La voglia dei cazzi e altri fabliaux medievali tradotti e presentati da Alessandro Barbero è una raccolta che porta alla luce un lato spesso ignorato del Medioevo: quello della licenziosità arguta e della satira popolare. Il titolo, audace e diretto, non lascia spazio a dubbi: qui si affrontano i fabliaux, brevi racconti burleschi e talvolta scabrosi che rappresentano una finestra sulla quotidianità e sulla mentalità di un'epoca lontana.
Barbero, storico noto per la sua capacità di avvicinare il grande pubblico alla storia, si dimostra anche eccellente traduttore e curatore. Il libro offre testi che spaziano dal comico all'irriverente, spesso focalizzati su temi corporei, relazioni sessuali, e rovesciamenti di potere tra i sessi e le classi sociali. La traduzione restituisce con freschezza il gusto dell'originale, senza perdere il sapore un po' piccante e la vivacità dei testi medievali.
Il grande pregio del volume sta nella sua capacità di coniugare il rigore accademico con la leggerezza narrativa. Barbero non si limita a tradurre, ma offre un'introduzione e note puntuali che contestualizzano ogni fabliau, rendendo chiaro al lettore moderno il contesto storico e culturale di queste storie. Le illustrazioni e la grafica della copertina, che richiamano il mondo medievale, completano l'esperienza di lettura.
È un libro che, pur non essendo per tutti a causa del linguaggio esplicito, risulta irresistibile per chi vuole esplorare il Medioevo senza filtri idealizzati. Con humour e intelligenza, La voglia dei cazzi ci ricorda che il passato, pur distante, è molto più simile a noi di quanto si potrebbe pensare. Una lettura godibile, irriverente e sorprendentemente istruttiva.
Un aspetto che vale la pena sottolineare è come i fabliaux rappresentino un'autentica voce popolare, lontana dall'aulicità e dalle raffinatezze della letteratura cortese. Sono racconti dove il corpo, il desiderio, e la trasgressione si intrecciano con una feroce ironia, smascherando ipocrisie sociali e religiose. Qui, preti lussuriosi, mogli furbe e mariti ingenui diventano i protagonisti di un teatro grottesco che parla di pulsioni universali, ancora riconoscibili oggi.
Alessandro Barbero si dimostra magistrale nel cogliere lo spirito di questi testi e nel trasporlo in un italiano moderno che non tradisce l'ironia mordace degli originali. Riesce a conservare la crudezza senza scadere nel volgare gratuito, facendo emergere la genialità narrativa di questi racconti spesso snobbati dalla storiografia tradizionale. Inoltre, il suo lavoro di traduzione non si limita a una resa letterale, ma restituisce il ritmo e la musicalità che i fabliaux avevano come testi orali, destinati a essere recitati.
Un altro punto di forza del libro è la riflessione che ispira: questi racconti, per quanto apparentemente leggeri e comici, offrono una lente critica sulla società medievale, mettendo in ridicolo le gerarchie e rivelando le tensioni tra classi sociali, ruoli di genere e potere ecclesiastico. In un'epoca in cui il sesso e il corpo erano controllati e moralizzati, i fabliaux erano una ribellione narrativa, un mezzo per dare voce alle fantasie e ai desideri repressi.
In definitiva, La voglia dei cazzi e altri fabliaux medievali non è solo una lettura spassosa, ma anche un invito a riconsiderare il Medioevo come un'epoca vivace, carnale e incredibilmente umana. È un libro che soddisfa sia la curiosità storica che il gusto per la provocazione intellettuale, lasciandoti sorridere e riflettere allo stesso tempo. Un gioiello raro per chi sa apprezzare il lato più scanzonato della cultura medievale!
Un'ulteriore riflessione interessante riguarda il fatto che La voglia dei cazzi e la sua selezione di fabliaux ci pongono di fronte a una delle contraddizioni più affascinanti della cultura medievale: la coesistenza di un'ideologia cristiana che predicava la castità e la purezza, e una produzione letteraria che invece celebra il corpo, il sesso e la carnalità in modo esplicito. I fabliaux non sono solo storie di trasgressione, ma spesso raccontano il lato ironico e liberatorio della vita quotidiana, facendo emergere un conflitto tra le morali imposte dalla Chiesa e i desideri più terreni e immediati delle persone.
Al di là del contenuto spiccatamente erotico, questi racconti sono anche un riflesso di un'umorismo di classe e di un'abilità di osservazione sociale che potrebbe facilmente adattarsi alla realtà di qualsiasi epoca, compreso il nostro tempo. Le storie di inganni, tradimenti, e vittorie delle donne sui loro mariti o dei poveri sui ricchi, mostrano un'abilità narrativa che non perde di attualità. In un certo senso, leggere i fabliaux è un atto di "smascheramento": è come se l'autore medievale ci dicesse che la vita è fatta di ipocrisie e di piccole (e grandi) trasgressioni, e che, in fondo, siamo tutti uguali davanti alla nostra umanità più cruda.
Inoltre, proprio grazie alla traduzione di Barbero, possiamo vedere come certi temi "scabrosi" del Medioevo siano, in realtà, abbastanza universali. In un'epoca in cui il puritanesimo e la censura dominano i discorsi pubblici, i fabliaux ci ricordano che la libertà di parlare di sesso, desiderio e piacere, sebbene a volte problematica, è stata sempre una parte fondamentale della letteratura e della cultura.
In conclusione, La voglia dei cazzi non è solo un viaggio nelle trasgressioni medievali, ma anche un'opera che stimola una riflessione sul nostro rapporto con la morale, l'umorismo e la cultura. Ci invita ad apprezzare la vitalità dei racconti che, pur nell'irriverenza e nella volgarità, raccontano la parte più autentica e "umana" della vita sociale, rivelando quanto, in fondo, poco siamo cambiati nel tempo.
Un'altra nota potrebbe riguardare il modo in cui La voglia dei cazzi e altri fabliaux medievali sfida anche il nostro rapporto con la storia letteraria e la censura. Oggi, i temi trattati nei fabliaux potrebbero sembrare eccessivi o scandalosi, ma è interessante come la letteratura medievale fosse in grado di affrontare con umorismo e disinvoltura argomenti che oggi vengono spesso marginalizzati o trattati con imbarazzo. La presenza di temi come il sesso esplicito, l'inganno, e il cinismo sociale, che in molti contesti contemporanei verrebbero considerati tabù, venivano celebrati in queste storie come parte integrante della condizione umana.
Inoltre, il fatto che Alessandro Barbero abbia scelto di tradurre e presentare questi testi ai lettori moderni non è solo un atto di recupero storico, ma anche una provocazione. È come se l’autore ci stesse dicendo che non dobbiamo avere paura di affrontare la dimensione "scomoda" della storia letteraria e, al contempo, ci invita a riflettere su come la nostra visione della storia sia spesso filtrata da pregiudizi morali e ideologici.
In un'epoca in cui la censura e la moralizzazione del contenuto sembrano essere sempre più prevalenti, leggere e apprezzare i fabliaux diventa anche un atto di resistenza culturale. Questi racconti ci invitano a fare un passo indietro rispetto alla nostra idea di "decenza" e ad abbracciare la parte più viscerale e non filtrata della narrativa umana.
In definitiva, oltre al piacere della lettura per la sua vivacità e il suo carattere scanzonato, il libro invita anche a una riflessione più profonda sulla natura della letteratura, su come la società ha sempre gestito e trattato il corpo e il desiderio, e su quanto poco, forse, siamo davvero cambiati rispetto ai tempi medievali in termini di risate, trasgressioni e riflessioni sulla vita.