PROLOGO: LA FIAMMA E IL VENTO
Ci sono vite che si consumano lentamente, con il ritmo costante di chi avanza nella propria esistenza senza scossoni, senza incendi, senza ferite troppo profonde. E poi ci sono vite come quella di Brad Davis: intensità pura, un turbine di desideri e dolori, una lotta incessante contro se stessi e il mondo. La sua non è stata un’esistenza destinata alla quiete, ma alla tempesta.
Lo immagino ragazzino, steso su un prato sotto il cielo immenso della Florida, mentre il vento caldo gli accarezza il viso e i pensieri gli corrono veloci, più veloci di lui. Guarda le stelle e sogna. Sogna palcoscenici, sogna amore, sogna di sfuggire a una realtà troppo stretta. Sogna di essere visto, ma soprattutto, di essere compreso.
Ma il vento soffia senza tregua, e lui non può restare fermo.
CAPITOLO I: L’INFANZIA E L’INQUIETUDINE DEL SUD
Brad nasce il 6 novembre 1949 a Tallahassee, in una famiglia dove l’amore non è abbastanza forte da coprire le ombre. Suo padre, un ex marinaio segnato dall’alcolismo e dalla frustrazione, è un uomo duro, di quelli che vedono la sensibilità come una debolezza, un nemico da annientare. Sua madre, dolce ma fragile, non ha le armi per proteggerlo.
Crescere in un ambiente del genere significa imparare presto a nascondersi. Brad è diverso, e lo sa. Non è il ragazzo conforme agli schemi del Sud conservatore, non si adatta alle aspettative maschili che gli impongono di essere forte, distaccato, impassibile. Lui è emozione pura, è istinto e desiderio, è un’anima troppo grande per restare imprigionata.
La scuola non è un rifugio, anzi. Brad è un ragazzo bellissimo, con un viso angelico e occhi che sembrano scrutare dentro le persone. Attira attenzione, ma anche sospetti. La sua delicatezza viene scambiata per fragilità, la sua intensità per stranezza. In un’America che ancora non sa come trattare chi esce dai binari della mascolinità imposta, Brad impara a sopravvivere mascherandosi, ma dentro di sé arde.
C’è un solo posto in cui può essere se stesso: il teatro. Quando recita, non è più Brad Davis, il ragazzo che deve nascondere chi è, ma un’altra persona, un’altra vita, un’altra possibilità.
CAPITOLO II: NEW YORK, IL TEATRO E L’ASCESA DI UNA STELLA
Lasciare la Florida è una necessità. New York è il sogno, la città delle possibilità infinite, dei volti nuovi, delle notti febbrili in cui tutto può succedere.
Gli anni ‘70 sono un’epoca di rivoluzione culturale, e Brad si getta a capofitto in questo mondo. Frequenta l’American Academy of Dramatic Arts, affina il suo talento e vive intensamente. Il teatro è la sua casa, il luogo dove può essere vero.
Inizia con piccoli ruoli, poi arrivano le serie televisive. È il periodo della gavetta, delle audizioni snervanti, dei casting dove deve dimostrare di essere più di un bel viso. E lui lo dimostra. Ha qualcosa che pochi attori hanno: una presenza che riempie la scena, uno sguardo che racconta storie anche senza parole.
Hollywood si accorge di lui.
CAPITOLO III: “MIDNIGHT EXPRESS” – IL SUCCESSO E LA CONDANNA
Il 1978 è l’anno della svolta. Alan Parker lo sceglie per interpretare Billy Hayes in Midnight Express, un film che racconta l’incubo vissuto da un giovane americano incarcerato in Turchia per traffico di droga. È un ruolo complesso, una discesa agli inferi che richiede un attore capace di mostrare sia la fragilità che la resistenza, la paura e la rabbia.
Brad si getta nel ruolo con tutta la sua anima. Il suo Billy Hayes è carne e sangue, dolore e sopravvivenza. La sua interpretazione è così intensa che il pubblico quasi dimentica di guardare un film: quel ragazzo che si contorce nella disperazione, che lotta con la follia della prigionia, che trasuda sofferenza e speranza in egual misura, è reale. È impossibile distogliere lo sguardo.
La critica lo acclama. Midnight Express è un successo planetario, viene candidato a sei Oscar e ne vince due. Brad Davis, con il suo viso angelico e il suo corpo scolpito dalla sofferenza, diventa una star. Ma è una vittoria amara: il film gli dà fama, ma lo imprigiona in un'immagine che non ha scelto. Diventa "il ragazzo bello e maledetto", una definizione che lo perseguiterà per il resto della vita.
Hollywood lo vuole, ma lo vuole in un certo modo: un ribelle sensuale, un nuovo James Dean, un'icona maschile che attira gli sguardi e fa sognare. Ma Brad non è un'icona, è un uomo tormentato, un artista che cerca ruoli veri, profondi, non solo etichette. E soprattutto, è un uomo che nasconde un segreto che negli anni ‘80 può distruggere una carriera: la sua sessualità non è così facilmente classificabile come il pubblico vorrebbe.
CAPITOLO IV: “QUERELLE” – LA BELLEZZA E IL DESIDERIO
Ed è qui che entra in scena Rainer Werner Fassbinder. Il regista tedesco, genio e dannazione del cinema europeo, sta preparando il suo ultimo film, Querelle de Brest, tratto dal romanzo di Jean Genet. È una storia di passioni e tradimenti, di corpi che si cercano e si feriscono, un'opera sul desiderio maschile e sulla violenza dell’amore.
Fassbinder sceglie Brad per il ruolo di Querelle, un marinaio di bellezza magnetica, ambiguo e inafferrabile, che seduce uomini e li sfida a duello con la stessa intensità. Il film è un’opera d’arte onirica, quasi teatrale, in cui la realtà si dissolve nei colori accesi, nei corpi sudati, nelle ombre di un porto che sembra esistere fuori dal tempo.
E Brad Davis è perfetto. Il suo Querelle è un enigma: sensuale e crudele, vulnerabile e dominante, un angelo caduto che si muove tra le braccia di uomini desiderosi di possederlo ma incapaci di comprenderlo.
È la prima volta che Brad accetta un ruolo così esplicitamente queer, e lo fa con un’intensità quasi pericolosa. La sua bellezza in Querelle è irreale, esaltata dalla fotografia satura di Fassbinder, ma la sua interpretazione è autentica. Si percepisce che dentro di lui c’è un legame profondo con il personaggio, una consapevolezza del desiderio e della sua ambivalenza che pochi attori di Hollywood avrebbero potuto rendere con altrettanta verità.
Ma Querelle è un’arma a doppio taglio. Il film, con la sua estetica esplicitamente omoerotica, lo allontana da Hollywood, che non è ancora pronta per un’icona maschile che sfida così apertamente le convenzioni. Fassbinder muore poco dopo la fine delle riprese, e il film rimane una sorta di testamento artistico. Per Brad, è un nuovo marchio sulla pelle: è l’attore di Midnight Express, ma è anche Querelle, il marinaio bellissimo e perduto, il desiderio fatto carne.
CAPITOLO V: DIPENDENZA E LOTTA
Dietro la patina del successo, Brad combatte con i suoi demoni. L'eroina e la cocaina sono diventate compagne costanti, un rifugio dalla pressione di un mondo che lo vuole definire a ogni costo.
La droga è una fuga, ma anche un'illusione. Hollywood, che all’inizio lo aveva accolto, inizia a chiudergli le porte. Troppo difficile, troppo instabile. Lui prova a rimanere a galla, prende ruoli in serie TV, in film minori, ma la sua stella non brilla più come prima.
Poi, la diagnosi. Negli anni ‘80, ricevere una diagnosi di HIV significa una sola cosa: la fine. Hollywood non vuole attori sieropositivi, la società è terrorizzata dalla malattia. Brad nasconde tutto, continua a lavorare, a lottare, ma il suo corpo comincia a cedere.
Negli ultimi mesi della sua vita, rompe il silenzio. Denuncia l’ipocrisia dell’industria, parla della discriminazione che subiscono gli attori malati di AIDS. Ma è troppo tardi per lui.
L'8 settembre 1991, Brad Davis muore. Non è stato il virus a spegnere la sua fiamma, ma un gesto di estrema dignità: ha scelto di porre fine alla sua vita assistito dalla moglie, per non lasciare che la malattia decidesse per lui.
EPILOGO: LA LEGGENDA DI BRAD DAVIS
Ci sono attori che il tempo dimentica. E poi ci sono quelli che restano, perché hanno dato qualcosa di più grande di loro stessi.
Brad Davis non è stato solo un sex symbol, né solo un attore tormentato. È stato un artista che ha lasciato tutto sullo schermo, che ha vissuto intensamente e che ha rifiutato di essere incasellato.
Oggi, il suo Billy Hayes in Midnight Express e il suo Querelle restano interpretazioni indimenticabili, momenti in cui il cinema si è fatto carne, desiderio, verità.
Il mondo lo ha bruciato troppo in fretta, ma il fuoco di Brad Davis non si è mai spento.