venerdì 20 dicembre 2024

Antoni Tàpies e Grand X (1988): una poetica della materia

L’opera Grand X, realizzata nel 1988 da Antoni Tàpies, è un esempio straordinario della visione artistica dell’artista catalano, che ha saputo intrecciare un profondo simbolismo con l’uso di materiali semplici, valorizzando l’estetica dell’ordinario. Quest’opera rappresenta un momento cruciale del suo percorso creativo, sintetizzando molti dei temi e delle tecniche che lo hanno reso una figura centrale nell’arte del XX secolo.

In Grand X, il cartone diventa il protagonista, un materiale che Tàpies eleva a veicolo di espressione artistica. La sua predilezione per supporti poveri come sabbia, stoffa e polvere riflette una concezione dell’arte come processo trasformativo. Il cartone, ruvido e stratificato, si trasforma da materiale di scarto a base per una riflessione filosofica e spirituale. La superficie dell’opera sembra portare i segni del tempo e della manipolazione, in una sorta di dialogo tra naturalezza e intervento umano.

Tàpies non si limitava a dipingere: graffiava, incideva e costruiva texture che sfidano la percezione tradizionale del quadro come oggetto bidimensionale. Questo approccio trasforma ogni opera in un campo di esplorazione tattile e visiva, in cui lo spettatore è invitato non solo a guardare, ma a "sentire" l'opera.

Al centro di Grand X campeggia un segno che, pur nella sua semplicità, si carica di molteplici significati. La “X” può essere letta come croce spirituale, segno di negazione, incrocio di percorsi o persino simbolo universale dell’ignoto. Tàpies si è spesso ispirato alla calligrafia, sia occidentale che orientale, e la sua "X" potrebbe evocare gli antichi segni runici o i simboli grafici delle tradizioni mistiche.

La "X" diventa un mezzo per richiamare l'attenzione dello spettatore sulla natura enigmatica dell’esistenza e sulle infinite possibilità di interpretazione. Come segno di cancellazione, potrebbe simboleggiare il rifiuto delle convenzioni artistiche; come incrocio, potrebbe alludere all’unione di opposti: materia e spirito, tradizione e modernità.

L’opera non è solo visivamente imponente, ma trasporta anche una profonda riflessione filosofica. Tàpies era influenzato dalla spiritualità orientale, in particolare dallo Zen, che permea la sua arte con un senso di sacralità intrinseca. Il cartone, umile e spesso associato a materiali di scarto, diventa il simbolo della dignità del quotidiano.

La monumentalità della “X” non cancella la fragilità della materia, ma anzi la esalta. La superficie ruvida, quasi ferita, sembra alludere alla precarietà dell’esistenza, trasformando il quadro in un luogo di meditazione. Come il pittore stesso affermava, l’arte non è solo rappresentazione, ma anche un processo di trasformazione della coscienza.

Negli anni Ottanta, Tàpies era già un maestro riconosciuto, con una carriera che lo aveva visto protagonista delle maggiori avanguardie artistiche europee. Grand X si inserisce in un momento di maturità artistica, in cui l'artista sviluppa ulteriormente la sua poetica dell’ordinario. Egli trovava bellezza nei materiali più semplici, sfidando il concetto di "arte alta" e invitando il pubblico a riconoscere il valore estetico nelle cose comuni.

Oggi, Grand X continua a suscitare interesse non solo per la sua forza visiva, ma anche per il suo messaggio universale. È un’opera che parla di trasformazione, di rinascita, di resistenza del significato attraverso la materia. Questo segno enigmatico, così semplice ma così denso di significato, è un esempio perfetto del potere dell’arte di Tàpies di comunicare senza parole, attraverso la materia e il gesto.