giovedì 2 gennaio 2025

c'è, nel mio cuore


C'è, nel mio cuore, la nera consapevolezza che amare è un lusso destinato a svanire col tempo. La gioventù è un teatro di illusioni, un palcoscenico su cui recitiamo la parte dei generosi, dispensando affetto come se fosse eterno, come se l'anima fosse un calice d'oro che mai si svuoterà. Ma quanto è breve quell'innocenza! Ogni anno, ogni giorno, assottiglia la capacità di concedersi, come un vino che evapora lasciando solo il fondo amaro.

Con il tempo, gli altri ci appaiono sempre più marci, come frutti ammaccati. Sono meschini, sciocchi, crudeli; nelle loro risate si nasconde l'invidia, nei loro sorrisi la traccia della menzogna. E noi, ogni giorno più esperti nell’arte del sospetto, affiniamo il nostro disprezzo, come un veleno raffinato. Il mondo ci si disvela nella sua brutale mediocrità, e invecchiare diventa un processo di esclusione, di abbandono, un lento ritirarsi in sé stessi, come un ragno che rientra nella sua tana.

Forse è questo, il segreto della solitudine degli anziani, il loro ultimo, disilluso rifiuto. Non è che nessuno li ami più, no; è che loro stessi hanno smesso di amare. Hanno visto troppa volgarità, troppe risate vuote, e i loro cuori si sono incrostati di un’amarezza senza rimedio. La vita ha perduto la sua grazia di follia, e ciò che resta è un calcolo freddo, un conversare privo di passione, un elenco di nomi che si assottiglia come un petalo sfogliato dal vento.

E allora, cosa rimane? Un cuore che batte più per abitudine che per passione, un’anima che ha rinunciato al gioco dell’amore, troppo stanca per offrire anche solo una briciola d’affetto. Siamo soli non perché il mondo ci abbia dimenticato, ma perché abbiamo scelto, con un sorriso amaro, di dimenticarlo noi.