Il Decreto Cultura recentemente approvato dal Senato segna un passo importante per il futuro della cultura in Italia. In un periodo storico in cui il settore culturale vive una congiuntura complessa, segnata da tagli ai fondi, crisi editoriali, e una generale disaffezione verso la lettura, l'approvazione del provvedimento porta con sé un segnale di speranza e di rilancio. Il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha parlato di un «risultato molto bello e promettente», ma anche delle sfide che il decreto si propone di affrontare per risollevare la cultura italiana, rendendola un motore di crescita economica e di coesione sociale. Il provvedimento è stato approvato con 80 voti favorevoli, 61 contrari e un astenuto, confermando un ampio sostegno politico e una certa attenzione al futuro del patrimonio culturale italiano.
Il Piano Olivetti: un’idea di cultura come motore sociale e inclusivo
Il Decreto Cultura si inserisce all'interno di un più ampio quadro strategico che cerca di rispondere alle crescenti disuguaglianze territoriali e alle sfide legate all'accesso alla cultura nelle aree più svantaggiate. Il fulcro di questo intervento è rappresentato dal Piano Olivetti per la Cultura, un'iniziativa che trae ispirazione dalla visione di Adriano Olivetti, l'imprenditore e intellettuale che ha sempre considerato la cultura un elemento fondante per lo sviluppo armonico della società. Olivetti sosteneva che la cultura dovesse essere intesa come un bene collettivo e accessibile a tutti, e questa filosofia è ripresa nel decreto, che punta a promuovere una cultura inclusiva, capace di rompere le barriere economiche e sociali.
Con il Piano Olivetti, il decreto intende rigenerare le periferie urbane e rurali attraverso la valorizzazione di spazi culturali come biblioteche, centri comunitari, archivi e altre strutture che possano diventare dei veri e propri hub culturali. In questo senso, la cultura non è vista come un settore separato, ma come un strumento di coesione sociale e di riqualificazione urbana. L'idea di fondo è che, investendo in cultura, si possano creare nuovi spazi di aggregazione sociale e stimolare processi di crescita economica a livello locale, favorendo l'integrazione di giovani, immigrati e altri gruppi sociali svantaggiati. Si parla di un’azione culturale che è prima di tutto sociale, in grado di ridurre le disuguaglianze tra città e campagna, tra Nord e Sud del Paese, e di creare una rete culturale diffusa che abbatta le barriere geografiche e socio-economiche.
Il sostegno alla filiera editoriale e alle librerie indipendenti
Un altro punto centrale del decreto riguarda il sostegno alla filiera editoriale, che è da anni uno dei settori più colpiti dalla crisi economica e dai cambiamenti nel panorama della comunicazione e dell'informazione. Il decreto prevede un investimento di 44 milioni di euro destinati al settore dell’editoria, delle librerie indipendenti e delle biblioteche. Questi fondi si rivolgono principalmente a tre ambiti:
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Sostegno alle librerie indipendenti: Si stima che negli ultimi anni, in Italia, abbiano chiuso migliaia di librerie, molte delle quali piccole e indipendenti. L’arrivo di piattaforme online come Amazon, con il loro modello di distribuzione rapida e conveniente, ha reso sempre più difficile la sopravvivenza delle librerie tradizionali. Il Decreto Cultura prevede specifici sostegni finanziari per le librerie che si trovano in situazioni difficili, con l’obiettivo di preservare la varietà dell’offerta culturale e la presenza di punti di riferimento culturali a livello locale. Inoltre, si dà particolare importanza alle librerie giovani, cioè quelle gestite da imprenditori under 35, attraverso incentivi che incoraggiano i giovani a intraprendere questa attività in zone svantaggiate, anche al di fuori dei grandi centri urbani.
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Sostegno alle biblioteche: Le biblioteche sono da sempre luoghi privilegiati di incontro culturale e di crescita personale. Il decreto prevede un aumento dei fondi per l'acquisto di libri da parte delle biblioteche, con un impegno di 24,8 milioni di euro per il 2025 e 5,2 milioni nel 2026. Questi fondi saranno utilizzati per rinnovare il patrimonio librario, garantendo ai cittadini un accesso a testi aggiornati e di qualità. Non si tratta solo di rispondere alla domanda di lettura, ma anche di potenziare il ruolo delle biblioteche come spazi culturali inclusivi e come centri di aggregazione sociale per le comunità.
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Sostegno alla produzione editoriale indipendente: In un periodo in cui il mercato editoriale è dominato dai grandi gruppi editoriali, il Decreto Cultura cerca di rilanciare le piccole case editrici, spesso quelle che rischiano di essere schiacciate dalla concorrenza dei colossi multinazionali. Il decreto prevede fondi per finanziare progetti editoriali indipendenti e per stimolare la pubblicazione di libri che trattino temi di rilevanza sociale, culturale e politica. Si tratta di un investimento volto a preservare la diversità culturale, senza uniformare il panorama editoriale a un’unica visione.
Il giornalismo culturale: un pilastro da difendere
Un altro settore che necessita di sostegno è quello del giornalismo culturale, che negli ultimi anni ha subito un forte ridimensionamento, sia per la chiusura di giornali storici sia per la crescente difficoltà economica delle redazioni. Il decreto prevede un fondo di 10 milioni di euro nel 2025 per favorire la produzione di contenuti di approfondimento culturale nelle testate giornalistiche. L’idea è quella di salvaguardare la qualità dell’informazione culturale, evitando che venga sacrificata a favore di contenuti più sensazionalistici o superficiali. In un contesto in cui le pagine culturali rischiano di essere tagliate per far spazio ad altri temi più “di attualità”, il decreto riconosce l’importanza di mantenere viva la critica culturale e di garantire spazi per una narrazione più profonda e riflessiva, che coinvolga non solo i temi più noti, ma anche quelli legati alla storia, alla filosofia, alle arti e alla letteratura.
Le celebrazioni per il venticinquesimo anniversario della Convenzione europea sul paesaggio
Il Decreto Cultura prevede anche un significativo investimento in occasione del venticinquesimo anniversario della Convenzione europea sul paesaggio, che sarà celebrato nel 2025. Questa convenzione, firmata a Firenze nel 2000, ha rappresentato un punto di riferimento per la tutela e la valorizzazione del paesaggio in Europa. Il paesaggio, infatti, non è solo un elemento naturale, ma anche una componente culturale e identitaria di ogni paese. Il decreto destina 800mila euro per organizzare eventi, mostre e iniziative di sensibilizzazione che pongano l’accento sul ruolo del paesaggio come patrimonio comune e sull’importanza di preservarlo. Le celebrazioni sono un’occasione per rinnovare l’attenzione al paesaggio e per sensibilizzare la popolazione sull’importanza di intervenire attivamente nella sua tutela e valorizzazione.
Una cooperazione culturale internazionale sempre più forte
Infine, il Decreto Cultura prevede l’intensificazione della cooperazione culturale internazionale, con particolare attenzione ai Paesi africani e mediterranei. L’Italia, con la sua posizione centrale nel Mediterraneo e la sua lunga tradizione culturale, ha un ruolo fondamentale nell’ambito del dialogo interculturale. Il decreto punta a stimolare progetti di cooperazione artistica e culturale con i Paesi dell’Africa e del Mediterraneo, attraverso scambi culturali, residenze artistiche, e collaborazioni tra istituzioni culturali. Questo investimento ha lo scopo di rinnovare il ruolo di ambasciatore culturale dell’Italia e di promuovere la cultura come strumento di pace, cooperazione e crescita condivisa tra i popoli.
Le sfide future e le aspettative
Il Decreto Cultura è un segnale importante di attenzione verso un settore vitale per il nostro Paese, ma le sfide da affrontare sono ancora molte. Gli interventi previsti, seppur significativi, devono essere monitorati e accompagnati da una strategia di lungo periodo che coinvolga tutti gli attori della filiera culturale. Inoltre, occorrerà garantire che i fondi vengano utilizzati in modo efficiente, evitando sprechi e favoritismi. La speranza è che il decreto rappresenti l’inizio di un processo di rinascita culturale che possa permeare ogni aspetto della società italiana e che conduca verso una società più consapevole, inclusiva e orientata alla bellezza.