Giorgio Celli, rinomato etologo, scrittore e volto noto della divulgazione scientifica televisiva, ha più volte celebrato la poesia di Jorge Carrera Andrade come un esempio sublime di connessione tra arte e natura. Per Celli, Andrade non è solo un poeta che canta la natura, ma un suo sacerdote, capace di coglierne il respiro segreto, il linguaggio intimo e silenzioso che solo un’anima profondamente empatica può comprendere. Nato nel 1902 a Quito, capitale dell’Ecuador, Andrade rappresenta una delle voci più autentiche e universali della letteratura latinoamericana del XX secolo.
Un diplomatico innamorato del mondo
Jorge Carrera Andrade intraprese la carriera diplomatica giovanissimo, assumendo incarichi di grande rilievo come console e ambasciatore in paesi di ogni angolo del globo. Francia, Giappone, Stati Uniti, Uruguay: ogni luogo attraversato dal poeta non fu mai solo una tappa professionale, ma un’opportunità per arricchire la sua visione del mondo. Andrade osservava con occhi curiosi e cuore aperto, assimilando le culture, i paesaggi e le emozioni di ogni luogo per trasformarli in poesia.
Questa dimensione cosmopolita fu cruciale per la sua poetica. La sua non è una scrittura isolata o autoreferenziale: è una celebrazione dell’incontro, dell’altro, della diversità intesa come ricchezza. La sua penna è stata influenzata dalla varietà di esperienze vissute, ma il suo sguardo è rimasto sempre radicato in una profonda umiltà, consapevole di essere solo una piccola parte del grande ciclo della vita.
La semplicità come valore assoluto
Un tratto distintivo della poesia di Andrade è la semplicità del linguaggio, che non è mai banalità, ma essenzialità. In un tempo in cui la poesia spesso si rifugiava nel cerebralismo o nel formalismo, Andrade scelse un’altra strada: quella di parlare la lingua della terra, degli alberi, del vento, delle cose semplici. Questa semplicità è però solo apparente: i suoi versi sono carichi di una complessità emotiva e filosofica che invita il lettore a riflettere, a riscoprire il valore di ciò che è ordinario.
In Vocazione terrena, Andrade dichiara apertamente la sua missione:
"Non sono venuto a burlarmi di questo mondo
ma ad amare di cuore tutti gli esseri.
Non sono venuto a ridere degli uomini
ma a vivere con loro l’avventura terrena."
Queste parole, così dirette e prive di artifici, racchiudono un manifesto esistenziale. Andrade non è interessato a giudicare o a criticare; è qui per partecipare, per condividere, per amare. È un invito a un’esistenza autentica, in cui ogni esperienza, per quanto piccola, è parte di un disegno più grande.
La Natura come specchio e maestra
La natura, nella poesia di Andrade, non è un semplice sfondo, ma un vero e proprio protagonista. Ogni albero, ogni animale, ogni elemento naturale diventa un simbolo, una metafora, un tramite attraverso cui il poeta esplora le profondità dell’animo umano.
In Gli amici del viale, i salici non sono solo alberi, ma amici, compagni di solitudine e meditazione:
"I salici sono buoni amici
nel viale solitario,
tremano, ricordano e sono tristi
come anime di fronte alla sconfitta."
Attraverso questi versi, Andrade crea un legame profondo tra l’uomo e la natura, mostrando come ogni elemento naturale rifletta le emozioni e le esperienze umane. È una poesia che non si limita a descrivere la natura, ma che dialoga con essa, trasformandola in un interlocutore vivo e pulsante.
Il sogno di un’umanità unita
Uno dei temi più ricorrenti e significativi nella poesia di Andrade è l’anelito alla pace e alla fraternità universale. In un mondo spesso lacerato da conflitti, il poeta ecuadoriano sceglie di cantare l’unità dell’umanità, la possibilità di un futuro in cui tutti i popoli possano vivere in armonia.
In Uomo planetario, Andrade scrive:
"Sono l’uomo universo, sopra il mio cuore firmano le genti un patto eterno di vera pace e fraternità."
Questi versi, carichi di idealismo, non sono solo un sogno, ma un’esortazione. Andrade crede nella capacità dell’uomo di superare le proprie divisioni, di costruire un mondo in cui la pace non sia un’utopia, ma una realtà concreta. È una poesia che invita all’azione, che richiama ogni lettore a fare la propria parte per creare un futuro migliore.
Un’eredità senza tempo
La poesia di Jorge Carrera Andrade è un dono prezioso per il lettore moderno. In un’epoca in cui il ritmo frenetico della vita spesso ci allontana dalla bellezza del mondo, Andrade ci invita a fermarci, a guardare, a sentire. Le sue parole sono un antidoto contro l’alienazione, un richiamo a vivere con consapevolezza e gratitudine.
Leggere Andrade significa intraprendere un viaggio che non è solo letterario, ma anche spirituale ed esistenziale. È un’esperienza che ci ricorda quanto sia importante amare la vita in tutte le sue forme, celebrare la bellezza dell’ordinario e costruire, giorno dopo giorno, un mondo più giusto e armonioso.