mercoledì 29 gennaio 2025

"Il testamento" di Rainer Maria Rilke

"Il testamento" di Rainer Maria Rilke è uno di quei testi che, pur nella sua apparente semplicità formale, riesce a racchiudere l’intero universo poetico ed esistenziale dell’autore. Scritto nel 1921, questo lungo scritto rappresenta non solo una testimonianza delle inquietudini che attraversarono il poeta nella fase finale della sua vita, ma anche una sorta di bilancio interiore, una riflessione profonda sul senso dell’arte, dell’amore e della morte.

Rilke, figura cardine della poesia del primo Novecento, aveva sempre coltivato l’idea che l’artista, per essere autentico, dovesse confrontarsi con i grandi misteri dell’esistenza: il tempo, la solitudine, la natura effimera delle cose e la costante tensione verso l’infinito. "Il testamento" si inserisce perfettamente in questa visione, offrendosi come una confessione intima, quasi un addio spirituale, e al tempo stesso come un nuovo inizio, segnato dalla ritrovata ispirazione poetica.

Per comprendere la profondità di questo scritto, è necessario fare un passo indietro e ripercorrere il periodo che precedette la sua stesura. Rilke, negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione delle "Nuove poesie" (1907-1908) e del romanzo I quaderni di Malte Laurids Brigge (1910), si trovava in una condizione di profondo smarrimento creativo. Dopo aver raggiunto una certa notorietà nel panorama letterario europeo, il poeta avvertiva il peso di una sorta di esaurimento interiore, una crisi che lo portò ad interrompere la composizione delle "Elegie duinesi", iniziate nel 1912 durante il suo soggiorno al castello di Duino, presso Trieste.

La Prima Guerra Mondiale contribuì ad aggravare questo stato d’animo. Il conflitto, che sconvolse l’Europa, interruppe la sua attività di scrittore e lo costrinse a lunghi periodi di inattività. Rilke si rifugiò in Svizzera, dove visse in condizioni di precarietà economica e di isolamento. Fu solo nel 1921, con il trasferimento al castello di Muzot, in Vallese, che qualcosa cambiò. La pace e la bellezza austera di quel luogo permisero a Rilke di ritrovare la serenità necessaria per dedicarsi nuovamente alla scrittura.

"Il testamento" nasce in questo clima di rinascita creativa, ma anche di consapevolezza che il tempo a disposizione stava per esaurirsi. Rilke avvertiva il bisogno di "mettere ordine" nei propri pensieri, di lasciare una traccia tangibile del proprio percorso interiore.

Uno degli elementi centrali dell’opera è la relazione con Baladine Klossowska, figura chiave nell’ultima fase della vita di Rilke. Baladine, madre del giovane pittore Balthus e compagna del poeta, era una donna di grande sensibilità artistica e spirituale. Rilke le attribuiva un ruolo quasi sacrale, paragonandola a un angelo custode che lo accompagnava e lo proteggeva nel suo viaggio interiore.

Nel testo, Rilke si rivolge a Baladine chiamandola affettuosamente "Merline", evocando la figura del mago della leggenda arturiana. Questa scelta non è casuale: Baladine viene rappresentata come una sorta di guida spirituale, capace di illuminare i momenti più bui e di offrire conforto nei periodi di incertezza.

L’amore per Baladine non è descritto nei termini di una passione fisica o sentimentale, ma come un legame profondo e spirituale, in cui l’anima del poeta trova rifugio. Rilke vede in lei una presenza rassicurante, una figura femminile capace di comprendere e accogliere i suoi turbamenti, senza giudizio né imposizioni.

"Il testamento" è strutturato in due parti principali:

Il prologo in terza persona: questa sezione iniziale ha un tono distaccato e quasi narrativo. Rilke adotta una prospettiva esterna, parlando di sé come se stesse descrivendo un altro uomo. Attraverso questo espediente, il poeta cerca di creare una distanza emotiva dai temi trattati, osservandosi con lucidità e severità. Il prologo funge da introduzione, preparando il lettore alle riflessioni più intime che seguiranno.

Le annotazioni testamentarie: la seconda parte è caratterizzata da un tono più personale e diretto. Qui Rilke abbandona la terza persona e si rivolge direttamente a Baladine. I pensieri si susseguono in maniera fluida, senza seguire una logica strettamente lineare. È una sorta di flusso di coscienza poetico, in cui emergono frammenti di ricordi, riflessioni filosofiche e meditazioni sulla vita e sulla morte.


Questa struttura rende l’opera particolarmente densa e stratificata. Ogni pagina è permeata da immagini potenti, spesso venate di malinconia, ma mai disperate.

I temi principali: amore, solitudine e arte

Il testo affronta alcuni dei temi più cari a Rilke:

La solitudine: per Rilke, la solitudine non è un peso, ma una condizione necessaria per l’artista. Solo nell’isolamento il poeta può ascoltare la voce profonda del proprio io e tradurla in parole.

L’amore come cura: Baladine rappresenta l’elemento che spezza la solitudine senza annullarla. L’amore, nella visione di Rilke, non è fusione o possesso, ma una vicinanza silenziosa che permette a ciascuno di rimanere fedele a sé stesso.

La morte come trasformazione: la fine della vita non è percepita come una tragedia, ma come un passaggio inevitabile. In "Il testamento", la morte assume il volto di una soglia che l’artista deve attraversare per completare il proprio percorso.

L’arte come eredità: Rilke è consapevole che l’unica vera eredità che può lasciare è la sua poesia. Le parole sono ciò che sopravvive, ciò che continua a vivere quando il corpo non c’è più.


La cura editoriale di Elisabetta Potthoff e la traduzione di Claudio Groff rappresentano un contributo fondamentale per l’edizione italiana di questo testo. Potthoff, esperta di letteratura tedesca, arricchisce il volume con un’ampia introduzione critica che ricostruisce il contesto storico e biografico dell’opera.

Groff, con la sua traduzione, riesce a mantenere intatta la musicalità e la potenza del testo originale, restituendo al lettore italiano tutta la forza espressiva di Rilke. La scelta di includere il testo tedesco a fronte consente un confronto diretto con l’originale, rendendo l’edizione un prezioso strumento di studio.