In un’Italia che si stava ancora riprendendo dal Sessantotto, il FUORI! emerse come una voce dissonante, decisa a rompere con le ipocrisie e i silenzi. Questo libro raccoglie alcuni degli articoli più significativi pubblicati sulla rivista Fuori! tra il 1971 e il 1974, anni in cui il movimento mosse i suoi primi passi, spesso scontrandosi con ostacoli apparentemente insormontabili. Ma ogni parola scritta in quelle pagine aveva il peso di una dichiarazione di esistenza, un'affermazione di visibilità e orgoglio.
Negli anni Settanta, l’Italia era attraversata da profonde contraddizioni. Da un lato, le contestazioni studentesche e operaie, i movimenti femministi e le lotte per i diritti civili stavano trasformando il panorama sociale e culturale del paese. Dall’altro, la Chiesa cattolica, la Democrazia Cristiana e una mentalità ancora fortemente conservatrice cercavano di mantenere saldo il controllo sulle sfere intime e pubbliche della vita quotidiana.
L’omosessualità, in particolare, restava un tabù. Anche se formalmente non più perseguita penalmente (grazie all'abolizione delle leggi contro la sodomia avvenuta nel 1889 con il Codice Zanardelli), essere omosessuali significava vivere nell’ombra, temendo discriminazioni, ricatti e violenze. L’omosessualità era spesso vista come un vizio borghese, una perversione da reprimere. I media tacevano, le famiglie nascondevano e la psichiatria classificava.
Nel 1972, mentre in altri paesi europei i movimenti gay stavano già conquistando spazi di libertà, in Italia si guardava con sospetto a qualsiasi forma di rivendicazione sessuale che non rientrasse nell’alveo della tradizione eteronormativa. Il FUORI! nacque proprio per colmare questo vuoto, per dare voce a chi fino ad allora aveva vissuto nel silenzio.
Angelo Pezzana, figura chiave nella fondazione del FUORI!, intuì l’urgenza di creare un movimento che portasse avanti le istanze della comunità LGBTQ+ italiana, ispirandosi ai moti di Stonewall del 1969 a New York. Se negli Stati Uniti il Gay Liberation Front aveva iniziato a cambiare il volto della società americana, in Italia si partiva quasi da zero.
La scelta del nome FUORI! non fu casuale: evocava un imperativo di visibilità, un’esortazione a uscire letteralmente fuori dalle gabbie dell’invisibilità e della vergogna. In un’epoca in cui persino la parola omosessuale veniva sussurrata con imbarazzo, gridare Fuori! significava sfidare apertamente il conformismo.
La prima sede del movimento fu a Torino, ma rapidamente il FUORI! si espanse in altre città italiane, creando una rete di attivisti che operavano su più fronti: culturale, politico e sociale. Le assemblee, spesso improvvisate in piccoli appartamenti o librerie, divennero luoghi di dibattito acceso e di progettazione politica.
Il FUORI! trovò nella pubblicazione della sua rivista l’arma più potente. Fuori!, edita per la prima volta nel 1971, fu una delle prime pubblicazioni in Italia a trattare esplicitamente temi legati all’omosessualità. Attraverso articoli di denuncia, poesie, racconti e analisi politiche, la rivista divenne uno spazio di espressione e liberazione per centinaia di persone.
La rivista affrontava argomenti che andavano ben oltre la mera questione sessuale:
Critiche alla psichiatria e alla medicina – Numerosi articoli denunciavano la patologizzazione dell’omosessualità, smontando le teorie freudiane e contestando le terapie di conversione.
Scontro con la Chiesa cattolica – Il Vaticano fu spesso bersaglio delle polemiche del FUORI!, accusato di perpetuare una morale repressiva e di contribuire alla marginalizzazione sociale degli omosessuali.
Dialoghi con il femminismo – Il movimento femminista fu un alleato prezioso, e la rivista ospitò spesso riflessioni sul lesbismo, cercando di creare sinergie con le lotte delle donne per l’autodeterminazione del corpo.
Letteratura e arte – Il FUORI! promosse anche la produzione artistica, ospitando racconti, poesie e recensioni che esploravano il desiderio omoerotico e la bellezza del corpo maschile e femminile al di là delle convenzioni eterosessuali.
Il libro "La politica del corpo" nasce dalla necessità di raccogliere e organizzare questo vasto materiale, offrendo una mappa del pensiero rivoluzionario del FUORI!. Diviso in sezioni tematiche, il testo affronta nodi cruciali per la comunità omosessuale dell’epoca: il rapporto con la sinistra extraparlamentare, il dialogo (spesso conflittuale) con i partiti progressisti, la lotta contro la violenza di Stato e l’importanza di rivendicare il piacere e il desiderio come atti politici.
Uno degli aspetti più interessanti del libro è la riflessione sul corpo come luogo di scontro ideologico. L’omosessualità non è solo una questione privata, ma un atto di disobbedienza contro un ordine sociale che impone regole rigide su come amare, desiderare e vivere.
L’impatto del FUORI! si avverte ancora oggi. Le battaglie per il matrimonio egualitario, il riconoscimento delle famiglie arcobaleno e l’educazione sessuale nelle scuole sono figlie di quel movimento pionieristico. La politica del corpo non è solo una testimonianza del passato, ma uno strumento per leggere il presente, un invito a proseguire il cammino iniziato negli anni Settanta.