mercoledì 25 dicembre 2024

Nel silenzio delle cose (80 sonetti)

Questi sonetti, nati dalla riflessione sull’invisibile e sull’impermanente, intrecciano il linguaggio della poesia con l’introspezione sull’esperienza umana e la sua connessione con il mondo. Ogni verso esplora un tema profondo, dall’inquietudine dell’esistenza alla ricerca di un significato nascosto, passando per il silenzio e la solitudine, fino a sfiorare il mistero della morte e della rinascita.

La forma del sonetto, tradizionalmente rigorosa e chiusa, qui diventa strumento per un viaggio di esplorazione e meditazione. Ogni componimento si presenta come una riflessione che si fa quasi un sussurro, un pensiero che emerge dal buio dell’inconscio e si fa parola.

Il silenzio, la luce, il tempo, l’ombra e il ricordo sono solo alcuni dei leitmotiv che attraversano questi sonetti, creando un tessuto narrativo che si sviluppa in un linguaggio evocativo e potente, senza rinunciare a una certa delicatezza. Questi testi ci invitano a riflettere sulla realtà e sul mistero che ci circondano, a guardare oltre la superficie e a trovare la bellezza nella fragilità della vita.

Le immagini che si susseguono nei versi parlano a chi legge di un mondo sospeso, di un'umanità che cerca risposte, ma sa che le domande non cessano mai. Il risultato è una raccolta di sonetti che, pur aderendo alla tradizione, trascendono il semplice esercizio stilistico per diventare uno specchio dell’anima, in cui si riflettono i temi universali dell’amore, della sofferenza, della speranza e della morte.

In queste pagine, ogni verso è una ricerca di equilibrio tra il visibile e l’invisibile, tra l’esserci e l’assenza, e ogni sonetto diventa una chiave per comprendere il misterioso movimento della vita e del tempo.


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Sonetto 1: Il barcollo improvviso

Se andare è il barcollo improvviso,
l’ala che cede al colpo inatteso,
dove posa l’occhio, smarrito e offeso,
nel silenzio del vento impreciso?

Guardare, per un istante deciso,
è come fuggire, seppur non arreso,
mai riaprendo il frutto già sospeso,
naufragando nel gusto indiviso.

Piacenze di vita e morte ci stringono,
selvatiche leggi sul viso ardente
ci solcano tracce, mai più si estinguono.

E il viso risplende, vivo e lucente,
dove le ombre dell’anima attingono
le radici di un senso sfuggente.


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Sonetto 2: L’uccello colpito

L’uccello colpito cade nel vuoto,
lo sguardo si spegne, ma resta un’eco:
è l’aria ferita, l’involo cieco,
è la terra che attende un nuovo voto.

Chi guarda si perde in quel tempo immoto,
un battito d’ala diviene greco
mistero d’Olimpo: un canto bieco
o una danza che cela il proprio moto.

Ogni caduta è anche un salire,
un’arte nascosta nel non tornare,
come il vento che guida senza mentire.

E noi passiamo, senza sostare,
su rive dove il cielo può morire,
e i corpi restano muti a pensare.


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Ecco la prosecuzione. Ogni sonetto cercherà di rielaborare un aspetto diverso del testo originario, giocando con immagini e suggestioni.


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Sonetto 3: Il secondo che non riparte

Un secondo ci fissa, e il mondo frana,
quell’istante sospeso è già disfatto;
il tempo si ferma, lo spazio è un patto
di specchi dove il nulla ci richiama.

È un abisso che danza, un’anima strana,
un fiore che appassisce dentro un atto.
Ci sfiora un vento, eppure resta intatto
il passo che ci inghiotte e ci allontana.

Guardare e non vedere, questa croce
ci porta oltre il confine, dove il senso
è un canto che si spegne senza voce.

Siamo naufraghi in un mare denso,
ma restiamo fermi, con mani atroci,
a serrar porte che mai difendiamo.


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Sonetto 4: Naufragio nel frutto

Naufragare nel frutto, assaporare
il dolce che si chiude e si nasconde:
è un bacio che si chiude sulle sponde,
è il mare che ci vieta di tornare.

Ogni bocca divora e sa ingannare,
ogni sapore ha leggi troppo profonde,
ogni mano ha silenzi che confonde,
ogni gesto è un addio che sa restare.

Il frutto mai aperto è una promessa,
una colpa che sboccia nel mistero,
un segreto che il cuore non confessa.

E noi, perduti in quel peccato intero,
mordiamo il nulla, cercando la stessa
spina che il sogno rende più sincero.


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Sonetto 5: La parte che chiudiamo

Mai scegliamo la parte che richiudiamo,
lasciamo sempre un varco per l’oblio:
è un gesto di perdono, un addio
all’ombra che rifiutiamo ma amiamo.

Ogni porta serrata è un mare in cui stiamo,
un confine che temiamo, eppure è un dio
che ci guida nei sogni. Così, nel mio
silenzio, le chiavi sempre ignoriamo.

E quando torniamo a varcar quel punto,
non troviamo più nulla: solo il vento,
solo il tempo che scorre senza un conto.

La vita è questa fuga senza intento,
un portone che chiude il mondo infranto,
un passo senza meta nel tormento.


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Sonetto 6: Le selvatiche leggi

Ci stringono le leggi, e sono fiere:
il volto si disegna in tracce scure,
sono regole antiche e così pure
da piegarci con mani mai severe.

Sono i segni del tempo, delle sere
che ardono lente e splendono in figure
di fuoco. Noi ci chiniamo a posture
di rami spezzati, prede e preghiere.

Selvatiche regole, leggi d’asfalto,
ci governate, e il viso vostro ardore
riflette come specchio su ogni asfalto.

Siamo luci di un mondo che non muore,
brilliamo per un istante alto,
e poi torniamo al buio senza cuore.


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Sonetto 7: Sulla superficie del viso

Sulla superficie del viso sfiora
un lampo, una ferita senza nome:
è un segno che brucia, un’eco che implora,
una verità che mai si consome.

Le pieghe della pelle, questa dimora
di sguardi, sono voci che si oppone
al vuoto. Ogni luce che si colora
disegna leggende, fuochi e persone.

Il viso è una mappa di solchi eterni,
un confine che sfugge alla ragione,
un campo arato da venti moderni.

E in questo spazio vive un’emozione
che pulsa in silenzio, nei giorni alterni,
fra la fiamma e il gelo della passione.


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Sonetto 8: Lo sfavillare del mondo

Sfavilla il mondo, e il volto è una ferita
che brilla nell’istante della luce:
è un canto che si perde e ci conduce
dove il tempo si fa linfa di vita.

Ogni bagliore è un’arma definita,
un arco teso che la carne induce
a piegarsi al suo centro, dove bruce
il segreto dell’anima infinita.

Così, lo sguardo abbraccia l’universo,
e in quel riflesso si consuma il cuore:
è uno specchio crudele e sempre diverso.

Brilliamo un attimo, come l’amore,
poi torniamo al silenzio, al passo terso
di un sole che tramonta senza onore.


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Sonetto 9: L’istante che brucia

L’istante brucia e si dissolve presto,
è un lampo che ci sfiora e poi scompare:
non resta che un silenzio da toccare,
un’ombra che ci chiama dentro il gesto.

Ogni secondo perso è manifesto
di un sogno che ci vieta di restare,
di una mano che trema senza osare,
di un piede che si ferma troppo lesto.

Così viviamo, eterni vagabondi,
cercando il senso dentro un tempo opaco
che ci sfugge e si rifugia in mondi.

E nel rincorrerlo, ogni passo è fiacco,
ogni strada si spezza in luoghi fondi,
e noi restiamo al limite del varco.


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Sonetto 10: Il passo che non torna

Passiamo senza tornare, come il vento
che accarezza le foglie e poi svanisce:
non lasciamo che il cuore mai guarisce,
il ricordo si spegne in un lamento.

Ogni cammino è un gesto, un monumento
scolpito nella sabbia, che tradisce
il piede che lo incide e poi finisce,
quando il tempo lo cancella lento.

Andare è un arte senza direzione,
una danza di veli nel deserto
che si dissolve in pura illusione.

E quando crediamo di aver coperto
il vuoto, scopriamo che la ragione
non è altro che un gioco sempre aperto.


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Sonetto 11: La traccia invisibile

Ogni passo che diamo è già svanito,
resta solo la polvere del giorno,
un eco fragile, un canto che intorno
si perde nel silenzio infinito.

Ci muoviamo sul bordo del non detto,
una linea sottile tra due mondi:
un mare che ci inghiotte in spazi fondi,
un cielo che si spegne nel sospetto.

Eppure restano tracce, impercettibili,
disegnano leggende mai scritte:
segni di mani e venti incomprensibili.

Così viviamo, in curve e orbite fitte,
tra i desideri eterni, sempre instabili,
che ci portano a sponde mai esplicite.


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Sonetto 12: Il volto della caduta

Nel volto della caduta si specchia
il peso di ogni scelta mai compiuta,
un sogno interrotto, una fiamma acuta
che brilla e si consuma senza fretta.

Ogni sguardo è un bagliore che ci inganna,
un lume acceso ai bordi dell’abisso:
ogni passo un’incertezza, un compromesso,
ogni porta chiusa, un’altra condanna.

Eppure, anche nella caduta è scritto
un volo, una promessa mai finita,
un canto che si leva, mesto e afflitto.

Così la vita, nel suo circolo inviso,
ci dona, tra le ceneri, infinita,
la luce che scompare dal tuo viso.


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Sonetto 13: Il frutto proibito

Mai il frutto si richiude dove il morso
ha inciso il suo sigillo di dolcezza;
è un’eco della carne, una carezza
di linfa che ci lega al nostro corso.

Ogni sapore è un rischio, un patto scosso,
un sogno che si spezza nella fretta:
la lingua sfiora e morde, poi riflette
sul limite tra il cielo e il nostro rosso.

Così viviamo, spinti dal bisogno,
mordendo frutti che non torneranno,
cercando il senso oltre l’ultimo sogno.

E se chiudiamo porte, mai serranno
il desiderio antico, che nel foglio
del viso è scritto in segni che rimarranno.


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Sonetto 14: La selvatichezza della vita

Selvatica è la vita, come un ramo
che si spezza ma fiorisce ancora,
un canto che s’infrange e poi si adora,
un passo che si perde dove andiamo.

Ci stringe in nodi il bosco, il nostro amo
è un sogno che nel buio si colora:
ci pieghiamo al suo ritmo, e in ogni ora
scaviamo nella terra dove stiamo.

Le leggi della selva ci appartengono,
sono fuoco che ci arde e ci governa,
sono spine che pungono e ci rendono.

Così viviamo, in questa danza eterna,
tra rami che ci spezzano e difendono,
tra il silenzio che avanza e ci discerna.


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Sonetto 15: L’ombra delle scelte

Ogni scelta proietta un’ombra scura
che cresce dietro al passo, inesorabile:
è un segno della vita, inafferrabile,
è il peso che la mente mai misura.

Guardiamo indietro, ma la vista è dura:
il passato è una nebbia incontrollabile,
un mare che ci inghiotte, insaziabile,
una foresta chiusa, senza cura.

Eppure, in quell’ombra si nasconde
un riflesso di luce, un sussurrare
di voci che ci chiamano oltre le onde.

Così camminiamo, senza voltare,
sperando che ogni ombra, quando affonde,
sia un ponte verso il cielo da toccare.


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Sonetto 16: Naufraghi di tempo

Siamo naufraghi, persi in un mare eterno,
dove ogni onda è un dubbio che ci chiama:
il cielo sopra è vuoto, il sole un dramma,
la terra un sogno, e il cuore un inverno.

Remiamo contro il vento che governa
le nostre vele fragili, di trama
leggera come l’aria che ci infiamma
e spegne ogni speranza più moderna.

Ma nei flutti troviamo un’intuizione,
un lampo che si accende nel mistero:
è il senso che ci guida alla ragione.

E nel perdersi, scopriamo il sentiero,
il legno della barca che si oppone
al vuoto che ci prende sempre intero.


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Sonetto 17: La luce mai spenta

Una luce si accende sul confine
del giorno, tra la notte e l’alba incerta:
è un faro che risplende nella perdita,
è il segno che la vita non declina.

Anche il volto, nel buio, si destina
a brillare di ombre, sempre aperta
la via del sogno, una porta segreta
dove ogni buio diventa una rovina.

Non si spegne mai il fuoco che ci brucia,
anche quando la cenere si posa:
rimane un’eco, una fragile voce.

E il viso, solcato da una rosa
di spine, sfavilla, mentre si induce
al mistero che il cuore sempre osa.


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Sonetto 18: L’istinto delle mani

Le mani non mentiscono: il loro agire
è sempre verità che si rivela.
Sfiorano un sogno, spezzano la tela,
o costruiscono ponti per fuggire.

Ogni gesto è un istinto che sa unire
il corpo e l’anima, che si cancella
nel tocco della vita, nella stella
che brilla e poi si perde nel morire.

Così, le mani sono il nostro credo,
la carne che si piega al desiderio,
il sigillo di ogni nostra preda.

E quando toccano il vuoto, quel serio
dolore le risveglia, e senza credo
ricominciano il viaggio al mistero.


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Sonetto 19: Il tempo sospeso

Nel tempo sospeso non c’è misura,
solo il vuoto che canta nella mente,
un ritmo che si spezza e, lentamente,
disegna il nulla in forme che si sfiora.

Ogni attimo è un abisso che perdura,
una finestra aperta sul presente,
un’ombra che si allunga, inconsistente,
un suono che ritorna e poi si oscura.

Eppure in quell’attesa noi troviamo
il senso di un confine: il mondo tace,
ma il cuore batte e pulsa, anche se stiamo.

Così viviamo: in una fragile pace,
tra ciò che fuggiamo e ciò che amiamo,
tra il vuoto che ci chiama e ci dispiace.


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Sonetto 20: La chiusura delle porte

Le porte che chiudiamo sono lame,
tagliano l’aria e lasciano silenzi:
non più sguardi, né passi, né presenti,
ma un vuoto che si stringe come fame.

E noi, davanti a quelle soglie infame,
restiamo fermi, prigionieri assenti:
le mani sulle chiavi, e i nostri denti
stretti, a soffocare ciò che chiami.

Ogni chiusura è un grido nella notte,
un muro che respira, si contorce,
un’ombra che ci lega e ci combatte.

Ma anche nella serratura c’è una forza:
è l’arte del lasciare, che ci abbatte,
ma ci risveglia vivi, come una scorza.


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Sonetto 21: Il bagliore di un volto

Il volto che risplende nella sera
è come una finestra sopra il mare:
riflette onde di luce, e può mutare
il buio in un’aurora che si spera.

Ogni sorriso è un faro, una chimera
che guida il naufragare e fa restare:
la carne tace, ma il volto sa parlare,
e il tempo s’arrende alla sua preghiera.

Così viviamo, in questo incanto fragile,
affidando ogni sogno a un riflesso
che brilla e scompare, irraggiungibile.

E quando l’ombra spegne quel successo,
resta il ricordo, saldo, indistruttibile,
di un viso che è un miracolo complesso.


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Sonetto 22: Il mare dell’oblio

Passiamo come onde su rive scure,
ogni passo un segreto che scompare:
la sabbia è il nostro tempo, un non tornare,
un mare che risucchia le figure.

Le leggi dell’oblio sono dure,
scavano tracce dentro al nostro andare,
ci rendono più fragili, nel mare,
ma splendidi, nel fuoco delle paure.

Eppure, mentre il mare ci cancella,
restiamo nella scia, nell’impressione
che il vento incide sopra la sua pelle.

Così viviamo, oltre ogni prigione,
naufraghi della vita e della stella
che guida il nostro cuore in un’illusione.


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Sonetto 23: La legge della luce

La luce ha una sua legge, che ci svela
i contorni del giorno, il suo confine;
è il passo che ci guida, il suo cammino,
è il volto che si specchia in ogni tela.

Brilliamo un istante, come una candela,
prima che il buio vinca il suo destino:
eppure, in quel chiarore così fino,
tutto il nostro segreto si rivela.

La luce non conosce compromesso,
è verità che taglia e che conquista,
è lama che ci incide, passo a passo.

E mentre illumina, anche si svista:
ci lascia nella tenebra un riflesso,
e svanisce, ma il cuore la registra.


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Sonetto 24: Il barcollare del volo

Se il volo è un barcollare senza meta,
un’ombra nel tramonto che si perde,
allora siamo piume nelle tende
di un vento che ci spinge, ci completa.

Ogni colpo ci spinge dove arretra
il cielo, e noi, col cuore che si tende,
tracciamo traiettorie, curve, ascese
che il tempo presto spezza, o ci resetta.

Eppure, nella caduta, c’è un senso:
un istinto che ci guida oltre il vuoto,
un filo che si tende e resta denso.

Così il volo diventa un atto ignoto,
ma anche una promessa, un canto intenso,
un sogno che ci lega al nostro moto.


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Sonetto 25: L’attimo che sfavilla

Sfavilla un attimo, poi si nasconde
dietro le pieghe stanche del pensiero:
è luce, ma si spegne nel mistero,
è vita, ma si perde tra le onde.

Ogni scintilla muore e poi risponde
al vuoto che la segue, nel silenzio:
è il ritmo della morte, il nostro incenso,
che brucia sulla soglia delle sponde.

Ma in quella fiamma resta un’eco chiara,
un segno che ritorna, che persiste,
un soffio che ci anima e ripara.

Così viviamo, tra le ombre tristi,
aggrappati a ogni luce, ogni rara
promessa che ci sfiora con sue viste.


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Sonetto 26: La frutta e il naufragio

Nella frutta è il naufragio: il dolce estremo
che morde la saliva e ci confonde,
il gusto che ci guida oltre le onde,
il senso che ci invita e che non temo.

Ogni morso è un addio, un passo a stento
verso il limite imposto dalla fame;
eppure, anche nella perdita infame,
ritroviamo il sapore, il nostro intento.

Non chiudiamo mai il frutto del piacere,
non serriamo la porta del peccato:
è linfa che ci scorre, che ci vuole.

Così viviamo, persi, ma beati,
in un masticare lento, un’arte sola:
dissolvere ogni attesa nel creato.


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Sonetto 27: Il mistero delle pieghe

Ogni piega del volto è una sentenza,
un tratto che si curva, un significato:
ci parla del passato mai scordato,
dell'ombra che si allunga nella stanza.

La pelle è un libro scritto con pazienza,
ogni segno un destino innamorato,
un’eco che risuona nel creato,
una domanda senza mai risposta.

Così il viso si specchia nell’eterno,
in cerca di una luce che lo sfiori,
di un senso che lo guidi oltre l’inverno.

E mentre il tempo incide i suoi decori,
il mistero rimane sempre interno,
tra i silenzi che vibrano e i dolori.


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Sonetto 28: Il limite delle rive

Il limite ci sfida: ogni confine
è il punto dove il cuore vuole andare,
è un sogno che si infrange contro il mare,
è un desiderio scritto tra le spine.

Camminiamo nel dubbio, e le rovine
sono il segno di ciò che non sappiamo:
le rive sono luoghi dove stiamo
in bilico tra il vuoto e le divine.

Ogni passo è un frammento che ci dona
il senso del cadere, del salire,
del perdere l’equilibrio che perdona.

E quando cadiamo, c’è un risalire:
le rive sono il punto che risuona
nel nostro eterno oscillare e fuggire.


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Sonetto 29: L’inganno delle finestre

Ogni finestra aperta è un tradimento,
un frammento di cielo che ci illude:
è un invito a vedere, ma si chiude
appena ci affidiamo al suo momento.

Guardiamo fuori, e il mondo è movimento,
un’onda che ci sfiora e poi delude:
ogni promessa è fragile e ci esclude,
ogni visione un lampo che si spegne.

Ma forse nelle finestre c’è un dono:
una verità segreta, una misura
che il cuore trova, tra il buio e il perdono.

Così viviamo, con la mano incerta
su vetri che riflettono la pura
essenza di ogni attesa che s’aperta.


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Sonetto 30: Il cammino senza ritorno

Il cammino non torna, è una ferita
che segna il passo e il tempo che si perde:
è un filo che si spezza tra le sponde,
un nome cancellato dalla vita.

Ogni strada è una mano già scolpita
sul volto del destino che ci confonde:
ci guida tra gli abissi e le profonde
verità che nascondiamo, infinita.

E quando ci fermiamo, il vento tace,
il mondo sembra chiuso, ma risuona
nel cuore una canzone, una preghiera.

Così il cammino è un dono che perdona,
anche se non ritorna, e resta pace
il passo che si chiude nella sera.


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Sonetto 31: Il vento che ritorna

Il vento porta con sé ciò che è perso,
soffia tra i rami spogli dell’inverno:
è un canto che risuona nell’eterno,
un respiro che incide il cuore terso.

Ogni folata è un ricordo disperso,
un frammento di vita, un sogno alterno:
sfiora la pelle, scava nel moderno
tempo, e ci lascia immobili e immersi.

Ma il vento ritorna sempre, e nel passo
ci guida verso spazi inesplorati,
riempie ciò che il silenzio aveva lasso.

E noi, nei suoi sussurri sempre amati,
troviamo l’eco di un futuro basso,
ma vivo di promesse ritrovate.


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Sonetto 32: Il cuore degli abissi

Negli abissi del mare c’è un segreto,
un ritmo che ci chiama e ci rapisce:
è il cuore della terra che finisce,
è l’infinito che si mostra al veto.

Ogni immersione è un salto nel completo
vuoto che ci circonda, ma ci avvisa
che oltre il buio c’è una luce precisa,
un’ombra che ci accoglie nel suo letto.

Così esploriamo gli abissi del giorno,
in cerca di un riflesso, di un confine,
di un senso che ci renda meno adorno.

E in quel viaggio tra ombre e discipline,
troviamo il nostro volto, un eterno
bagliore che si perde tra le brine.


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Sonetto 33: La promessa del frutto

Il frutto che mordiamo è una promessa,
un atto che ci lega alla natura:
è linfa che si scioglie nella bocca,
è il sapore del tempo che ci appressa.

Ogni morso è un istante che confessa
il desiderio e il limite che dura:
non chiudiamo mai il frutto della cura,
lasciamo che ci nutra e poi ci stessa.

Così viviamo, sempre in bilico,
tra ciò che gustiamo e ciò che perdiamo,
tra il dono che ci chiama e il rischio antico.

E mentre il frutto svanisce, troviamo
un senso nuovo, dolce e già più amico,
nel succo che ci lega e che sappiamo.


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Sonetto 34: Le leggi selvatiche

Le leggi della vita sono selvagge,
non scritte ma incise dentro il cuore:
ci stringono in un cerchio di dolore,
ci danno libertà come un miraggio.

Ogni passo che facciamo è un atto,
una sfida al confine, una scoperta:
ci guida il desiderio, una finestra
aperta sul mistero che ci aspetta.

E quando ci pieghiamo alle sue regole,
scopriamo che il segreto ci appartiene:
è il ritmo della vita, senza tregue.

Così viviamo, figli di catene
che sono fatte d’aria, spine e beghe,
ma che ci rendono vivi, senza pene.


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Sonetto 35: La superficie sfavillante

La superficie è luce che non mente,
è un vetro che riflette e ci inganna:
oltre di essa, la verità s’annuncia
nella profondità che sempre scende.

Ogni riflesso è un inganno che ci sente,
un gioco che ci attrae e ci companna:
tutto è lucente, ma poi si sgretola
nella polvere di ciò che non si vende.

Eppure, nel suo bagliore che ci prende,
c’è un senso che non muore mai, che dura:
è il volto di una vita che si rende,

un sogno che sfida ogni sua paura,
un passo che si fa e poi si stende
sulle acque di una pace senza misura.


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Sonetto 36: Il ritorno del silenzio

Il silenzio ritorna, come un’onda,
un abbraccio che avvolge la nostra carne,
è la voce che non osa e non parla,
ma ci segna nell’attesa che affonda.

Ogni parola è un’eco che risponde
al vuoto che il silenzio ci ha donato:
il rumore è inganno, mai portato,
solo il silenzio, quieto, ci confonde.

E nel silenzio cresce il nostro essere,
come pianta che sboccia nella terra:
è un seme che germina, un potere.

Eppure, in quel silenzio che ci serra,
viviamo, e ogni respiro ci fa essere,
mentre l’assenza è vita che ci terra.


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Sonetto 37: Il volto della fine

Il volto della fine è senza età,
è come una pietra che non muta,
è un segno che ci guarda senza paura,
un abisso che si nasconde in verità.

Ogni espressione è chiara nella sua realtà,
è l’immagine che il tempo non rifiuta:
la fine è un angolo, una porta muta
che si apre per accogliere la nostra umiltà.

Eppure nel volto della fine, c’è un senso,
un sorriso che sfida l’ineluttabile,
un desiderio che ci chiama al risveglio.

Così, nella fine, troveremo il cielo,
un volto che ci guida all’imperdibile,
una luce che sfida ogni possibile.


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Sonetto 38: La forma dell’ombra

L’ombra è una forma che ci segue,
è il tratto che si stende sotto il passo,
è il segno che rimane, silenzioso,
e non ci lascia mai, ci accarezza e piega.

Ogni ombra ha il suo volto, ha il suo abisso,
ci indica un sentiero che non vediamo,
ci tiene stretti a ciò che noi temiamo,
eppure non è mai quella che periamo.

Nell’ombra si nasconde il nostro volto,
quello che non vediamo, ma che esiste:
è il lato che non illumina la luce.

Così viviamo, senza mai conoscere
la forma che l’ombra ci resiste,
mentre il buio ci guida senza scoprire.


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Sonetto 39: La carne del sogno

La carne del sogno è senza respiro,
è quella che ci sfiora e non ci lascia,
è il fuoco che ci brucia senza traccia,
un desiderio che non ha confine.

Ogni sogno è un tocco che ci tira
verso il corpo che non sappiamo,
verso il volto che non rivediamo,
ma che vive nel sogno che ci ispira.

Eppure, nella carne del sogno, c’è un vuoto,
un’assenza che ci sfida e ci rincorre,
un abisso che ci spinge oltre il tempo.

Così viviamo, sospesi, tra il credo
e il nulla che ci spinge e ci soccorre,
mentre la carne del sogno è il nostro tremo.


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Sonetto 40: La casa dell’arte

La casa dell’arte è un luogo muto,
dove il tempo si ferma a guardare,
dove ogni gesto è sospeso, a cercare
il senso che scivola nel suo compito.

Ogni pennellata è un segno assoluto,
ogni scultura un respiro che appare:
è il corpo dell’anima che non teme
di rivelarsi, di essere ritratto.

La casa dell’arte è una prigione
che libera la mente e la condanna:
è la via del sogno che si rende
a chi cerca e trova nella sua tana,
un rifugio, una voce, una canzone
che ci guida nel corpo e nella panna.


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Sonetto 41: Il volto del tempo

Il volto del tempo è una strada lunga,
è un tracciato che si perde nel cielo,
un segno che ci sfiora e poi ci strega,
un mistero che ci scivola nella lingua.

Ogni ruga è una traccia che si allunga,
ogni istante è un ricordo che si cela,
eppure nel suo passo c’è la vela
di un desiderio che non si spezza.

Nel volto del tempo ogni secondo è eterno,
ogni attimo ci porta oltre la porta
che il presente ci nasconde e ci riserva.

E noi, sospesi tra l’inizio e la fine,
viviamo il futuro come un inverno,
una stagione che ritorna e si conserva.


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Sonetto 42: L’inganno della luce

La luce è un inganno che ci seduce,
è un velo che ci copre e poi ci spezza,
è il punto dove il buio si riflette,
un gioco che ci sfida e che ci induce.

Ogni luce è un riflesso che ci luce,
un segno che ci scivola nelle mani,
è il filtro che si posa su i rimpianti,
ma che nasconde ciò che poi ci induce.

Eppure nella luce c’è il mistero,
una chiara consapevolezza che si spegne:
è la verità che brucia e ci libera.

Così viviamo, sospesi tra il pensiero
che ogni luce ci inganni e ci sovraintenda,
mentre noi ne restiamo prigionieri.


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Sonetto 43: La strada dell’oblio

La strada dell’oblio è lunga e chiara,
è un cammino che ci porta oltre il mare,
è il silenzio che ci invita a respirare
l’aria che ci avvolge, e poi ci separa.

Ogni passo è un passo che si para
davanti a noi, ma non ci lascia andare:
è il buio che si fa strada senza pare
e poi ci svela il volto che non sparisce.

Nel viaggio dell’oblio c’è una luce,
un volto che si mostra, ma non si vede,
un desiderio che si smarrisce e ride.

E noi, persi in quella strada che ci induce,
camminiamo, senza mai più vedere,
l’ombra che ci avvolge e poi ci concede.


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Sonetto 44: Il corpo senza nome

Il corpo senza nome è un’anima nuda,
è la carne che si perde tra le mani,
è l’ombra che si flette nei suoi piani,
un sogno che non trova la sua strada.

Ogni gesto è un riflesso che si suda,
ogni parola è un’eco che ci invia,
è il corpo che si fa, senza più via,
un’idea che non sa più di che è giuda.

Nel corpo senza nome c’è l’eterno,
è un segno che non trova la sua voce,
è il desiderio che ci sfiora e ci consuma.

Eppure, in quella carne, il sogno è inverno,
è una stagione che ci lascia senza luce,
un viaggio che non finisce, ma che assume.


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Sonetto 45: La fiamma che resiste

La fiamma che resiste è un cuore ardente,
è un fuoco che si nutre di mistero,
è il caldo che ci scotta e ci difende,
è il desiderio che non smette di accendersi.

Ogni fiamma è un respiro che ci sente,
un segno che ci brucia e poi si ferma,
è il fuoco che ci dona e ci riserva
il senso della vita, il suo fervore.

Eppure, nella fiamma, c’è un attimo,
un istante che ci sfiora e si disperde,
un soffio che ci perde, ma ci avvolge.

Così viviamo, tra il caldo e il rifiuto,
un fuoco che ci brucia e ci disperde,
mentre restiamo vivi, mai perduti.


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Sonetto 46: La solitudine della notte

La solitudine della notte è un respiro,
un sussurro che ci sfiora senza scampo,
è l’ombra che ci cerca e poi ci stanca,
è il passo che si perde nel suo giro.

Ogni attimo di notte è un mistero,
un sogno che ci sfiora e ci insegue,
è il silenzio che si fa sempre più cieco,
una pausa che si riempie di sospiri.

Nel cuore della notte c’è un riflesso,
una verità che non ci lascia mai,
è il volto della vita che si stende.

E noi, soli, restiamo a cercare,
il segreto che ci guida, come un testo,
mentre la notte tutto ci difende.


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Sonetto 47: L’inquietudine dell’attesa

L’inquietudine dell’attesa è un abisso,
è un vuoto che ci sfida e ci sconvolge,
è l’eco di una voce che ci sollecita,
un segno che ci guida senza passo.

Ogni attimo d’attesa è un destino
che ci sfiora e poi ci lascia nel silenzio,
è la strada che non vediamo, ma percepiamo,
è l’ombra che ci annuncia il suo ritorno.

Nel cuore dell’attesa c’è la paura,
un tremore che ci scuote e ci trattiene,
è l’impossibilità di dire il vero.

Eppure, nell’attesa, c’è una misura,
un desiderio che ci cresce e ci sostiene,
mentre il tempo ci frena e ci fa vero.


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Sonetto 55: L’involucro del silenzio

L'involucro del silenzio è un mantello,
è una pelle che ci avvolge e ci sfida,
è il vuoto che ci stringe come un anello,
una pace che si fa distesa e arida.

Ogni parola che non nasce è un duello,
un grido che si spegne dentro l’aria,
è l’ombra che ci avvolge e ci prepara,
è un mistero che non si dice e brilla.

Nel silenzio c'è il peso di una porta,
una verità che resta invisibile,
un respiro che ci sfiora senza sosta.

Eppure, nel silenzio c’è una rotta,
un cammino che ci porta e ci rivelano
le voci che non osiamo e ci accolgono.


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Sonetto 56: Il cuore del vento

Il cuore del vento è una direzione,
è una forza che ci spinge e non si vede,
è la mano che ci accarezza e ci piega,
un battito che si fa a ogni emozione.

Ogni alito di vento è un'intenzione,
è la spinta che ci porta e poi ci svela,
è il sogno che ci chiama e ci rivela,
un soffio che s’infiamma e ci scompone.

Nel cuore del vento c’è una traccia,
un segreto che ci guida senza fine,
un respiro che ci scuote e ci avvolge.

Eppure nel vento, c'è una pace che straccia,
un silenzio che ci lascia senza spine,
mentre la sua forza ci stringe e ci snodgia.


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Sonetto 57: La speranza nell’ombra

La speranza nell’ombra è un cammino,
è un filo che ci guida senza luci,
è il sogno che ci cerca tra i confini,
una strada che non vediamo eppure riempiamo.

Ogni passo verso l’ombra è divino,
è una forza che ci prende senza limiti,
è la verità che non vediamo mai,
un’eco che ci chiama senza risposte.

Nel cuore dell’ombra cresce il desiderio,
è una luce che non si spegne mai,
un segno che ci chiama e ci apre.

Eppure, nell’ombra c’è un mistero serio,
un segreto che si svela senza paure,
mentre la speranza si fa e ci solleva.


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Sonetto 58: La traccia della memoria

La traccia della memoria è un filo sottile,
è un segno che si perde nell’abisso,
è una mano che si tende senza pace,
un ricordo che ci sfiora e ci tiene.

Ogni ricordo è una stella che si frange,
è una luce che non trova la sua strada,
è l’immagine che si fa polvere e strada,
un’orma che rimane e non si sminuisce.

Nel cuore della memoria c’è l’eterno,
è la voce che ci guida senza tregua,
un desiderio che ci segna e ci accompagna.

Eppure, nella memoria c’è l’inverno,
un sogno che ci scivola e ci prega,
mentre la traccia ci porta e ci abbraccia.


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Sonetto 59: Il sorriso della vita

Il sorriso della vita è un respiro,
è un gesto che ci sfiora e ci confonde,
è una luce che ci svela il nostro destino,
un amore che ci trova e ci risponde.

Ogni sorriso è un segno che ci tira,
un’onda che ci abbraccia e ci spinge,
è la via che ci si fa senza resistenza,
un desiderio che ci porta e ci sgorga.

Nel sorriso della vita c’è la gioia,
un riflesso che ci sfiora e ci nutre,
è la pace che ci segue e ci accoglie.

Eppure, nel sorriso c’è una noia,
un desiderio che non smette mai di crescere,
mentre la vita ci sorride e ci protegge.


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Sonetto 60: Il peso dell’anima

Il peso dell’anima è una forza,
è un ricordo che ci stringe senza fine,
è un pensiero che ci sfiora e ci consuma,
una scia che si fa solco e ci confonde.

Ogni passo che compiamo è una corsa,
è una fatica che non si libera mai,
è il desiderio che non smette mai di essere,
un tormento che ci porta e ci ripaga.

Nel peso dell’anima c’è l’infinito,
è la quiete che ci sfiora e ci abbraccia,
un’eco che ci segue senza pace.

Eppure, nel peso c’è un invito finito,
un richiamo che ci chiama e ci spinge,
mentre l’anima si fa e ci minaccia.


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Sonetto 61: La rotta del destino

La rotta del destino è una vela,
è il vento che ci spinge senza sosta,
è la via che non vediamo eppure scegliamo,
un abisso che ci porta e ci risveglia.

Ogni passo verso il destino è una stella,
è una luce che non trova mai riposo,
è il futuro che si fa nel nostro cuore,
un segno che ci guida e ci attende.

Nel cuore della rotta c’è la fine,
un passo che ci porta senza guardare,
un viaggio che non smette mai di bruciare.

Eppure, nel destino c’è una macchina fine,
un movimento che ci sfiora e ci rende,
mentre la rotta ci porta e ci attende.


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Sonetto 62: Il respiro dell'universo

Il respiro dell’universo è un battito,
è un soffio che ci pervade e ci spinge,
è la luce che si fa nel buio infinito,
una stella che ci osserva e ci risplende.

Ogni istante è un segno che non vediamo,
è un'onda che ci sfiora senza nome,
è l'eco di un passo che si perde e resta,
un desiderio che non smette di chiamare.

Nel respiro dell’universo c’è la vita,
un movimento che ci segue e ci tocca,
un attimo che ci sfugge senza fine.

Eppure, nel respiro c’è una vita infinita,
un respiro che ci sfida e ci accoglie,
mentre l'universo si muove e ci abbraccia.


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Sonetto 63: Il fiore che non sboccia

Il fiore che non sboccia è un sogno amaro,
è un desiderio che si spegne senza luce,
è un cammino che non trova la sua strada,
un fiore che rimane chiuso e muto.

Ogni petalo che non cresce è un faro,
un segno che si perde tra le nuvole,
è la vita che non si fa mai sentire,
un’attesa che non si compie mai.

Nel fiore che non sboccia c’è il mistero,
è un segreto che non ha mai parola,
un'ombra che rimane senza fiato.

Eppure, nel fiore c’è un desiderio vero,
una speranza che non smette di chiamare,
mentre il fiore rimane senza respiro.


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Sonetto 64: L’inquietudine dell’ombra

L’inquietudine dell’ombra è un passo,
è un movimento che ci sfiora e ci spegne,
è un desiderio che ci prende senza sosta,
una rotta che non trova mai rifugio.

Ogni gesto che facciamo è un abbraccio,
un abbraccio che non si conclude mai,
è la paura che ci abita e ci conduce,
un angolo che si stringe e ci trattiene.

Nel cuore dell’ombra c’è la quiete,
un respiro che ci cerca e ci accoglie,
un brivido che non ha mai fine.

Eppure, nell’ombra c’è una luce che vede,
un segreto che ci sfiora e ci accende,
mentre l’inquietudine ci accompagna e ci prende.


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Sonetto 65: Il confine dell'anima

Il confine dell’anima è una linea,
è un passo che non possiamo varcare,
è un abisso che ci osserva e ci tira,
una barriera che non si può superare.

Ogni sogno è una speranza che si china,
è il desiderio che non si realizza mai,
è un passo che rimane senza traccia,
un cammino che non ha più ritorno.

Nel confine dell’anima c’è la pace,
un respiro che ci guida e ci chiama,
un silenzio che ci stringe senza fine.

Eppure, nel confine c’è un amore che tace,
una voce che ci chiama e ci sfida,
mentre l’anima si fa e ci invita.


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Sonetto 66: La danza del tempo

La danza del tempo è un movimento,
è un passo che ci sfiora e ci porta,
è la musica che non smette mai di suonare,
un respiro che si fa e ci rapisce.

Ogni battito del cuore è un momento,
è un suono che si fa nel nostro interno,
è il ritmo che ci spinge a danzare,
un passo che ci tiene e non si ferma.

Nel cuore del tempo c’è l’eternità,
un battito che ci segna e ci abbraccia,
un respiro che non smette mai di muoversi.

Eppure, nel tempo c’è una serenità,
un ritmo che ci guida senza fretta,
mentre la danza ci solleva e ci lega.


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Sonetto 67: La paura dell’infinito

La paura dell’infinito è un respiro,
è un vuoto che ci inghiotte e ci divide,
è il desiderio che ci sfiora e ci abbraccia,
un passo che si perde nell’assenza.

Ogni sogno è una paura che ci tira,
è una luce che non vediamo mai,
è il silenzio che ci osserva senza sosta,
un’ombra che non ci lascia mai in pace.

Nel cuore dell’infinito c’è il vuoto,
una luce che ci guarda senza fine,
un abbraccio che ci stringe e ci consuma.

Eppure, nell’infinito c’è un dono immenso,
una pace che ci sfiora e ci chiama,
mentre la paura ci avvolge e ci guida.


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Sonetto 68: La ferita del mondo

La ferita del mondo è un grido,
è una cicatrice che non si rimargina,
è un urlo che ci sfiora senza pace,
un dolore che si fa vivo e si stende.

Ogni passo è una ferita che ci tocca,
è una voce che ci chiama e ci ferisce,
è il segno che non possiamo cancellare,
un dolore che ci tiene e ci abbraccia.

Nel cuore della ferita c’è la vita,
un desiderio che non smette mai di ardere,
un respiro che ci segue e ci percorre.

Eppure, nella ferita c’è una speranza,
un amore che non si spegne e non muore,
mentre il mondo ci sfiora e ci consuma.


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Sonetto 69: Il sogno senza fine

Il sogno senza fine è una tela,
è un filo che ci sfiora e ci trascina,
è un desiderio che non trova mai l’uscita,
una luce che ci chiama senza fine.

Ogni sogno è un viaggio che non finisce,
è una strada che non ha mai confini,
è il mistero che ci sfiora e ci guida,
un’ombra che non svanisce mai.

Nel sogno senza fine c’è la libertà,
un respiro che ci prende senza sosta,
un movimento che non si arresta mai.

Eppure, nel sogno c’è una realtà,
un mondo che ci sfiora e ci accoglie,
mentre il sogno ci tiene e ci dissolve.


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Sonetto 70: L’invito della solitudine

L’invito della solitudine è un abbraccio,
è un passo che ci guida nell’ignoto,
è il silenzio che ci osserva e ci traccia,
una voce che non ci lascia mai del tutto.

Ogni respiro nella solitudine è profondo,
è un pensiero che non trova mai l’eco,
è la pace che non ci viene mai data,
un desiderio che non si svela mai.

Nel cuore della solitudine c’è l’oro,
è la quiete che ci avvolge e ci plasma,
un abbraccio che ci toglie e ci completa.

Eppure, nella solitudine c’è un tesoro,
un segreto che non smette di chiamare,
mentre ci sfiora e ci guida senza scampo.


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Sonetto 71: La tempesta dell’anima

La tempesta dell’anima è un vortice,
è una forza che ci scuote senza fine,
è il dolore che ci prende e ci sommerge,
un mare che non smette mai di inghiottirci.

Ogni onda che ci sfiora è un grido,
è un’onda che ci trascina e ci spezza,
è il desiderio che ci abbraccia e ci ride,
un urlo che rimane senza risposta.

Nel cuore della tempesta c’è il coraggio,
un fuoco che ci brucia e ci illumina,
un respiro che non si spegne mai.

Eppure, nella tempesta c’è il viaggio,
una forza che ci guida e ci arrende,
mentre l’anima si svela e ci scivola.


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Sonetto 72: Il peso del ricordo

Il peso del ricordo è una catena,
è un legame che non lascia mai respiro,
è un’ombra che ci segue e ci avvolge,
un segreto che ci strappa e ci porta.

Ogni passo che facciamo è un ritorno,
è una strada che non si ferma mai,
è un volto che si perde e poi ritorna,
un dolore che rimane e non svanisce.

Nel cuore del ricordo c’è l’infinito,
una voce che ci chiama e ci accarezza,
un amore che non smette mai di essere.

Eppure, nel ricordo c’è un invito,
un abbraccio che ci avvolge e ci salva,
mentre il peso ci piega e ci solleva.


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Sonetto 73: La luce che non si spegne

La luce che non si spegne è un faro,
è un bagliore che ci guida e ci chiama,
è la speranza che si fa nel buio,
una stella che non perde mai la sua fiamma.

Ogni raggio che ci sfiora è un sorriso,
è una scintilla che non smette mai di brillare,
è il cammino che si fa tra le ombre,
un segno che non cessa di risplendere.

Nel cuore della luce c’è la salvezza,
un passo che ci prende e ci solleva,
un respiro che non smette mai di ardere.

Eppure, nella luce c’è un’oscurità,
un segreto che ci sfiora e ci parla,
mentre la luce ci guida e ci dissolve.


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Sonetto 74: Il peso della verità

Il peso della verità è un fardello,
è una pietra che ci schiaccia e ci spinge,
è un segreto che ci brucia senza sosta,
un silenzio che non smette mai di urlare.

Ogni parola che non diciamo è un abisso,
è un pensiero che ci sfiora e ci inghiotte,
è il peso che non possiamo sollevare,
una menzogna che ci fa restare fermi.

Nel cuore della verità c’è la luce,
un riflesso che ci svela e ci guida,
un passo che ci porta oltre il confine.

Eppure, nella verità c’è la voce,
un respiro che ci scivola e ci rende,
mentre il peso ci schiaccia e ci risveglia.


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Sonetto 75: La carezza del tempo

La carezza del tempo è un sospiro,
è un respiro che ci accarezza e ci sfiora,
è un movimento che ci prende senza posa,
un segno che si fa lieve e ci riscalda.

Ogni attimo che passa è un ricordo,
è una luce che non smette mai di brillare,
è il silenzio che ci sfiora e ci chiama,
un desiderio che non ci lascia mai.

Nel cuore del tempo c’è l’infinito,
un abbraccio che ci avvolge e ci ferma,
un attimo che non scivola mai via.

Eppure, nella carezza c’è un limite,
un gesto che ci piega e ci consola,
mentre il tempo ci guida e ci sorride.


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Sonetto 76: L’abbraccio dell’oscurità

L’abbraccio dell’oscurità è un mistero,
è una mano che ci stringe e ci nasconde,
è un respiro che ci sfiora e ci consuma,
un desiderio che ci possiede e ci segna.

Ogni passo nell’oscurità è un sogno,
è una strada che non troviamo mai,
è un angolo che ci inghiotte senza sosta,
un passo che non si ferma e ci avvolge.

Nel cuore dell’oscurità c’è la luce,
un riflesso che ci guida e ci accoglie,
un abbraccio che ci stringe e ci nutre.

Eppure, nell’oscurità c’è la pace,
un silenzio che ci solleva e ci libera,
mentre l’abbraccio ci avvolge e ci dissolve.


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Sonetto 77: Il ritorno della vita

Il ritorno della vita è un ciclo,
è un passo che ci riporta a noi stessi,
è un battito che non smette mai di essere,
un respiro che ci sfiora e ci riempie.

Ogni fine è un nuovo inizio,
è un cammino che ci conduce e ci fa restare,
è la speranza che non ci lascia mai,
un desiderio che cresce senza fine.

Nel cuore del ritorno c’è la rinascita,
un amore che ci accoglie e ci rialza,
un abbraccio che ci risveglia e ci nutre.

Eppure, nel ritorno c’è una sfida,
un cammino che non smette mai di crescere,
mentre la vita ci chiama e ci riprende.


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Sonetto 78: La fine e l’inizio

La fine e l’inizio sono uno stesso respiro,
è un passaggio che ci prende e ci rinnova,
è un movimento che ci accompagna e ci sfida,
un ciclo che non smette mai di girare.

Ogni fine è un segno che si trasforma,
è una luce che ci guida verso il nuovo,
è un dolore che ci lascia e ci scivola via,
un passo che ci porta oltre la morte.

Nel cuore della fine c’è la vita,
un battito che non smette mai di battere,
un respiro che non si ferma mai.

Eppure, nella fine c’è un inizio,
un seme che cresce e ci chiama,
mentre la fine si fa e ci sorride.


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Sonetto 79: Il silenzio delle cose

Il silenzio delle cose è un respiro,
è un sussurro che ci sfiora e ci inghiotte,
è l’ombra che si fa più forte e più vicina,
un eco che non smette mai di parlarci.

Ogni gesto che compiamo è una carezza,
è un passo che si fa invisibile e lieve,
è una mano che non lascia traccia,
un segno che si dissolve senza fine.

Nel silenzio delle cose c’è la pace,
un’armonia che ci scivola dentro,
un battito che non smette di suonare.

Eppure, nel silenzio c’è una voce,
un’onda che ci chiama e ci scuote,
mentre il mondo tace e ci avvolge.


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Sonetto 80: La rivelazione dell’invisibile

La rivelazione dell’invisibile è un faro,
è un lume che si accende nell’oscurità,
è una luce che non vediamo ma sentiamo,
un segreto che ci svela senza parole.

Ogni passo che compiamo è un sogno,
è un cammino che non sappiamo dove porta,
è una verità che si fa palpabile,
un volto che non riusciamo a vedere.

Nel cuore dell’invisibile c’è il miracolo,
una fiamma che ci brucia e ci illumina,
un’idea che non smette di esistere.

Eppure, nell’invisibile c’è la realtà,
un mondo che ci sfiora e ci accoglie,
mentre la rivelazione ci svela e ci guida.