"Antropologia strutturale" di Claude Lévi-Strauss non è solo un'opera fondativa per l'antropologia moderna, ma un vero e proprio viaggio attraverso le profondità del pensiero umano. Pubblicato nel 1958, questo libro raccoglie e organizza una serie di saggi scritti tra il 1944 e il 1956, periodo in cui Lévi-Strauss elaborava la sua teoria strutturalista. L’opera non si limita a proporre un nuovo metodo di studio per le culture umane, ma offre una visione radicale del modo in cui la mente umana costruisce il proprio mondo, attraverso miti, riti, sistemi di parentela e simboli.
La premessa di base è che, nonostante la straordinaria varietà delle culture, esistano delle strutture profonde, comuni a tutte le società umane. Queste strutture, secondo Lévi-Strauss, emergono da un funzionamento universale del cervello umano che si manifesta attraverso opposizioni binarie e schemi ricorrenti. In questo senso, Antropologia strutturale non è solo uno studio sulle culture "altre", ma una riflessione sulla condizione umana nella sua totalità.
Nel panorama antropologico del primo Novecento, Lévi-Strauss rappresenta una rottura significativa. Le correnti dominanti dell'epoca – funzionalismo, evoluzionismo, diffusionismo – tendevano a considerare le culture come entità isolate, evolutesi attraverso processi storici e ambientali. Per Bronisław Malinowski, ad esempio, ogni pratica culturale aveva una funzione precisa, legata alla sopravvivenza del gruppo o al mantenimento dell'ordine sociale.
Lévi-Strauss, invece, sposta l'attenzione dalle funzioni alle strutture. Non si tratta di chiedersi a cosa "serva" un rito o una credenza, ma di capire come esso si inserisce all'interno di un sistema di relazioni simboliche. Questa visione si nutre dell'influenza di discipline come la linguistica strutturale, la psicoanalisi e la matematica.
Lévi-Strauss non è interessato solo alle società cosiddette "primitive", ma alle fondamenta del pensiero umano. Le popolazioni indigene dell'Amazzonia o dell'Africa non sono viste come "arretrate", ma come depositarie di una forma di conoscenza altrettanto complessa e sofisticata di quella occidentale. Per Lévi-Strauss, esiste una sorta di "universale culturale" che attraversa tutte le civiltà, dal Neolitico all'era contemporanea.
L'approccio strutturale si basa sull'idea che le culture siano come lingue: sistemi di segni e simboli regolati da regole precise. Così come una lingua possiede una grammatica nascosta che determina il modo in cui le parole si combinano, anche i miti, i riti e le norme sociali seguono una logica sottostante, spesso inconscia.
Lévi-Strauss adotta questo metodo per analizzare diverse dimensioni della vita sociale:
I sistemi di parentela – visti come linguaggi simbolici che regolano le alleanze tra gruppi
I miti – considerati espressioni di opposizioni binarie che riflettono tensioni universali (vita/morte, natura/cultura, crudo/cotto)
I totem e i tabù – interpretati come elementi che organizzano il mondo attraverso contrasti simbolici
Il punto centrale è che nessuna di queste pratiche può essere compresa isolatamente. Ogni elemento culturale acquista significato solo in relazione ad altri, formando una rete di opposizioni e connessioni.
Uno degli ambiti in cui Lévi-Strauss applica con maggiore successo il metodo strutturalista è lo studio dei sistemi di parentela. Tradizionalmente, l'antropologia aveva analizzato la parentela come una questione di discendenza o di eredità. Lévi-Strauss, invece, interpreta la parentela come una forma di comunicazione simbolica.
In molte società, le regole che stabiliscono chi si può sposare e chi no non sono dettate solo da necessità pratiche, ma riflettono una logica profonda. Lévi-Strauss dimostra che esistono schemi ricorrenti nella regolamentazione dei matrimoni e che questi schemi rispondono a una grammatica universale.
Un esempio centrale è il tabù dell'incesto, presente in tutte le società conosciute. Per Lévi-Strauss, questo divieto non può essere spiegato solo con motivazioni biologiche. Esso rappresenta, piuttosto, il passaggio dalla natura alla cultura. Vietando l'incesto, le società obbligano i membri a scambiarsi tra loro donne e uomini, creando alleanze e rafforzando i legami sociali.
Il matrimonio, in questo senso, non è solo un'istituzione giuridica o economica, ma una forma di comunicazione che risponde a regole simili a quelle del linguaggio.
Un altro ambito fondamentale dell'opera di Lévi-Strauss è lo studio dei miti. Nel corso della sua carriera, Lévi-Strauss analizza centinaia di miti delle popolazioni indigene del Sud America, arrivando alla conclusione che, al di là delle differenze superficiali, esistono schemi universali.
Secondo Lévi-Strauss, il mito funziona come una sinfonia:
Ogni elemento (personaggio, evento, oggetto) corrisponde a una nota o a un tema musicale
Il mito intero è come una composizione orchestrale, in cui ogni parte contribuisce all'armonia generale
Lévi-Strauss sviluppa il concetto di "mitema", l'unità minima del mito, paragonabile ai fonemi nella linguistica. I mitemi si combinano in opposizioni binarie, creando narrazioni che riflettono tensioni profonde, come il conflitto tra natura e cultura o tra vita e morte.
Un esempio classico è il mito di Prometeo, che ruba il fuoco agli dèi per donarlo agli uomini. Questa narrazione riflette il passaggio dalla condizione naturale (uomini senza fuoco) alla condizione culturale (l'uso del fuoco per cucinare e riscaldarsi). Lévi-Strauss mostra che miti simili esistono in molte culture, suggerendo che essi siano espressione di un'architettura mentale universale.
Nonostante il successo di Antropologia strutturale, il pensiero di Lévi-Strauss non è immune da critiche. Uno degli aspetti più contestati riguarda il rapporto tra struttura e storia.
Lévi-Strauss viene accusato di trascurare l'importanza del cambiamento storico e di enfatizzare eccessivamente le strutture eterne. Jean-Paul Sartre, ad esempio, lo critica per aver costruito un'antropologia "senza tempo", incapace di rendere conto delle trasformazioni sociali e politiche.
Lévi-Strauss risponde a queste critiche affermando che la sua ricerca non nega la storia, ma cerca di identificare le costanti che attraversano il tempo. In altre parole, se la storia è un fiume in continuo movimento, le strutture sono il letto che ne guida il corso.