domenica 1 giugno 2025

Priot Pride: la rivolta contro l’omologazione e la visibilità superficiale

I Priot Pride sono la risposta intransigente alla svendita dell'orgoglio LGBTQIA+. Sono l'antagonismo a un movimento che, oggi più che mai, è ridotto a una merce da esibire nelle vetrine del capitalismo e del consenso istituzionale. Non sono semplici sfilate colorate, ma veri e propri atti di disobbedienza, provocazioni che urlano contro una visibilità che ormai, nel mondo mainstream, è solo un pacchetto preconfezionato da vendere a suon di sponsorizzazioni aziendali e politiche accomodanti. I Priot Pride non accettano il compromesso, non cedono terreno a chi cerca di rendere l'orgoglio innocuo e consumabile. Rifiutano con rabbia i finanziamenti aziendali, le piattaforme istituzionali che sviliscono ogni valore di lotta e autodeterminazione. Invece di farsi inghiottire dal sistema, si pongono come una rivendicazione di potere, come una dichiarazione di guerra contro chi vuole farci rimanere in silenzio, relegati ai margini.

Questi Pride non sono eventi da "parata", ma delle vere e proprie barricate contro l'omologazione. Non hanno bisogno di lustrini o marchi di grande successo per esistere, perché sono costruiti dal basso, autofinanziati, e sono il risultato della lotta di chi rifiuta di essere reso invisibile. Persone trans*, non binarie, migranti, sex worker, disabili, neurodivergenti: sono loro il motore di questi eventi. Non sono numeri in un report aziendale, né "diversità" da esibire come accessorio estetico. I Priot Pride li pongono al centro, restituendo loro la visibilità che è stata sistematicamente negata, anche all'interno della stessa comunità LGBTQIA+. Qui non si parla di diritti ottenuti, ma di quelli ancora da conquistare. Non si tratta di rendere piacevoli le differenze, ma di affermarle con forza, senza paura di scomodo.

Non c'è spazio per compromessi nei Priot Pride. Non c'è spazio per le forme rassicuranti del mainstream che vuole "svecchiare" l'immagine di una lotta che ha le radici nella protesta. Ogni Priot Pride è un atto di sfida a una società che vuole ridurre la nostra esistenza a una risata di gruppo, una moda temporanea. La visibilità non è una bandiera da agitare per conquistare l'approvazione di chi vuole vedere solo ciò che è "conveniente". La visibilità, nei Priot Pride, è una richiesta di rispetto che deve essere strappata via, con la stessa forza con cui si lotta per la propria autodeterminazione.

Questi Pride si rifiutano di essere "benedetti" dai grandi poteri economici o dai palchi istituzionali che cercano di incanalare ogni cosa in un formato accettabile. Invece, sono spazi liberi, dove non ci sono leader che tirano le fila, ma una comunità che si alza insieme, in modo orizzontale, senza cedere a logiche di sfruttamento. Ogni Priot Pride è un'esplosione di energie che mettono in discussione ogni forma di norma, di gerarchia e di imposizione. Non chiedono scuse, non cercano il compromesso: reclamano il loro posto, il loro diritto di essere e di esistere, senza il bisogno di essere filtrati, consumati o appiattiti.

Gli spazi creati sono "altre" realtà, alternative non perché lo dicono i media, ma perché sono costruite da chi è stanco di essere invisibile, da chi è stato sempre messo in secondo piano. Non si accontentano di piccole concessioni: vogliono la lotta, la radicalità, la visibilità che non è mai data, ma conquistata, spesso con dolore, ma sempre con dignità. Questi Pride si pongono come la sfida che non può essere ignorata. E lo fanno per chi è rimasto in ombra, per chi è stato dimenticato, per chi ha visto il suo corpo, la sua identità, la sua essenza ridotta a una "diversità" da spettacolarizzare. E ora basta. Ora l'unica cosa che rimane è la lotta, il potere di esistere senza essere ingoiati dal sistema.