sabato 25 gennaio 2025

"The Artist is Present" di Marina Abramović

"The Artist is Present" di Marina Abramović rappresenta non solo una delle performance più potenti e significative della sua carriera, ma anche un evento che ha sfidato la tradizione dell’arte contemporanea e ha ridefinito il ruolo del pubblico nell’esperienza artistica. La performance, che ha avuto luogo nel 2010 al Museum of Modern Art (MoMA) di New York, è un capolavoro che trascende la nozione di arte come qualcosa di distante e osservato, rendendo ogni spettatore parte integrante dell’opera stessa. Questo atto di presenza continua a essere un punto di riferimento non solo per gli artisti, ma anche per chiunque cerchi di comprendere la potenza dell’arte come mezzo di esplorazione umana, di riflessione esistenziale e di incontro tra individui. La performance dura tre mesi, in cui Marina Abramović si siede silenziosamente per circa sette ore al giorno, ogni giorno, e invita i visitatori del museo a sedersi di fronte a lei, senza alcuna interazione verbale. La sua immobile presenza diventa il cuore pulsante di un’opera che sfida il concetto stesso di tempo, comunicazione, e dell’esperienza estetica.

La scelta di Marina Abramović di abbandonare la provocazione fisica e la resistenza estrema, caratteristiche delle sue performance degli anni '70 e '80, segna un’evoluzione profonda nel suo approccio all'arte. Le sue performance precedenti, come Rhythm 0 (1974), in cui l’artista si esponeva senza difese a qualsiasi tipo di interazione da parte del pubblico, o le sue performance con Ulay, come "Relation in Space" (1976) e "Imponderabilia" (1977), erano fortemente basate su un’attivazione fisica e psicologica del corpo. Con "The Artist is Present", Abramović porta il corpo al limite della sua immobile resistenza, ma lo fa con una volontà diversa. Non è più l’espressione di una sofferenza fisica a essere al centro, ma il potere della presenza umana, il silenzio, la vulnerabilità e la tensione emozionale che deriva da una connessione senza parole, ma con una forza che supera il linguaggio. La performance si configura come una meditazione sulla solitudine, la comunicazione non verbale e l’emozione umana.

La performance si struttura in modo da creare una tensione tra l’artista e il pubblico. La scena è semplice: Marina Abramović siede su una sedia, immobile e silenziosa, con una sedia di fronte a lei. Chiunque può decidere di sedersi di fronte a lei per stabilire un contatto visivo, un incontro diretto che non prevede alcuna interazione verbale o fisica. Quello che rende straordinario "The Artist is Present" è che non si tratta di una performance tradizionale in cui l’artista agisce o reagisce agli altri. Marina non fa nulla. Non muove un muscolo, non apre bocca, non interagisce in alcun modo. Non è l’azione che conta, ma la presenza. Eppure, questa assenza di azione fisica è la cosa più potente dell’intero lavoro. In un mondo in cui siamo costantemente bombardati da stimoli, parole, immagini e tecnologie che rendono difficile concentrarsi sulla pura esperienza del momento, l’opera di Abramović riporta l’attenzione alla nostra capacità di essere presenti, fisicamente e mentalmente. Il silenzio e l’immobilità dell'artista diventano la cornice in cui lo spettatore può confrontarsi con la propria interiorità.

L’incontro tra Marina Abramović e ogni singolo spettatore che si siede di fronte a lei è un’esperienza unica. Non si tratta di un incontro teatrale o di un dialogo verbale, ma di una relazione che avviene esclusivamente attraverso lo sguardo. Gli occhi sono il principale strumento di comunicazione in questa performance. Marina non utilizza la parola per esprimere emozioni o pensieri, ma il suo sguardo diventa il mezzo per trasmettere qualcosa che va oltre il linguaggio. Questo incontro visivo permette alla persona seduta di guardarla negli occhi e, forse, di entrare in un contatto profondo con sé stessa, riflettendo sulla solitudine, sul desiderio di connessione, sulla vulnerabilità, sulla propria esistenza. Lo scambio avviene senza parole, ma la tensione emotiva che si crea in quei momenti è tangibile. L’intensità di questo scambio non è misurata dalla quantità di parole o azioni, ma dalla capacità di stare insieme, in silenzio, senza la necessità di giustificazioni o distrazioni. La performance è una manifestazione tangibile del potere della presenza umana, del valore del silenzio come strumento di comunicazione e del bisogno di relazionarsi senza filtri.

Il concetto di presenza è fondamentale in "The Artist is Present", e si estende oltre l’artista stessa. Quando Marina invita il pubblico a sedersi e a guardarla negli occhi, li sta anche invitando a essere presenti, a vivere il momento, a mettersi in gioco, ad abbandonare le proprie distrazioni quotidiane. La performance crea uno spazio di riflessione che obbliga ciascun individuo a essere presente con se stesso e con l’altro. La durata della performance — che si estende su tre mesi, per sette ore al giorno — è parte integrante dell’esperienza. Non c’è una fine prestabilita per ogni incontro, né una durata fissa. Alcuni spettatori si fermano solo per pochi minuti, mentre altri trascorrono ore seduti di fronte a Marina. La durata dell’incontro è relativa, ma ogni singolo incontro è indimenticabile, unico. In un mondo dove la frenesia del tempo e della produttività domina la nostra vita quotidiana, The Artist is Present diventa una riflessione sul tempo stesso. La performance ci invita a vivere l'istante, a concentrarci sul momento presente, senza l'urgenza di passare al prossimo. Ci fa capire quanto sia difficile essere veramente presenti e quanto il nostro rapporto con il tempo sia spesso governato da un ritmo frenetico che ci impedisce di vivere veramente.

Nel contesto di "The Artist is Present", la vulnerabilità diventa un tema centrale. Essere seduti di fronte a una persona immobile, in silenzio, non è solo un incontro con l'artista, ma un incontro con la propria vulnerabilità. Non c’è alcuna protezione, nessuna barriera. L’interazione è pura e immediata. La connessione che si crea tra Marina e ogni spettatore è, in un certo senso, una connessione senza filtri, senza mediazioni. È l’opportunità di essere se stessi senza indossare maschere o cercare di adattarsi a convenzioni sociali. La performance diventa uno specchio in cui ognuno si riflette, e attraverso la relazione con l'artista, esplora la propria identità, le proprie emozioni, la propria fragilità.

Uno degli aspetti più potenti della performance è l’incontro con Ulay, l'ex compagno d'arte e di vita di Marina Abramović. Ulay e Marina avevano condiviso una lunga carriera artistica, ma la loro relazione si era interrotta, e anni dopo si erano separati, sia sul piano artistico che personale. Il loro incontro durante "The Artist is Present" è stato un momento di forte carica emotiva, un incontro che andava oltre la performance stessa. L'incontro tra i due, che si sono seduti di fronte a fronte per alcuni minuti, ha rappresentato non solo una riconciliazione, ma anche un riconoscimento del valore che la loro collaborazione aveva avuto nel panorama dell'arte contemporanea. Quell'incontro silenzioso, pieno di significato, è stato un momento di riflessione e catarsi non solo per loro, ma per il pubblico che assisteva. Non c’erano parole a mediare il loro incontro, solo lo scambio di uno sguardo che, in quel contesto, era sufficiente a trasmettere tutta la complessità di un passato condiviso, di una relazione artistica e affettiva interrotta, ma mai dimenticata.

"The Artist is Present" ha trasformato il concetto di performance in un atto di esperienza pura, di partecipazione attiva. Non è solo un'opera che si osserva passivamente, ma una che si vive, si sperimenta. La sua potenza sta nel fatto che ognuno dei partecipanti ne esce trasformato, perché l’arte, in questo caso, non è solo qualcosa da guardare, ma qualcosa da sentire, da vivere nel proprio corpo e nella propria mente. Marina Abramović ha reso l’arte un atto di comunicazione totale, di presenza totale, in cui ogni singolo spettatore è un co-creatore dell’esperienza. "The Artist is Present" ci insegna che la vera arte non ha bisogno di parole o azioni clamorose per essere potente. Basta essere presenti, basta essere autentici, basta essere.