mercoledì 19 febbraio 2025

Il regno della bestia: la caduta dell'uomo

Stai veramente in guardia, quindi, da quell’essere che, pur avendo l’aspetto di un uomo, non è altro che una maschera che cela la vera natura di una bestia, una creatura che cammina su due piedi ma il cui cuore batte al ritmo di una ferocia incontrollata. Non è difficile notare la differenza tra un essere umano che vive con consapevolezza della propria umanità e un uomo che ha scelto di soffocare la propria essenza divina per cedere alla più primitiva e dannosa delle pulsioni: quella della violenza. Ogni suo passo è segnato dal desiderio di sopraffare, ogni suo respiro è permeato da un’inquietudine che lo spinge a distruggere ciò che lo circonda. Non si tratta di un errore che si può correggere, né di una condizione temporanea che può essere curata; questa bestia che vive dentro l’uomo è radicata nel suo essere, è una parte di lui che si è fatta forte, che ha preso il sopravvento sul suo io razionale e spirituale. È un male che non è più solo un'influenza esterna, ma che ha invaso il suo corpo, la sua mente e il suo spirito. Questa bestia si è nutrita dei suoi più bassi istinti, ha prosperato nella sua incapacità di provare empatia o di comprendere l’altro come pari, come compagno in questa esistenza. Per l’uomo-bestia, gli altri non sono persone, ma strumenti da usare e gettare via, ostacoli da eliminare per conquistare ciò che crede gli spetti di diritto.

Nel momento in cui l’uomo cede a questa bestia che cresce dentro di lui, egli perde la sua capacità di vedere il mondo con occhi puri, di percepire la bellezza che lo circonda, di godere della ricchezza emotiva che deriva dal vivere in armonia con gli altri esseri viventi. La sua visione del mondo si deforma, diventando una visione del tutto egoistica e utilitaristica. Ogni altra persona che incontra sulla sua strada non è più una persona da rispettare, ma solo una pedina da usare per i propri scopi. Ogni altro essere umano è visto come una minaccia, una fonte di ostacolo che impedisce all’uomo-bestia di raggiungere il suo obiettivo. E l’obiettivo di quest’essere non è mai la costruzione, non è mai la creazione di qualcosa di positivo. La sua unica preoccupazione è l’annientamento, il dominio, l’eliminazione dell’altro. La sua esistenza è guidata dal desiderio di sopraffazione, di potere assoluto. Non si accontenta mai, mai di ciò che ha, perché ciò che possiede è sempre insufficiente per saziare il suo appetito insaziabile di potere. Ogni conquista che ottiene non lo rende mai veramente soddisfatto, ma lo fa solo sentire più affamato, più desideroso di continuare su quella strada oscura che ha intrapreso. Ogni conquista che l’uomo-bestia ottiene è una conquista vuota, che lo rende sempre più vuoto dentro, sempre più privo di significato.

L’uomo-bestia non uccide mai per necessità, non uccide mai per difesa, ma uccide per gioco, per divertimento. La sua violenza non è mai finalizzata alla sopravvivenza, ma alla propria autocompletazione, al soddisfacimento della sua brama di dominare gli altri. Non uccide per motivi morali o per ragioni politiche, ma per il puro piacere che prova nell’esercitare il suo potere sugli altri. Ogni volta che toglie una vita, egli si sente più potente, ma quella potenza è solo apparente, una maschera che nasconde il suo vuoto interiore. Per l’uomo-bestia, la vita non ha alcun valore intrinseco; ogni persona che incontra è solo un oggetto da manipolare, un individuo da abbattere, da eliminare. La sua esistenza è incentrata sulla ricerca del proprio piacere a spese degli altri, sulla soddisfazione di un ego che non conosce limiti. L’atto di uccidere per lui è un atto liberatorio, un atto che gli conferisce un senso di superiorità sugli altri, ma quella superiorità è un’illusione che lo distoglie dalla realtà, che lo allontana dalla sua vera natura.

Ogni vita che l’uomo-bestia distrugge non lo avvicina alla felicità, non lo rende più realizzato, ma lo fa precipitare sempre più in un abisso senza fondo. L’atto di uccidere non è mai un atto di giustizia o di necessità, ma un atto di violenza pura, gratuita, che non porta alcun beneficio, ma che distrugge tutto ciò che tocca. Ogni persona che muore per mano dell’uomo-bestia diventa solo un altro numero, un altro atto da aggiungere alla sua lista di vittorie. Eppure, queste vittorie non sono reali, non sono mai soddisfacenti. Ogni volta che uccide, l’uomo-bestia si sente ancora più vuoto, ancora più insoddisfatto, come se stesse cercando di colmare un buco che non potrà mai essere riempito. Non si rende conto che ogni atto di violenza lo sta distruggendo dall’interno, che ogni morte che causa lo rende sempre più debole, più incapace di trovare un significato nella sua esistenza.

L’uomo-bestia crede che ogni terra che conquista, ogni angolo che si appropria, lo faccia più grande, più potente. Ma ogni terra che conquista è una terra sterile, una terra che non gli darà mai nulla di duraturo. La terra che conquista non è fertile, non è viva, non è ricca di opportunità. È una terra che è stata contaminata dalla sua violenza, una terra che è stata svuotata della sua essenza. Ogni angolo che conquista è un angolo che perde vita, che perde speranza. La sua terra non è un luogo di abbondanza, ma un luogo di desolazione, dove la vita non cresce, dove nulla prospera. Ogni pezzo di mondo che l’uomo-bestia tenta di dominare diventa una prigione, un luogo in cui l’unico scopo è quello di mantenere il controllo, di non permettere che nulla sfugga dal suo dominio. Ma in realtà, ciò che ha costruito non è altro che una gabbia che lo imprigiona, che lo tiene legato alla sua stessa follia.

Ogni passo che l’uomo-bestia fa sulla terra che ha rubato non lo avvicina alla felicità, ma lo allontana sempre di più dalla sua vera natura. Ogni territorio che conquista non lo fa sentire più grande, ma lo fa sentire sempre più vuoto, sempre più incapace di trovare un significato nel suo essere. La sua terra non è un luogo di pace, ma un luogo di conflitto, un luogo dove la violenza regna sovrana. E quando questa terra crollerà, quando l’impero della violenza che ha costruito arriverà al suo termine, non ci sarà nulla che resterà. La terra che ha conquistato diventerà un deserto, un luogo di morte, di solitudine, dove non ci sarà più nessuno a rendere giustizia, dove non ci sarà più nessuna speranza di redenzione.

Eppure, quando l’impero dell’uomo-bestia crollerà, non ci sarà alcuna gloria, nessuna vittoria finale. La sua violenza non lo salverà, ma lo condannerà a una solitudine eterna, a un silenzio che sarà la sua unica compagnia. Non ci sarà alcun testimone della sua grandezza, perché ciò che ha costruito non è grandezza, ma follia. Ogni omicidio, ogni conquista, ogni atto di sopraffazione lo ha reso solo più debole, più incapace di vedere la verità. Alla fine, ciò che rimarrà di lui sarà solo l’eco delle sue azioni, un’ombra che svanirà lentamente, fino a non essere più nulla. La sua terra, la sua ricchezza, il suo potere non avranno alcun valore quando saranno crollati sotto il peso della sua stessa violenza. E quando tutto sarà finito, l’uomo-bestia si troverà faccia a faccia con la realtà della sua esistenza: un’esistenza vuota, senza scopo, senza fine.