La San Francisco del 1978 era molto più di una città americana: era il palcoscenico di una rivoluzione culturale, il rifugio per una comunità queer che stava riscoprendo la propria voce e ridefinendo il proprio posto nel mondo. In quell’anno, mentre il quartiere di Castro diventava il cuore pulsante della liberazione LGBTQ+, una canzone nasceva per diventare l’inno di una generazione, il simbolo di un’identità orgogliosa e resiliente. “You Make Me Feel (Mighty Real)” di Sylvester non fu soltanto un successo disco, ma una dichiarazione d’amore verso l’autenticità, un grido di libertà che avrebbe attraversato i decenni, risuonando nelle discoteche, nei club underground e nei cuori di milioni di persone.
La notte, in quella San Francisco, era molto più di un momento di svago. Era uno spazio sacro, dove le discriminazioni e le paure si dissolvevano sotto i riflettori. I club diventavano cattedrali profane, dove ogni nota musicale era una preghiera e ogni movimento sulla pista da ballo un atto di resistenza. Il sudore, la luce stroboscopica e i battiti incessanti si fondevano in un rituale collettivo che trasformava la pista in un luogo di guarigione. Qui, tra il fumo artificiale e i riflessi delle mirrorball, la voce di Sylvester si elevava come un faro. Quella voce non apparteneva soltanto a un cantante: apparteneva a un intero movimento, a una comunità che stava lottando per essere vista e ascoltata.
Ma per comprendere davvero l’impatto di “Mighty Real”, bisogna guardare indietro, alla storia personale di Sylvester James Jr., un artista la cui vita stessa incarnava la ricerca di libertà e la sfida contro ogni convenzione sociale. Nato il 6 settembre 1947 a Watts, uno dei quartieri più turbolenti di Los Angeles, Sylvester crebbe in un ambiente segnato da forti tradizioni religiose. La sua infanzia fu permeata dal gospel e dalla spiritualità delle chiese afroamericane, dove scoprì presto il potere della musica. Ogni domenica, la sua voce si univa ai cori della chiesa, risuonando tra le navate con una passione che faceva vibrare l’aria. Tuttavia, la comunità che lo aveva accolto e formato non era pronta ad accettare la sua vera natura.
Fin dalla preadolescenza, Sylvester sapeva di essere diverso. Amava il trucco, i vestiti sgargianti e tutto ciò che sfidava le regole del genere e della sessualità. Crescendo, divenne sempre più evidente che la sua identità queer era in contrasto con i valori conservatori della chiesa. A soli 15 anni, lasciò la casa di famiglia e iniziò un viaggio che lo avrebbe portato a vivere in strada, ospite di amici e parenti, prima di approdare a San Francisco, la città che lo avrebbe accolto e fatto brillare.
San Francisco negli anni ‘70 era una calamita per chi cercava libertà. La città era un crogiolo di artisti, attivisti e outsider, un luogo dove le identità marginalizzate trovavano voce e visibilità. Fu qui che Sylvester entrò a far parte dei Cockettes, una compagnia teatrale d’avanguardia nota per le sue performance sfrenate, psichedeliche e impregnate di travestitismo. I Cockettes rappresentavano l’apice della controcultura queer, mescolando arte, politica e sessualità in spettacoli che sfidavano ogni regola.
Ma Sylvester era destinato a qualcosa di più grande. La sua voce, capace di attraversare registri inimmaginabili, dal falsetto più etereo ai toni più caldi e avvolgenti, era troppo potente per essere confinata nei teatri d’avanguardia. Decise così di intraprendere una carriera solista, portando la sua estetica queer e glamour sulla scena musicale mainstream. L’industria discografica non era pronta per un artista come lui: apertamente gay, nero e non disposto a nascondere la sua identità. Eppure, Sylvester era inarrestabile.
La nascita di “You Make Me Feel (Mighty Real)” fu il frutto di una collaborazione magica. Inizialmente, la canzone era una semplice ballata al pianoforte, un brano dalle radici profondamente gospel che rifletteva l’anima di Sylvester. Tuttavia, il destino volle che incontrasse Patrick Cowley, un giovane tecnico delle luci con una passione sfrenata per i sintetizzatori e la musica elettronica. Cowley, che lavorava come lighting designer in uno dei club frequentati da Sylvester, iniziò a sperimentare con nuove sonorità, creando paesaggi elettronici che sembravano arrivare direttamente dal futuro.
Una sera, durante le prove in un club, Sylvester ascoltò Cowley improvvisare con i sintetizzatori e fu folgorato. Quel suono futuristico poteva trasformare la sua musica in qualcosa di radicalmente nuovo. Nacque così una collaborazione che avrebbe segnato la storia della disco. Cowley prese la base gospel di Mighty Real e la avvolse in una struttura elettronica pulsante, creando un tappeto sonoro che proiettava la canzone verso l’orizzonte del futuro.
Il risultato fu esplosivo. La canzone inizia con un suono che sembra emergere dal nulla, un sibilo elettronico che si alza come una sirena, evocando il decollo di una navicella spaziale. Quando la voce di Sylvester entra in scena, il brano si apre in un vortice di sintetizzatori e ritmi martellanti, trascinando l’ascoltatore in un’estasi sonora. “You Make Me Feel (Mighty Real)” non era semplicemente una canzone da ballare: era una celebrazione del corpo, della sessualità, della libertà di essere autentici.
Il brano fu pubblicato inizialmente come lato B di “Dance (Disco Heat)”, ma ben presto prese vita propria, scalando le classifiche. Dominò la Billboard Dance/Disco per sei settimane consecutive e raggiunse l’ottava posizione nelle classifiche britanniche. Tuttavia, l’importanza di Mighty Real andava ben oltre i numeri. Per la comunità queer, la canzone divenne un rifugio emotivo e spirituale. Nelle discoteche di Castro, ballare su Mighty Real significava esistere, affermarsi, resistere.
Nel 1988, Sylvester morì a causa di complicazioni legate all’AIDS, lasciando un vuoto incolmabile nella scena musicale. Eppure, il suo spirito continuò a vivere attraverso la sua musica. L’anno successivo, Jimmy Somerville reinterpretò Mighty Real come omaggio, riportando la canzone in cima alle classifiche e trasformandola in un nuovo inno per la comunità LGBTQ+ durante la crisi dell’AIDS.
Nel 2019, la Library of Congress inserì Mighty Real nel National Recording Registry, riconoscendone l’importanza culturale e storica. Ancora oggi, quando la canzone risuona nei club, la pista si riempie di corpi che danzano senza vergogna, portando avanti lo spirito di Sylvester.