domenica 26 gennaio 2025

"Come l’acqua che scorre" di Marguerite Yourcenar

"Come l’acqua che scorre" di Marguerite Yourcenar è molto più di una semplice raccolta di racconti: è un'opera che scava nel profondo delle passioni umane, sussurra la fragilità della vita e riflette sulle forze inarrestabili del tempo e del destino. Pubblicato nel 1982, questo trittico narrativo si colloca nella fase più matura della scrittrice, quando la consapevolezza del finire della vita si mescola a una serenità distaccata, capace di guardare il mondo con occhi lucidi e disincantati. L’opera si compone di tre racconti – Anna, soror..., Un uomo oscuro e Una bella mattina – che, pur distinti nelle ambientazioni e nei protagonisti, condividono un filo conduttore che li rende parte di un affresco unitario: il fluire dell’esistenza come un fiume che, senza sosta, scorre verso il mare dell’inevitabile.

Il titolo stesso è emblematico e funge da chiave interpretativa dell'intera raccolta. L’acqua, simbolo antico e universale, attraversa le pagine di Yourcenar come una presenza costante: è specchio di vita e di morte, di passione e di dissoluzione. Così come il fiume non può arrestarsi o invertire il suo corso, così i protagonisti delle storie sono trascinati dal fluire degli eventi, incapaci di opporsi alla corrente che li conduce verso il loro destino.

Marguerite Yourcenar, celebre per romanzi di spessore come Memorie di Adriano e L’opera al nero, dimostra con questa raccolta una straordinaria capacità di alternare la grandiosità delle narrazioni epiche a un’introspezione intima e delicata. Se nei suoi romanzi precedenti l’autrice indagava il pensiero dei grandi della storia, in Come l’acqua che scorre rivolge lo sguardo verso esistenze marginali, vite che scorrono in silenzio, lontane dai riflettori della gloria e della fama. Eppure, proprio in questa marginalità si nasconde una forma di eroismo silenzioso, una grandezza discreta che, agli occhi di Yourcenar, non è meno degna di narrazione.

Marguerite Yourcenar: l’arte di scrivere dal crepuscolo della vita

Nel 1982, quando Come l’acqua che scorre viene pubblicato, Marguerite Yourcenar è una scrittrice consacrata, una figura monumentale della letteratura mondiale. Due anni prima, nel 1980, era stata la prima donna a essere eletta all’Académie française, un riconoscimento che suggellava il valore del suo contributo intellettuale e artistico. Ma l’elezione accademica non era che la punta dell’iceberg di una carriera lunga e intensa, caratterizzata da un’instancabile ricerca di verità attraverso la scrittura.

Lontana da qualsiasi forma di vanità o autocompiacimento, Yourcenar scrive con l’umiltà di chi ha attraversato le epoche, studiato le civiltà e contemplato la caducità delle cose. In Come l’acqua che scorre emerge questa voce pacata, quasi sussurrata, che invita il lettore a fermarsi e ad ascoltare il respiro profondo della storia e della natura umana. Non c’è dramma, né esaltazione: ogni vicenda si dipana con la naturalezza di un ciclo vitale, dove l’amore, il dolore e la morte si alternano come le stagioni.

Scrivere dal crepuscolo della vita non significa per Yourcenar cedere al pessimismo, ma abbracciare con serenità l’ineluttabilità dell’esistenza. I tre racconti della raccolta, sebbene ambientati in epoche diverse, riflettono questa prospettiva: si tratta di storie che parlano di perdite e di rinascite, di passioni proibite e di vite oscure, il tutto narrato con una leggerezza che solo chi ha raggiunto una piena maturità artistica può permettersi.

L’acqua: metafora del tempo, della memoria e dell’amore

Il titolo Come l’acqua che scorre non è casuale. L’acqua, elemento fluido per eccellenza, diventa qui la metafora che racchiude l’essenza stessa dell’opera. Marguerite Yourcenar attinge a un vasto repertorio simbolico: nella cultura occidentale, da Eraclito a Ovidio, l’acqua è sempre stata il segno del divenire, del passaggio da uno stato all’altro. Panta rei – tutto scorre – diceva Eraclito, e i protagonisti di Yourcenar non fanno eccezione.

Ma l’acqua, in questa raccolta, non è solo il simbolo del tempo che passa. È anche l’immagine della passione che, come un fiume, travolge ogni argine morale. Nel primo racconto, Anna, soror..., l’amore incestuoso tra Miguel e Anna è paragonabile a un torrente che, una volta in piena, non può essere contenuto. E come il fiume erode lentamente le rive, così l’amore tra i due fratelli sgretola le barriere imposte dalla società e dalla religione.

Allo stesso tempo, l’acqua rappresenta la memoria. In Un uomo oscuro, il mare diventa il custode silenzioso delle esperienze di Nathanaël, il protagonista, che naviga senza sosta, lasciandosi alle spalle amori e dolori. Ogni onda è un ricordo che affiora, per poi dissolversi nel vasto orizzonte.

Infine, l’acqua è il simbolo della rinascita. In Una bella mattina, il giovane Lazarus, figlio di Nathanaël, incarna il rinnovamento e la speranza. Come la sorgente di un nuovo fiume, Lazarus si apre al mondo con uno sguardo limpido e curioso, portando avanti il ciclo della vita.

Analisi approfondita dei tre racconti

1. Anna, soror... – Il tabù dell’incesto come destino ineluttabile

Ambientato nella Spagna del Seicento, Anna, soror... è il racconto più intenso e controverso della raccolta. La vicenda ruota attorno all’amore proibito tra Miguel e Anna, due fratelli che, crescendo insieme, sviluppano un sentimento che va oltre il semplice affetto familiare.

Yourcenar affronta il tema dell’incesto senza scandalismo, dipingendo una relazione che appare più come una fatalità che come una trasgressione consapevole. Miguel e Anna si amano non per ribellione, ma perché sentono che il loro legame è scritto nel destino. Questo amore, tuttavia, li conduce lentamente verso la rovina.

L’ambientazione spagnola, con le sue ombre di monasteri e le piazze bruciate dal sole, contribuisce a creare un’atmosfera densa e carica di simbolismo. Anna, descritta come una figura delicata e luminosa, ricorda le eroine tragiche della letteratura classica, destinate a soccombere sotto il peso delle proprie passioni.

2. Un uomo oscuro – L’elogio delle vite semplici

Nel secondo racconto, Yourcenar celebra la vita di Nathanaël, un uomo comune che attraversa il mare e il tempo senza mai cercare di lasciare traccia. Nathanaël incarna l’umiltà e la dignità delle esistenze nascoste, quelle che non fanno rumore ma che, proprio per questo, contengono una bellezza profonda.

Nathanaël vive tra i porti e le navi, osservando il mondo con occhi pacati. Non cerca l’amore, né la gloria. La sua vita è fatta di gesti minimi, che Yourcenar descrive con una grazia che sfiora la poesia.

3. Una bella mattina – La promessa di un nuovo inizio

L’ultimo racconto segue Lazarus, figlio di Nathanaël. A differenza del padre, Lazarus è curioso e assetato di vita. Il suo viaggio rappresenta una rinascita, un segnale che la vita, come l’acqua, continua sempre il suo corso.

Lazarus, in Una bella mattina, è un personaggio che incarna il tema della continuità, quel ciclo incessante di generazioni che si susseguono, proprio come il fiume non smette mai di scorrere verso il mare. Marguerite Yourcenar, con una scrittura che sfiora il lirismo, tratteggia la figura di questo giovane con la delicatezza di chi osserva una nuova pianta germogliare dalla terra. Lazarus non ha ancora conosciuto il peso della perdita né il sapore amaro delle disillusioni. Il suo sguardo sul mondo è limpido, e ogni nuova esperienza si deposita nel suo animo come una goccia che arricchisce il flusso di un torrente nascente.

In questa terza parte della raccolta, Yourcenar esplora il passaggio dall’ombra alla luce, dal vecchio al nuovo. Lazarus si avventura in territori sconosciuti, spinto non da un’urgenza precisa, ma da una curiosità naturale, tipica della giovinezza. Il mare che aveva cullato suo padre diventa per lui una promessa di orizzonti inesplorati. Se Nathanaël aveva vissuto con la rassegnazione di chi si lascia portare dalla corrente, Lazarus affronta la vita come un navigatore, pronto a scoprire nuove rive.

La descrizione della sua infanzia è avvolta in un’atmosfera di quiete pastorale. Yourcenar dipinge con pennellate leggere i paesaggi marittimi, le albe che si riflettono sull’acqua, i porti affollati dove Lazarus trascorre le giornate osservando i mercanti e i marinai. La scrittrice riesce a trasmettere il senso di meraviglia che caratterizza i primi anni della vita, quando ogni incontro e ogni visione sembrano racchiudere un segreto in attesa di essere svelato.

Tuttavia, anche per Lazarus arriva il momento in cui l’infanzia si dissolve, proprio come l’acqua di un ruscello si perde nel fiume. In una mattina limpida, Lazarus si imbarca su una nave, lasciando alle spalle il villaggio dove era cresciuto. Non c’è dolore nel suo addio, solo una dolce malinconia. Il mare, che aveva cullato il padre, ora diventa la via verso un nuovo inizio. Yourcenar descrive questo distacco con una prosa lieve, quasi eterea, suggerendo che ogni partenza porta con sé la promessa di un ritorno.

Il tempo circolare: un ritorno alla filosofia orientale

Nel raccontare la storia di Lazarus, Yourcenar abbraccia una visione del tempo che si distacca dalla concezione lineare tipica della tradizione occidentale. I tre racconti di Come l’acqua che scorre sembrano suggerire che la vita non è un cammino con un inizio e una fine, ma piuttosto un cerchio che si chiude continuamente su se stesso. Questa prospettiva si avvicina alla filosofia orientale, che Yourcenar conosceva profondamente e che aveva esplorato in numerosi saggi e traduzioni.

L’immagine dell’acqua come simbolo del ciclo vitale richiama il pensiero taoista, secondo cui il fluire è l’essenza stessa dell’universo. Il fiume non oppone resistenza, si adatta al terreno che attraversa, eppure non si ferma mai. Anche i personaggi della raccolta seguono questo principio: Miguel e Anna, Nathanaël e Lazarus vivono secondo il ritmo naturale delle cose, accettando il fluire degli eventi senza cercare di alterarne il corso.

La dimensione mistica dell’amore e del desiderio

Un altro elemento che lega i tre racconti è la riflessione sull’amore e sul desiderio. In Anna, soror..., il legame tra Miguel e Anna trascende i confini imposti dalla società e dalla religione. L’incesto non è descritto come una trasgressione scandalosa, ma come un’esperienza mistica, un’unione che sfida le convenzioni perché risponde a una legge più profonda e insondabile.

Yourcenar tratta il tema con una sensibilità straordinaria, evitando ogni sensazionalismo. L’amore tra i due fratelli viene raccontato con la stessa purezza con cui i poeti medievali narravano le storie d’amore cortese, elevandolo a simbolo di un desiderio che non conosce limiti. Anna, con la sua bellezza fragile e la sua devozione verso Miguel, diventa una figura quasi sacrale, incarnazione di un ideale d’amore che non teme il peccato.

In Un uomo oscuro, l’amore assume una forma diversa, più terrena. Nathanaël non vive passioni travolgenti, ma conosce l’amore attraverso incontri fugaci e semplici gesti di tenerezza. Il suo rapporto con le donne che incontra nei porti è privo di dramma, segnato da una dolcezza che sfuma rapidamente, come l’acqua che scivola tra le dita. Nathanaël non si aggrappa a nessuna relazione, consapevole che ogni incontro è destinato a dissolversi nel tempo.

Una bella mattina introduce una terza prospettiva sull’amore: quella della scoperta giovanile. Lazarus, nel suo viaggio, sperimenta i primi turbamenti del cuore, ma il suo desiderio è ancora puro, privo di complicazioni. Il giovane si innamora della bellezza del mondo, della luce che si riflette sull’acqua, delle voci che risuonano nei mercati. Yourcenar dipinge questa fase con delicatezza, suggerendo che l’amore, nelle sue varie forme, è sempre una forza che spinge avanti, proprio come il fiume che non si ferma mai.

La bellezza dell’invisibile: vite senza storia, ma non senza valore

Un tema ricorrente in tutta l’opera di Yourcenar è l’attenzione verso le esistenze dimenticate, quelle che non entrano nei libri di storia ma che rappresentano la vera essenza dell’umanità. Come l’acqua che scorre celebra proprio queste vite silenziose: Nathanaël è “un uomo oscuro”, uno di quei personaggi che attraversano l’esistenza senza lasciare traccia, eppure la sua vita è narrata con la stessa cura e dignità che Yourcenar riservava agli imperatori e ai filosofi nei suoi romanzi storici.

Questa scelta narrativa rivela una profonda empatia verso l’umanità tutta. Yourcenar sembra dirci che non esistono vite insignificanti: ogni esistenza, anche la più umile, contribuisce al grande fiume della storia. Nathanaël, con la sua semplicità, diventa un eroe silenzioso, simbolo di quella bellezza discreta che raramente trova spazio nelle cronache ufficiali.

Conclusione: un testamento letterario e spirituale

"Come l’acqua che scorre" si presenta dunque come una sorta di testamento letterario e spirituale di Marguerite Yourcenar. Con questa raccolta, l’autrice non solo esplora le profondità dell’animo umano, ma invita il lettore a riflettere sul valore della vita in tutte le sue sfumature. In un’epoca segnata dalla corsa al successo e alla visibilità, Yourcenar ci ricorda la bellezza delle cose che passano inosservate, del fluire silenzioso che, come l’acqua, modella lentamente il paesaggio dell’esistenza.