Arthur Rimbaud, oh darling, il James Dean della poesia francese. Nato a Charleville nel 1854, questo ribelle delle Ardenne sfornava versi che hanno lasciato il mondo a bocca aperta quando era appena un ragazzino – e per ragazzino intendo uno che Victor Hugo ha descritto come un "bambino Shakespeare". Ma già prima di raggiungere l’età legale per ordinare un bicchiere di vino, Rimbaud disse "ciao ciao" alla poesia e si diede a una vita che avrebbe fatto invidia a un rockstar moderna: tra viaggi, eccessi e un’ossessione per lo sconvolgimento sensoriale, influenzò generazioni di artisti, musicisti e spiriti tormentati. Il tutto, ovviamente, condito da una morte prematura – perché, cosa sarebbe una leggenda senza una fine tragica?
A soli quindici anni, Rimbaud aveva già più maturità poetica di certi adulti in giacca e cravatta. "Ophélie", una delle sue prime poesie, venne considerata un capolavoro e inserita in numerose antologie. Ma poi scoppiò la guerra franco-prussiana, il suo mentore Georges Izambard lo lasciò e, come qualsiasi teenager drammatico, Rimbaud fece le valigie e tentò di scappare a Parigi. Senza un soldo, ovviamente, fu arrestato e finì in galera per una settimana. Tornato a casa, giusto per far impazzire sua madre, scappò di nuovo. Ma chi potrebbe biasimarlo? Il ragazzo cercava una via di fuga dall'oppressione provinciale.
A partire dall'ottobre 1870, il giovane poeta cominciò a vivere la sua migliore (o peggiore?) vita: beveva come se non ci fosse un domani, scriveva poesie che avrebbero fatto arrossire persino il più audace dei decadenti, e adottò uno stile di vita da vero outsider. Rimbaud non si fermò qui: proclamò un nuovo metodo poetico, un “sconvolgimento totale dei sensi”, e abbracciò il caos come fonte di ispirazione. Decisamente non un tipo che amava le mezze misure.
Nel frattempo, grazie a un amico, Rimbaud si mise in contatto con Paul Verlaine, uno dei poeti più hot dell'epoca. Dopo un paio di lettere piene di poesia, Verlaine – che probabilmente aveva già capito dove sarebbe andata a parare la cosa – invitò il giovane genio a Parigi, offrendogli un biglietto di sola andata. È così che cominciò la loro torbida storia d'amore, tra assenzio, hashish e folli avventure. Per un po', furono la coppia più scandalosa della Parigi letteraria. Ma come ogni relazione infuocata, non durò a lungo prima che le cose precipitassero.
Nel settembre 1872, i due amanti si trasferirono a Londra, una decisione che Rimbaud avrebbe in seguito definito "un grande errore". Qui, vivevano nella miseria, tirando avanti con lavori saltuari e un po' di aiuto da parte della madre di Verlaine. E, come puoi immaginare, con Verlaine sempre più preda dell'alcolismo, la loro relazione divenne esplosiva. E non in senso positivo.
Nel luglio 1873, durante un viaggio a Bruxelles, Verlaine decise che era il momento di mettere un po' di pepe alla loro faida e sparò a Rimbaud (tranquillo, lo colpì solo al polso). Rimbaud non lo prese sul personale, ma quando Verlaine cominciò a comportarsi come un pazzo, decise che era meglio farlo arrestare. E così Verlaine finì in prigione, con tanto di processo e umiliante esame medico che rivelò dettagli imbarazzanti della loro relazione. Ah, i drammi d'amore...
A soli 21 anni, Rimbaud decise che la poesia non faceva più per lui. Dopo aver lasciato Verlaine e la letteratura alle spalle, si dedicò a viaggi avventurosi, vagando per l'Europa, l'Asia e l'Africa. Ma il suo destino lo aspettava dietro l'angolo: nel 1891, mentre si trovava in Nord Africa, sviluppò un'infezione alla gamba. Tornato in Francia, la sua gamba fu amputata, ma non ci fu nulla da fare. Rimbaud morì poco dopo, a soli 37 anni, lasciando dietro di sé una leggenda che brucia ancora oggi.