giovedì 27 febbraio 2025

Il sacco di Troia: la disperazione di Cassandra e l’ermpietà di Aiace nell’affresco di Pompei


L’affresco della Casa del Menandro a Pompei rappresenta uno degli episodi più drammatici e intensi della caduta di Troia, un evento che ha segnato profondamente l’immaginario della cultura greca e romana, tramandato nei secoli attraverso l’arte e la letteratura. La scena raffigurata cattura un momento di straordinaria tensione: Cassandra, la sventurata figlia di Priamo, si aggrappa disperatamente al Palladio, la statua sacra di Atena, mentre il feroce guerriero greco Aiace Oileo si prepara a trascinarla via con la forza. Sullo sfondo, testimone impotente della tragedia, si erge la figura anziana e sconvolta di Priamo, il re di Troia, simbolo della rovina della sua città e dell’inesorabile destino che incombe sulla sua famiglia.

L’affresco, parte delle decorazioni parietali di una delle più sontuose dimore pompeiane, non è solo un’opera di grande valore artistico, ma anche un documento prezioso che testimonia il modo in cui il mito troiano veniva recepito e reinterpretato nella cultura romana. La scena, pur ricalcando episodi descritti da autori come Omero ed Euripide, si carica di una drammaticità visiva che amplifica il pathos e il senso di fatalità della narrazione. L’uso sapiente del colore, della prospettiva e della composizione contribuisce a rendere l’episodio particolarmente vivido, coinvolgendo emotivamente l’osservatore.

Il contesto storico e mitologico: la fine di Troia

Per comprendere appieno il significato di questa scena, è necessario inquadrarla nel più ampio contesto del sacco di Troia, uno degli eventi più tragici della mitologia classica. Dopo dieci anni di assedio, i Greci, grazie all’inganno del cavallo di legno, riescono finalmente a penetrare all’interno delle mura della città. Quella che segue è una notte di sangue e distruzione: le case vengono date alle fiamme, i templi saccheggiati, gli uomini sterminati e le donne ridotte in schiavitù. Il massacro non risparmia nessuno, neppure i bambini, e i guerrieri greci, ormai ebbri di vittoria, si abbandonano a ogni sorta di atrocità.

Cassandra, sacerdotessa consacrata ad Atena, assiste alla devastazione della sua città e, nel tentativo disperato di salvarsi, cerca rifugio nel tempio della dea. Secondo la tradizione, i santuari erano considerati inviolabili, e chiunque vi si rifugiasse avrebbe dovuto ricevere protezione. Ma il caos della guerra ha ormai dissolto ogni legge sacra, e nessun luogo è più sicuro per i vinti. Cassandra si aggrappa al Palladio, la statua che simboleggia la protezione divina di Troia, ma il suo gesto è destinato a rivelarsi inutile: la città è già stata condannata dagli dèi, e il simulacro non potrà più offrirle alcuna salvezza.

Cassandra: la profetessa maledetta

Cassandra è una delle figure più tragiche del mito troiano. Figlia del re Priamo e della regina Ecuba, è dotata del dono della profezia, ricevuto dal dio Apollo, che si era innamorato di lei e aveva cercato di conquistarla offrendole questo potere. Tuttavia, quando Cassandra rifiutò il suo amore, il dio, adirato, la maledisse: pur conservando la capacità di prevedere il futuro, nessuno avrebbe mai creduto alle sue parole.

Questo destino crudele si manifesta con particolare evidenza durante la guerra di Troia. La giovane sacerdotessa prevede la distruzione della sua città, l’inganno del cavallo di legno e il tragico epilogo del conflitto, ma ogni suo avvertimento viene deriso e ignorato. Ora, con le fiamme che avvolgono le case e i Greci che dilagano per le strade, Cassandra si ritrova completamente sola, consapevole della propria impotenza di fronte all’ineluttabile compiersi del destino.

L’affresco la ritrae nel momento più disperato della sua esistenza. I suoi capelli sciolti, il corpo teso nello sforzo di trattenersi al Palladio, il volto sconvolto dal terrore: ogni dettaglio esprime il dramma di una donna condannata a un destino crudele, incapace di sfuggire alla violenza che sta per abbattersi su di lei.

Aiace Oileo: la tracotanza del vincitore

Di fronte a Cassandra si erge la figura massiccia e minacciosa di Aiace Oileo, un giovane guerriero greco noto per la sua ferocia e la sua mancanza di scrupoli. Diverso dall’omonimo Aiace Telamonio, eroe nobile e valoroso, Aiace Oileo si distingue per la sua impulsività e brutalità.

La scena raffigurata nell’affresco immortala il momento in cui Aiace sta per afferrare Cassandra e trascinarla via con la forza. Il suo sguardo è freddo e privo di pietà, il suo corpo teso in una postura che suggerisce la superiorità fisica sul corpo fragile della giovane sacerdotessa. Aiace, incurante della sacralità del luogo in cui si trova, non esita a violare il santuario di Atena, compiendo un atto di sacrilegio destinato a scatenare l’ira della dea.

Secondo il mito, non solo Aiace strappa Cassandra dalla statua, ma osa anche violarla all’interno del tempio stesso, un atto considerato un affronto estremo agli dèi. Questo crimine, tuttavia, non resterà impunito: Atena, profondamente offesa, chiede a Poseidone di scatenare una tempesta durante il viaggio di ritorno dei Greci, facendo naufragare la nave di Aiace. Anche se il guerriero riesce inizialmente a salvarsi, si abbandona a una nuova dimostrazione di hybris, vantandosi di essere sopravvissuto senza l’aiuto divino. In risposta, Poseidone lo colpisce con un fulmine, facendolo affogare tra le onde.

Priamo: la fine di un regno

Sulla sinistra della composizione, in piedi, si trova Priamo, il vecchio re di Troia. La sua figura è curva sotto il peso dell’età e del dolore, le mani levate in un gesto di supplica disperata. Il suo volto esprime tutta la sofferenza di un uomo che ha perso tutto: il regno, la famiglia, la speranza.

Priamo è la personificazione della caduta di Troia. Un tempo potente sovrano, ora è un vecchio inerme, costretto ad assistere alla distruzione della sua città e all’agonia dei suoi cari. Il suo destino non sarà meno tragico di quello di Cassandra: poco dopo questa scena, egli verrà ucciso brutalmente da Neottolemo, il figlio di Achille, che lo massacrerà sull’altare di Zeus Erceo, decretando la fine della dinastia troiana.

L’arte dell’affresco: una rappresentazione carica di pathos

Dal punto di vista artistico, l’affresco è un esempio magistrale della pittura pompeiana, caratterizzata da un forte realismo e da una grande attenzione ai dettagli espressivi. Le figure sono dipinte con un’intensità drammatica che accentua il pathos della scena, mentre il gioco di luci e ombre contribuisce a creare un effetto tridimensionale.

L’opera non è solo una rappresentazione mitologica, ma una riflessione sulla brutalità della guerra e sul destino dei vinti. La disperazione di Cassandra, la crudeltà di Aiace e l’impotenza di Priamo si fondono in una composizione che ancora oggi ci parla con una forza straordinaria, ricordandoci che la violenza e l’arroganza non restano mai impunite.