"I ragazzi selvaggi: Un libro dei morti" (The Wild Boys: A Book of the Dead), pubblicato nel 1971, rappresenta una delle opere più provocatorie, destabilizzanti e radicali di William S. Burroughs, un testo che non si limita ad affrontare la narrativa o la critica sociale, ma crea un'esperienza di lettura che immerge il lettore in una realtà sconvolgente e discontinua, come se fosse intrappolato dentro un sogno lucido che rifiuta ogni logica razionale. È un’opera che abbatte ogni struttura narrativa convenzionale e ogni preconcetto sociale, in un atto di ribellione che si esprime non solo attraverso la trama, ma anche nella forma stessa del romanzo. In "I ragazzi selvaggi", Burroughs non racconta semplicemente la storia di un gruppo di giovani ribelli in un mondo distopico, ma ci guida in un viaggio nei recessi più oscuri e incontrollabili del desiderio umano, della sessualità, della violenza e dell'anarchia. Il romanzo è una potente esplosione di idee e immagini che destabilizzano, che feriscono e che innescano un continuo scarto tra ciò che vediamo e ciò che comprendiamo.
La figura dei Wild Boys, giovani guerrieri in cerca di distruzione in un futuro apocalittico, è il cuore pulsante di questo testo. Non sono eroi nel senso tradizionale del termine, ma piuttosto simboli di un caos primitivo, della manifestazione di una violenza e di una sessualità che non si piegano a nessuna legge. Burroughs dipinge questi ragazzi come entità fuori dal controllo, liberi da qualsiasi idea di ordine sociale o di disciplina. La loro ribellione è quella di chi ha completamente abbandonato ogni legame con la civiltà, con la sua cultura e le sue norme. Non ci sono ideali politici, non c'è una causa per la quale lottare: i Wild Boys sono semplicemente e puramente una forza distruttiva, il simbolo di una libertà totale che si esprime nella rottura dei legami sociali e nel rifiuto totale delle strutture di potere.
In questo contesto, la società non è solo il nemico dei Wild Boys, ma la causa stessa della loro esistenza violenta. Le istituzioni che rappresentano il controllo e la repressione – scuole, polizia, esercito, chiesa – sono viste da Burroughs come forze che cercano di incatenare l'individuo, di normarlo, di renderlo docile. Le scuole, in particolare, diventano uno degli obiettivi principali della violenza dei Wild Boys. In "I ragazzi selvaggi", l'educazione non è un atto di crescita e formazione, ma una prigione mentale, un luogo in cui si cerca di forzare la mente dei giovani a pensare in un modo convenzionale, in un modo che non metta in discussione le fondamenta della società. Gli assalti alle scuole, l'omicidio degli insegnanti e la liberazione dei compagni di scuola sono atti di un disprezzo profondo per la cultura dominante e per ogni forma di controllo intellettuale.
In effetti, la violenza dei Wild Boys non è mai un atto gratuito o casuale, ma è intrinsecamente legata alla loro concezione della libertà. La loro ribellione è una forma di autodeterminazione radicale, che si esprime attraverso il corpo e la mente, e la loro sessualità ne è parte integrante. Per Burroughs, la sessualità non è solo un atto privato, ma un atto politico, un mezzo di resistenza contro la società che cerca di disciplinare i corpi e i desideri. La sessualità nei "Ragazzi selvaggi" è esplicita, fluida, non ha limiti, e, in molti casi, si fonde con la violenza in un unico atto di liberazione. La scrittura di Burroughs è, in questo senso, estremamente innovativa: non si limita a esplorare l’erotismo, ma lo trasforma in un atto di dissenso radicale contro la normatività della società. La sessualità dei Wild Boys è un atto di pura libertà, che rifiuta ogni forma di repressione morale o culturale, e per questo diventa il simbolo stesso della loro ribellione.
In "I ragazzi selvaggi", l'omosessualità non è un tema marginale o trattato in modo implicito, ma è celebrata con una franchezza e una libertà che sfidano ogni preconcetto. Le relazioni tra i Wild Boys sono descritte in termini crudi e senza censura, senza paura di esporre la sensualità maschile come un atto di ribellione, un affronto diretto alla società eteronormativa che cerca di imprigionare i desideri umani in categorie predeterminate. L'amore tra uomini non è un atto da nascondere, ma una forma di resistenza e di affermazione del proprio essere contro un mondo che cerca di omologare le identità e le esperienze sessuali. Per Burroughs, la sessualità tra uomini è un atto di purificazione, un modo per abbattere le barriere imposte dalla cultura dominante e per riaffermare la propria libertà.
Il corpo, in "I ragazzi selvaggi", non è solo il veicolo della sessualità, ma diventa una forma di resistenza politica. I Wild Boys sono rappresentati come giovani muscolosi, quasi sempre nudi, che utilizzano il loro corpo come strumento di libertà e di distruzione. Ogni loro gesto fisico, ogni relazione erotica, ogni atto violento è una forma di resistenza contro le forze di controllo. La loro sessualità, che non ha confini né limiti, diventa la dimostrazione che la libertà umana non può essere confinata in alcuna forma di norma, che la libertà assoluta passa attraverso il corpo e il desiderio. Per Burroughs, la sessualità non è mai un fatto privato, ma un atto pubblico, un’espressione di liberazione che non può essere confinata nei margini della società.
L'uso del cut-up, la tecnica di montaggio casuale che Burroughs perfezionò insieme a Brion Gysin, è il mezzo attraverso il quale il romanzo esprime la sua anarchia stilistica e contenutistica. Ogni capitolo di "I ragazzi selvaggi" è un insieme di frammenti che, separati dalla linearità della narrazione tradizionale, si assemblano in un mosaico disorientante e provocatorio. Non ci sono collegamenti logici tra le scene, nessuna struttura chiara che guidi il lettore. Ogni frase, ogni immagine, ogni scena sembra essere tagliata e incollata in un ordine casuale, in un atto che riflette il caos del mondo che Burroughs descrive. Il cut-up non è solo una tecnica stilistica, ma una dichiarazione di intenti: Burroughs rifiuta ogni forma di razionalizzazione e di controllo, e in questo senso, il romanzo è un atto di liberazione anche dalla forma stessa della narrazione.
"I ragazzi selvaggi" non è un romanzo che offre soluzioni o risposte. Non c'è una morale, non c'è una visione consolatoria del futuro. Al contrario, è un'opera che celebra il caos, l'incertezza e l'anarchia come le uniche risposte possibili al mondo moderno. Burroughs, attraverso la sua scrittura e la sua visione del mondo, ci invita a rifiutare la razionalità, la moralità e le convenzioni sociali, per abbracciare una libertà totale che non conosce né limiti né confini. La sua opera, ancora oggi, è una potente critica alle strutture di potere e alle convenzioni sociali, un invito a vivere al di fuori delle regole imposte dalla cultura, e a cercare la libertà nella sua forma più pura e radicale.
In definitiva, leggere "I ragazzi selvaggi" è entrare in un mondo in cui ogni cosa è possibile, in cui le convenzioni e le restrizioni della società sono abbattute e distrutte. È un viaggio dentro una realtà sconosciuta, un percorso che porta alla scoperta di una libertà primordiale e incontrollata, una libertà che può essere trovata solo al di fuori del controllo della razionalità e della moralità. Burroughs non ci offre una guida o una soluzione, ma ci invita semplicemente a unirci ai Wild Boys, a essere parte di una rivolta che non ha scopo né fine, ma che è un atto di affermazione della nostra capacità di liberazione.