giovedì 30 gennaio 2025

Novalis nella traduzione di Susanna Mati

Nel considerare "Inni alla notte" di Novalis, la traduzione di Susanna Mati si rivela non solo una trasposizione linguistica, ma un atto di profonda fedeltà creativa, in cui ogni parola viene scelta con cura per restituire l’essenza misteriosa e metafisica del testo originale. La traduzione diventa, dunque, un atto di risonanza, in cui Mati si fa interprete di un mondo poetico che sfida i confini della lingua e del pensiero razionale. Lontana dall’essere una mera operazione filologica, la sua traduzione si configura come un atto di mediazione culturale, che riporta in vita, nella lingua italiana, le sfumature simboliche e la densità filosofica del capolavoro novalisiano.

Il lavoro di Mati non è solo quello di un'artigiana della parola, ma di una vera e propria sacerdotessa della traduzione poetica, capace di riportare in superficie il respiro profondo dell’opera. La sua fedeltà non è mai servile, ma si fa dialogo continuo con il testo, in cui la poesia di Novalis risuona con una musicalità rinnovata. La sfida principale risiede nel trasferire in italiano quella speciale tensione tra il visibile e l’invisibile che permea gli Inni alla notte, dove ogni verso è una soglia che si apre su un altrove, un “oltre” in cui il significato si vela e si disvela incessantemente.

Mati riesce a mantenere intatta questa vibrazione, riconoscendo che la parola poetica non è mai un contenitore rigido, ma uno spazio fluido in cui significati, simboli e immagini si intrecciano. Nella sua traduzione, la notte non è solo il tempo del riposo e dell’oscurità, ma il luogo in cui si manifesta la presenza dell’eterno, della morte e della resurrezione, in un ciclo che rispecchia il movimento stesso dell’anima. La traduzione di Mati è consapevole di questa dimensione ciclica e mistica: il suo italiano non cerca di sovrapporsi all’originale, ma lo accompagna, lo segue, come un’eco che risuona fedelmente senza mai imporsi.

La morte di Sophie von Kühn, l’amata di Novalis, aleggia su tutta l’opera, e la traduzione di Mati riesce a restituire la dolcezza malinconica di questo dolore, trasformandolo in una luce tenue che permea ogni verso. Novalis non canta la disperazione della perdita, ma la dolce promessa di un ricongiungimento nell’eterno, e Mati riesce a rendere questa promessa con una delicatezza che non tradisce mai l’intimità del testo. Ogni parola diventa un soffio, una carezza, un passo che accompagna il lettore in un viaggio interiore verso la notte come grembo di rinascita.

In questo senso, la traduzione di Mati non è un semplice passaggio da una lingua all’altra, ma una vera e propria esperienza poetica. Il lettore italiano non si trova di fronte a una versione addomesticata degli Inni alla notte, ma a un’opera che conserva la sua aura di mistero, che chiede di essere accolta con lo stesso rispetto e la stessa meraviglia con cui ci si avvicina a un rituale antico.

La musicalità del testo, elemento imprescindibile nella poetica di Novalis, trova nella traduzione di Mati un’eco profonda. L'attenzione alla metrica, ai ritmi interiori del verso, e alle pause che scandiscono il fluire delle immagini è un tratto distintivo del suo lavoro. Mati traduce non solo con le parole, ma con il silenzio che si insinua tra i versi, lasciando spazio a quella dimensione ineffabile che costituisce il cuore della poesia novalisiana.

L’apporto di Susanna Mati non si esaurisce, però, nell’aspetto linguistico. La sua sensibilità filosofica, maturata attraverso anni di studi sul pensiero tedesco e sulle correnti romantiche, le consente di cogliere la complessità del Novalis pensatore e mistico, restituendolo con fedeltà al lettore contemporaneo. La sua traduzione è intrisa di questa consapevolezza: ogni scelta lessicale risponde a una riflessione più ampia, che abbraccia non solo il testo in sé, ma anche il contesto culturale in cui esso si inserisce.

Mati, infatti, si confronta con Novalis come con un interlocutore privilegiato, consapevole che la traduzione di un’opera poetica non è mai un semplice atto di trasposizione, ma un incontro che genera nuove possibilità di lettura. Gli Inni alla notte, nella sua versione, parlano non solo alla sensibilità romantica, ma si offrono al lettore moderno come un testo vivo, capace di interrogare il presente con la stessa intensità con cui parlava ai contemporanei di Novalis.

L'operazione di Susanna Mati è, dunque, un atto di fedeltà che trascende l’aspetto puramente letterale. In essa risuona l’eco della tradizione filosofica, ma anche la capacità di restituire al testo il suo carattere visionario e spirituale. Mati non traduce solo il Novalis poeta, ma anche il Novalis mistico, filosofo dell’anima e cantore dell’invisibile. La sua traduzione diventa così una porta che si apre su un universo in cui la notte è la custode di verità nascoste, e la poesia il mezzo attraverso cui l’anima si eleva al di là dei confini del mondo sensibile.

In questa prospettiva, il lavoro di Susanna Mati assume un ruolo essenziale: senza la sua traduzione, la voce di Novalis rischierebbe di restare confinata in un passato distante. Grazie alla sua opera, invece, Inni alla notte continua a parlare con la stessa urgenza e bellezza, confermandosi come una delle vette più alte della poesia romantica.