martedì 28 gennaio 2025

Il compianto del Cristo morto

La chiesa di Sant'Anna dei Lombardi, situata nel cuore del centro storico di Napoli, è un luogo che custodisce tesori inestimabili, tra cui uno dei capolavori assoluti della scultura rinascimentale: il Compianto sul Cristo morto di Guido Mazzoni. Questo gruppo scultoreo, realizzato nel 1492, è molto più di una semplice rappresentazione religiosa. Esso incarna la fusione perfetta di maestria tecnica e profondità spirituale, dando vita a una scena che riesce a coinvolgere emotivamente chi la osserva, trascendendo il tempo e lo spazio. All’interno della chiesa, un luogo consacrato da secoli alla preghiera e alla meditazione, il Compianto sembra respirare, come se ogni figura scolpita fosse viva, pronta a parlare con chi si avvicina. Mazzoni, attraverso l’uso magistrale della terracotta smaltata, ha creato non solo una rappresentazione della sofferenza ma una vera e propria meditazione sul dolore, sulla fede, sulla morte e sulla speranza.

Il Compianto sul Cristo morto di Mazzoni è il sesto di una serie di gruppi scultorei dedicati alla scena della Deposizione di Cristo dalla croce, una tematica che nell'arte rinascimentale assume un'importanza fondamentale. La scena rappresenta il momento in cui il corpo di Gesù, appena deposto dalla croce, è circondato dalle figure dei suoi più stretti seguaci, i quali ne piangono la morte con gesti e sguardi carichi di dolore. La particolare forza espressiva di questa scena, tuttavia, non è da ricercarsi solo nei volti tormentati dei personaggi che la popolano, ma anche nella disposizione delle figure, nel loro rapporto tra di loro, e nel legame che queste figure stabiliscono con lo spettatore. Il Compianto non è solo un'opera da ammirare ma una vera e propria esperienza, che coinvolge chi la guarda in una riflessione profonda sul significato della morte e sulla potenza della fede.

Mazzoni, nato a Modena intorno al 1450, si forma come scultore, ma è nella lavorazione della terracotta che esprime al meglio la sua genialità. Questo materiale, che oggi potrebbe sembrare semplice e modesto, nelle mani di Mazzoni si trasforma in un mezzo incredibilmente ricco di significati. La terracotta smaltata, grazie alla sua capacità di riflettere la luce e di accentuare i contrasti tra le ombre e le luci, conferisce alle figure una profondità emozionale unica. Non si tratta di una scultura che si limita a rappresentare un corpo o un volto, ma di una scultura che infonde vita a ogni piega della carne, a ogni curva di un volto, a ogni gesto. È come se le figure stessero per muoversi, per parlare, per entrare in contatto diretto con chi le osserva. Mazzoni è in grado di conferire alle sue sculture una sensazione di realismo così potente che chi le guarda non può fare a meno di sentirsi parte del dramma che si sta consumando davanti ai suoi occhi.

Il Compianto di Mazzoni si inserisce nel contesto di un’arte che, alla fine del XV secolo, sta vivendo un momento di grande trasformazione. Il Rinascimento, infatti, non è solo un periodo di rinnovamento culturale e intellettuale, ma anche un momento di grande riflessione religiosa e spirituale. L’arte religiosa, pur rimanendo saldamente legata alle tradizioni cristiane, cerca nuove forme per esprimere la devozione, per rendere più tangibile e immediata l’esperienza spirituale. La scena della Deposizione di Cristo, e in particolare il Compianto sul Cristo morto, è il frutto di questa ricerca di un'arte che non solo rappresenta, ma che “fa sentire” il dolore e la speranza, l'umano e il divino, la morte e la resurrezione.

Il gruppo scultoreo di Mazzoni è composto da otto figure disposte intorno al corpo esanime di Cristo, un corpo che, pur privo di vita, è ancora capace di suscitare una miriade di emozioni nei suoi compagni. Al centro della scena, il corpo di Gesù è disteso, con la testa leggermente reclinata, come se avesse appena concluso il suo martirio. Le sue ferite, scolpite con minuzia, sono visibili a chi osserva la scena, creando un contrasto tra la bellezza della scultura e la brutalità della morte. Ma non è solo il corpo di Cristo ad essere importante: le figure che lo circondano sono altrettanto fondamentali per comprendere il significato dell'opera. Ognuna di esse esprime una diversa reazione al dramma, una reazione che riflette il dolore, la speranza, la fede e la disperazione. La Vergine Maria, con le mani sollevate in un gesto che sembra una supplica al cielo, esprime la sofferenza di una madre che ha perso il suo figlio. Maria Maddalena, inginocchiata al fianco di Cristo, ha il volto rigato di lacrime, ma il suo gesto è quello di un’amorevole devozione. San Giovanni, con il volto triste ma sereno, sembra rappresentare la speranza che, anche nel dolore più profondo, la fede possa condurre alla salvezza. E poi ci sono Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, due figure che, pur nel loro dolore, sembrano essere portatori di una rassegnazione mista a speranza, mentre gli altri personaggi, di dimensioni minori, completano la scena con il loro silenzioso pianto.

Ogni volto scolpito da Mazzoni sembra raccontare una storia a sé, un dramma che si aggiunge a quello generale, e ogni gesto, ogni mano che si alza o si distende, ogni occhi che guarda verso l’alto o si volge verso il basso, sembra esprimere un’emozione universale. È come se Mazzoni avesse preso le emozioni più intime e le avesse rese visibili, tangibili, come se il dolore e la speranza non fossero solo concetti astratti, ma sensazioni fisiche che ogni spettatore può toccare e sentire. La luce che si riflette sulla terracotta smaltata accentua ulteriormente questa sensazione di vividezza, creando una sorta di illusione ottica in cui le figure sembrano muoversi e respirare. Il contrasto tra il corpo di Cristo e le figure che lo circondano è l’elemento che dà forza all’opera. Il corpo di Cristo, con la sua morte dolorosa e tragica, è il fulcro della scena, ma è la vita che si riflette nelle espressioni e nei gesti dei suoi seguaci a creare un equilibrio tra il dramma e la speranza.

La posizione circolare delle figure non è casuale. Mazzoni, con una maestria che supera la semplice scultura, ha voluto che lo spettatore fosse immerso nella scena, come se fosse un partecipante attivo al dramma che si svolge davanti ai suoi occhi. L’effetto è quello di un coinvolgimento diretto, che trascende il confine tra l’osservatore e l’opera. Le figure, che paiono tutte in dialogo tra loro, sembrano anche comunicare con chi le osserva, quasi come se ognuna di esse avesse una parola da dire al cuore di chi le guarda. E questo è ciò che rende il Compianto di Mazzoni un’esperienza unica. Non si tratta di un’opera che si limita a suscitare ammirazione per la sua perfezione tecnica, ma di un’opera che parla direttamente all’anima di chi la contempla, suscitando una riflessione profonda sulla vita, sulla morte, sulla fede e sulla speranza.

Nel contesto storico e religioso del tardo Quattrocento, il Compianto di Mazzoni rappresenta un punto di arrivo per un’intera tradizione artistica, quella della rappresentazione del dolore e della Passione di Cristo. Sebbene molte altre sculture di questo periodo affrontino temi simili, la profondità psicologica e la capacità di Mazzoni di rendere il dolore non solo visibile ma quasi tangibile lo pongono al vertice di questa tradizione. Non si tratta solo di un’opera che raffigura il Cristo morto, ma di un’opera che cerca di penetrare il mistero della sofferenza umana e divina, creando un legame profondo e immediato tra l’arte, la fede e lo spettatore.

Ancora oggi, il Compianto sul Cristo morto di Guido Mazzoni resta una delle opere più potenti e toccanti del Rinascimento, capace di emozionare e di stimolare una riflessione sul dolore e sulla speranza che attraversa i secoli. Entrare nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi e fermarsi davanti a questa scena è un’esperienza che non lascia indifferenti, un incontro con la bellezza e il mistero che trascende il tempo e lo spazio, un’occasione per riflettere sulla nostra condizione di esseri umani e sulla nostra fede nel divino. Mazzoni, con il suo Compianto, ha creato non solo una scultura, ma un’esperienza sensoriale e spirituale che continua a parlare a chiunque abbia la possibilità di confrontarsi con essa.