giovedì 23 gennaio 2025

lettera (appunto per El Horno)

Amarsi, tu ed io, non è un atto di bellezza, non è una promessa di felicità che mi accarezzi come una brezza leggera, ma un abisso, un’oscurità che si allarga e cresce, che mi inghiotte, mi consuma, mi travolge senza pietà. Non è una dolce carezza sulle labbra, ma il tormento di un desiderio che non trova mai requie, di un amore che non conosce tregua, che ci spinge a distruggerci nell’incessante desiderio di unirci, mentre sappiamo bene che questa unione è impossibile, che è un miraggio che si dissolve non appena cerchiamo di afferrarlo. Perché ciò che sento per te non è amore nel senso che lo intende la carne, quella carne che si brucia al sole, che geme al piacere, che soffre nel dolore. No, ciò che c'è tra noi è un legame che si tesse nel silenzio della notte, un desiderio che non ha volto, che non ha limiti, che non conosce altra forma che il tormento di voler essere più di ciò che siamo, di volerci fondere, senza mai esserlo davvero. Ogni nostra parola è un respiro interrotto, ogni nostro sguardo è una ferita che si apre più profonda, eppure mai abbastanza per portarci all’incontro totale, all’unione finale. Siamo prigionieri della nostra stessa passione, che non ha confini, che non può mai essere colmata, ma solo alimentata da ogni nostro gesto, da ogni nostra lacrima, da ogni nostro sospiro.

Ogni tocco, ogni parola, ogni sguardo che scivola tra di noi non è altro che una lama che si conficca nel cuore, un amore che non guarisce, ma che ci affonda nella sua voragine, facendoci desiderare di essere travolti da essa, di perderci definitivamente, senza speranza di ritorno. È come un mare in tempesta che ci inghiotte, ci spinge in acque profonde e oscure dove non c’è più luce, dove non c’è più aria. Siamo immersi in un vortice che non lascia scampo, un vortice che ci travolge con la forza di un uragano, mentre ogni frammento di noi si dissolve nella furia di questo amore che non trova mai pace. Ci amiamo come se fosse l’ultimo respiro, come se ogni istante insieme fosse l’ultimo dono che il destino ci conceda, ma sappiamo che non c’è salvezza, che non ci sarà mai una fine dolce, solo una continua e inesorabile discesa verso l’abisso. Non possiamo fermarci, non possiamo smettere, perché il nostro desiderio ci ha fatto prigionieri e non conosce altro obiettivo che il nostro annientamento.

Non è un amore che porta pace, non è un amore che possa essere comprensibile agli altri, né che possa essere definito in parole che possano renderlo giusto o puro. Questo che sento per te è il frutto di un tormento che non si placa mai, un fuoco che divora ogni mia certezza, ogni mio pensiero, ogni mia traccia di individualità. Non sono più un uomo, ma una bestia che si aggira in un inferno di carne e ossa, in un limbo di desiderio inestinguibile. È il tuo nome che mi brucia sulla pelle, le tue labbra che sono il mio veleno, le tue mani che scavano dentro la mia carne, strappandomi via il respiro, il cuore, l’anima stessa. Ogni bacio è una condanna, ogni carezza un dolore che mi scava dentro, che mi lacera in un abbraccio che non può mai essere dolce, ma che è invece un tormento, una prova che ci inchioda insieme nel desiderio e nella sofferenza. E io ti cerco, non per possederti, ma per perdermi in te, per dissolvermi, per smettere di essere quello che ero, per diventare uno, ma uno con la mia stessa perdita, con la mia stessa oscurità. Siamo condannati, lo so, a questa passione che non conosce tregua, a questa voglia che non si spegne mai, a un desiderio che ci consuma come una fiamma che non fa altro che bruciare, senza mai giungere a una fine, a una liberazione.

E se dovessimo essere separati da oceani o da deserti, da stelle morte o da abissi senza fine, il nostro legame non si frantuma, non si dissolve, ma cresce, si espande, si trasforma in qualcosa di ancora più devastante, come un veleno che, invece di uccidere, ci rende più forti, più avidi, più dipendenti l’uno dall’altro. La distanza non è un ostacolo, è solo un’altra forma di desiderio, una nuova tortura che ci permette di avvicinarci ancora di più, di affondare più a fondo nelle nostre solitudini che, paradossalmente, ci uniscono. Più siamo lontani, più il nostro amore diventa una fiamma che brucia nel buio, una luce nera che illumina solo le macerie di ciò che eravamo prima, una scia che ci trascina senza remissione, senza speranza di trovare un posto dove posare il nostro cuore stanco. La distanza diventa il nostro unico campo di battaglia, il luogo dove il nostro amore può dilagare senza limiti, senza confini. Ogni singolo attimo separati è una sofferenza che si trasforma in una nuova necessità, una continua ricerca dell’altro, anche quando sappiamo che non potremo mai raggiungerci completamente.

La morte, infine, arriva, e non ha volto, non ha corpo, non ha nulla che la faccia temere, perché essa è solo un’altra ombra in questo nostro regno di tenebre. La morte non è il termine di un amore che brucia, ma la sua continuazione, la sua liberazione. La morte non ci divide, perché il nostro amore è già morto, da tempo, è diventato ombra, è diventato vuoto, come un'eco che non trova più il suo suono. Non c'è redenzione per noi, non c'è salvezza, solo il perpetuarsi di una passione che è già morta, di un desiderio che è già evaporato nell’aria, come una nebbia che avvolge ogni cosa senza mai dissiparsi. Ma in questa morte che non ci spaventa, in questo cammino che non ha fine, non voglio altro che te, voglio il tuo corpo che marcisce accanto al mio, la tua anima che si fonde alla mia, in una danza eterna di carne che si distrugge e di spiriti che non si separano mai. La morte è solo un passaggio, un'altra dimensione di questo amore che non può morire, che non si spegne mai, ma continua a bruciare, a corrodere, a distruggere.

Così, anche se dovessi essere separato da te dal più profondo abisso, anche se il mondo dovesse crollare e ogni stella dovesse spegnersi, io ti troverei ancora, perché siamo già persi, già distrutti, già annientati da questo amore che non è umano, che non è un amore che può essere salvato. Siamo condannati a volere di più, a bruciare sempre, a desiderare sempre di essere più uno, anche se questo "uno" è una solitudine infinita. Ogni passo che faccio, ogni respiro che prendo, è un grido che si perde nell’abisso di questa passione, un grido che non troverà mai risposta, ma che continuerà a vivere, a bruciare, a consumarsi, finché non rimarrà altro che polvere, polvere che si fonde in te, polvere che si fonde in me, in un abbraccio che non finirà mai. La nostra esistenza non è altro che una lunga agonia, una sofferenza che si dilata nel tempo e che non ha termine, una polvere che si dissolve nell’aria, in un eterno respiro che non conosce la fine, che non può essere né rifiutato né dimenticato.