trasformazione.Dopo la fine del conflitto, il mondo in cui Villeglé cresce è quello di una Francia in cerca di un nuovo ordine e di un nuovo slancio culturale. La ricostruzione delle città e della società non è solo fisica, ma anche ideologica. Ed è in questo clima che Villeglé, come molti altri artisti della sua generazione, sente il bisogno di esplorare nuovi linguaggi, di staccarsi dalle tradizioni e dalle convenzioni artistiche per abbracciare un’arte che potesse raccontare la complessità del presente.
Nel 1949, si trasferisce a Parigi, dove entra a far parte di un ambiente artistico vibrante e in continua evoluzione. La capitale francese, centro della cultura internazionale e crocevia di sperimentazione artistica, è il terreno ideale per la sua crescita come artista. La metropoli, con le sue contraddizioni, la sua energia e il suo caos, diventa il laboratorio nel quale Villeglé sviluppa e perfeziona la sua tecnica. A Parigi, viene a contatto con alcuni dei più importanti movimenti artistici del tempo, e la sua arte inizia a prendere forma.
L’incontro con Raymond Hains e il decollo del décollage
Il vero punto di svolta nella carriera di Villeglé avviene nel 1949, quando incontra Raymond Hains, un altro giovane artista che condivideva la sua stessa frustrazione nei confronti delle tradizioni artistiche e della pittura accademica. I due artisti sviluppano una visione comune sulla necessità di innovare l’arte e di avvicinarla alla realtà della vita quotidiana. È proprio con Hains che Villeglé dà vita al concetto di décollage, una tecnica che si oppone al collage di Picasso e Braque. Mentre il collage consiste nell’aggiungere elementi diversi per costruire un’immagine, il décollage consiste nel “strappare” o rimuovere elementi da una superficie per rivelare ciò che è nascosto sotto.Il décollage diventa la firma distintiva di Villeglé, un atto di distruzione che, tuttavia, porta alla creazione di nuove forme estetiche e comunicative. Il primo campo di sperimentazione per questa tecnica è la strada stessa, con i suoi manifesti pubblicitari, affissi sui muri delle città, che diventano il materiale grezzo da cui Villeglé crea le sue opere. Il risultato è un’arte che non è più legata all’atelier, ma che nasce direttamente dal mondo urbano, dal caos e dalla frammentazione della vita quotidiana.
Le città, così come i loro strappi, diventano i protagonisti della sua arte. Villeglé non si limita a raccogliere i resti di una società consumista, ma li trasforma in segni, in testimonianze di una realtà che si evolve e che, attraverso i suoi manifesti, ci racconta la storia di un mondo sempre più visivo e mediato dalla pubblicità e dai mass media. Ogni manifestazione strappata è come un frammento di memoria collettiva che, invece di scomparire, viene restituito al pubblico sotto una nuova forma, pronta per essere decodificata e letta.
Il Nouveau Réalisme e la svolta dell’arte contemporanea
Nel 1960, Villeglé si unisce ufficialmente al movimento del Nouveau Réalisme, insieme ad altri artisti come César, Arman, Niki de Saint Phalle, Yves Klein e Jean Tinguely. Il movimento nasce con l’intento di rompere con le tradizioni artistiche precedenti e di cercare nuove modalità espressive che avessero un legame diretto con la realtà quotidiana. Gli artisti del Nouveau Réalisme guardano al mondo circostante, ai suoi rifiuti, ai suoi oggetti comuni, per trarre ispirazione, non solo estetica, ma anche sociale e politica. L’arte, secondo i membri del movimento, deve riflettere il mondo che li circonda, senza filtri o idealizzazioni.Villeglé, con il suo décollage, si inserisce perfettamente in questa nuova visione dell’arte. I suoi manifesti strappati non sono semplici rottami, ma vere e proprie opere d’arte che raccontano le tensioni della società, le sue contraddizioni e il suo rapporto conflittuale con i consumi e la cultura visiva. Ogni strappo di manifesti diventa un atto di resistenza contro il consumismo e il bombardamento visivo dei media, ma anche un mezzo per analizzare la costruzione dell’identità attraverso le immagini e i messaggi.
Il décollage non è solo una tecnica, ma un modo di guardare al mondo. Attraverso la sua arte, Villeglé solleva domande sulla superficialità dei messaggi pubblicitari e sulla fragilità della memoria collettiva. In un’epoca in cui le immagini sono sempre più consumate e sostituite, l’artista ci invita a fermarci e a riflettere su cosa accade quando un’immagine viene strappata, distrutta e, in qualche modo, rivelata in tutta la sua poliedricità.
La memoria urbana e l’arte come testimonianza
Le opere di Villeglé non sono solo una critica alla cultura del consumo, ma anche una riflessione sulla memoria. Ogni manifestazione strappata è come un segno di un passato che non può essere facilmente cancellato, ma che sopravvive attraverso le tracce lasciate sugli spazi pubblici. La sua arte è una testimonianza della città, una testimonianza di come la città cambia e si trasforma, ma anche di come le immagini pubblicitarie e le strutture sociali che la sorreggono siano anch’esse in costante mutamento.Villeglé, con il suo sguardo acuto, ci invita a vedere ciò che normalmente passa inosservato: i resti della pubblicità, i frammenti di poster che raccontano una storia non ufficiale, una storia fatta di decadenza e di obsolescenza. Il suo décollage diventa un atto di archiviazione, ma non nel senso tradizionale del termine. Non si tratta di conservare qualcosa intatto nel tempo, ma di recuperare ciò che la società tende a dimenticare, a spingere da parte o a nascondere sotto il velo della produzione e del consumo incessante.
Il successo internazionale e il lascito dell’artista
Nel corso degli anni, il lavoro di Villeglé acquista sempre più riconoscimento. Le sue opere vengono esposte nelle gallerie più importanti del mondo, e il suo approccio all’arte diventa fondamentale per la comprensione dei fenomeni urbani, del consumismo e della cultura visiva. L’artista diventa una figura di riferimento non solo in Francia, ma anche a livello internazionale. Le sue opere sono state esposte in musei prestigiosi come il Museum of Modern Art di New York, il Centre Pompidou di Parigi, e la Tate Gallery di Londra, segnando il suo posto tra i grandi maestri dell’arte contemporanea.Villeglé ha saputo dare forma a una riflessione sul nostro tempo, sulla velocità con cui consumiamo le immagini e sul loro effetto sul nostro modo di vivere e di pensare. La sua arte non è solo un atto estetico, ma anche un atto di denuncia e di riflessione. In un’epoca dove la comunicazione visiva è diventata centrale nella nostra esperienza quotidiana, il suo lavoro rimane una delle più potenti critiche alla società del consumo e della produzione visiva. La sua morte nel 2022 ha segnato la fine di un’era, ma il suo lascito artistico continua a vivere, ispirando nuove generazioni di artisti e spettatori.