sabato 1 febbraio 2025

Piero Manzoni srotola una Linea, 1959 – Il gesto, il concetto e l’invisibile


La fotografia scattata nel 1959 che ritrae Piero Manzoni nell’atto di srotolare una delle sue Linee è molto più di un semplice documento storico: è una finestra aperta sulla sua poetica radicale, sul suo modo di concepire l’arte come atto, idea e paradosso. In quell’istante, Manzoni non sta solo mostrando un’opera, ma sta mettendo in scena il cortocircuito concettuale che è alla base della sua ricerca: l’arte non ha bisogno di essere vista per esistere, può risiedere nel puro concetto, nella certificazione di un gesto.

L’artista, con il volto serio ma con una punta di ironia nello sguardo, sembra consapevole del gioco intellettuale che sta mettendo in atto. Sta srotolando una Linea, un’operazione che, in teoria, non avrebbe mai dovuto avvenire. Le Linee di Manzoni, infatti, erano pensate per essere sigillate nei loro tubi, inaccessibili, relegate all’invisibilità. Mostrandone una, l’artista sta forse infrangendo la sua stessa regola, ma al tempo stesso sta rafforzando il concetto alla base dell’opera: il valore dell’arte risiede nel pensiero e nell’azione che la genera, non nella sua contemplazione.

Questa fotografia, oggi conservata nella Bibliothèque Kandinsky del Centre Pompidou, è dunque un’immagine che racchiude un’intera filosofia dell’arte, una sintesi perfetta del passaggio dall’oggetto all’idea, dalla materia all’atto.


Le Linee: un’arte che si sottrae alla vista

Tra il 1959 e il 1961, Manzoni realizza una serie di opere chiamate Linee, una delle sue intuizioni più straordinarie. L’idea era apparentemente semplice, ma dirompente: tracciava su rotoli di carta un’unica linea continua, con inchiostro nero, poi arrotolava il foglio e lo sigillava all’interno di un tubo di cartone. Il tubo diventava così il contenitore dell’opera, che non era più destinata alla visione, ma esisteva solo come concetto.

Ogni Linea veniva accompagnata da un’etichetta che specificava il nome dell’artista, la lunghezza dell’opera e la data di realizzazione. Manzoni certificava così l’esistenza dell’opera, ma al tempo stesso la sottraeva alla possibilità di essere contemplata.

Le Linee potevano avere lunghezze molto variabili. Alcune misuravano pochi metri, altre erano enormi. Il caso più emblematico è la Linea lunga 7200 metri, realizzata nel 1960 a Herning, in Danimarca. In quella occasione, Manzoni si chiuse nel seminterrato di una fabbrica di carta e tracciò per ore una linea ininterrotta, per poi arrotolare il tutto e sigillarlo definitivamente. Nessuno avrebbe mai potuto vedere il risultato, ma ciò non aveva importanza: l’opera esisteva comunque, perché era stata eseguita e certificata.

Con questa operazione, Manzoni stava compiendo un gesto rivoluzionario. Stava dicendo che l’arte non ha bisogno di essere percepita visivamente per esistere. L’opera non risiede nella sua forma fisica, ma nel pensiero che l’ha generata, nel processo che l’ha portata alla luce.

In questo senso, le Linee sono una sfida alla pittura tradizionale. La linea, da sempre elemento fondamentale del disegno e della pittura, non è più un mezzo per rappresentare qualcosa: diventa un’entità autonoma, un puro segno che non ha bisogno di riferimenti. L’arte non è più una questione di immagine, ma di concetto.


Il gesto dello srotolare: tra rivelazione e paradosso

La fotografia del Centre Pompidou è particolarmente interessante perché cattura un momento che, idealmente, non sarebbe mai dovuto esistere. Manzoni sta srotolando una Linea, rendendola visibile, anche solo per un istante. Questo atto contraddice il principio stesso delle Linee, che erano destinate a rimanere chiuse. Eppure, proprio questa contraddizione rafforza il senso dell’opera.

Il gesto di Manzoni ha qualcosa di rituale, quasi liturgico. L’artista sembra maneggiare il rotolo con la solennità di chi sta svelando un mistero. Ma è anche una parodia: il suo srotolare ricorda quello di un prestigiatore che esegue un trucco, come se l’arte fosse un’illusione, un gioco di prestigio concettuale.

L’atto dello srotolare la Linea diventa così un happening involontario, un momento di rivelazione che rafforza il carattere effimero dell’opera. L’arte, per Manzoni, non è qualcosa di stabile e definitivo, ma un evento, un processo in continuo divenire.


Manzoni e la smaterializzazione dell’arte

Le Linee si inseriscono in un più ampio discorso sulla smaterializzazione dell’arte che caratterizza gli anni ’50 e ’60. In quel periodo, diversi artisti stavano mettendo in discussione il concetto stesso di opera d’arte: Marcel Duchamp, con i suoi ready-made, aveva già dimostrato che un oggetto di uso comune poteva diventare un’opera d’arte semplicemente grazie alla scelta dell’artista. Yves Klein, con la sua Zona di sensibilità pittorica immateriale, vendeva spazi vuoti come opere d’arte, obbligando il compratore a bruciare la ricevuta come atto di fede. Lucio Fontana, con i suoi Concetti spaziali, bucava la tela per superare la pittura tradizionale e aprire l’opera a una dimensione spaziale.

Manzoni spinge questa riflessione all’estremo. Le Linee non sono solo smaterializzate: sono fisicamente presenti, ma inaccessibili. Il loro valore non sta nel poterle vedere, ma nel sapere che esistono. L’arte diventa un’idea pura, qualcosa che esiste solo nella mente di chi ne è a conoscenza.


Conclusione: un’opera che interroga ancora oggi

A distanza di oltre sessant’anni, la fotografia di Manzoni che srotola una Linea conserva tutta la sua forza concettuale. È un’immagine che documenta un momento effimero, ma che racchiude un’intera rivoluzione artistica.

Con le Linee, Manzoni ha ridefinito il senso stesso dell’arte. L’opera non è più qualcosa di tangibile, ma un concetto. Non ha bisogno di essere esposta, perché la sua esistenza è garantita dall’azione dell’artista e dalla sua certificazione.

Questa fotografia ci lascia con una domanda aperta: fino a che punto l’arte può spingersi nel regno dell’invisibile? Se l’opera non viene mai vista, esiste davvero? Manzoni sembra rispondere di sì: l’arte è un’idea, e il solo fatto che sia stata concepita è sufficiente a renderla reale.

In un’epoca in cui il valore dell’arte è sempre più legato alla spettacolarizzazione e alla visibilità mediatica, la lezione di Manzoni è più attuale che mai. Le sue Linee ci ricordano che l’arte non è solo immagine, ma anche pensiero. E che, a volte, ciò che non si vede è più potente di ciò che appare.