mercoledì 5 marzo 2025

Giovinastri trofei (10 sonetti)

1. Il trionfo oscuro
Giovinastri trofei di bulli fieri,
nelle scuole ferali al tempo sordo,
con voci aspre e promesse di misteri,
han chiuso il cielo in un abisso lordo.

Dopo le nascite di tenebre oscure,
s’affonda il cuore in paludi di senso;
il brevetto errato, che il passo pure
ritarda, rende il vivere più denso.

Il lume spento dietro i loro sguardi
è vuota eco di un passato perso,
un canto rotto, privo di riguardi.

Ma in quell’oscuro palpito disperso
giace un’idea, un bagliore tra i retardi:
che il fango nutra un fiore ancora diverso.


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2. Ribellione di paludi
Giovinastri trofei, falsi eroi di nulla,
bulli che innalzano rovine amare;
nelle scuole ferali ogni notte pulla
il grido muto d’ombre da afferrare.

Dopo le nascite di tenebre nere
sorge il rimorso che il cuore travolge,
palude errata che il vivere impone
e un senso arreso all’alba poi discioglie.

Ma in questa ribellione che si cela
sotto le fronde di un umore incerto,
cova la brace d’un’aurora intera.

Se il brevetto errato guida il deserto,
che sia la rabbia il seme che rivela
ciò che nel buio rende il mondo aperto.


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3. La danza dei bulli
Giovinastri trofei, maschere vane,
di scuole ferali figli perversi,
s’aggirano in cerchi come animali
con denti aguzzi e pensieri dispersi.

Dopo le nascite di tenebre torve
tornano i passi nell’ombra ferrosa;
il senso annega in paludi deforme,
e ogni giornata s’incaglia paurosa.

Cosa rimane di questi fantasmi
che s’ergono fieri nel vuoto osceno?
Un’eco sorda, la cenere ai crismi.

Ma tra le pieghe di questo terreno
brilla la sfida che sconfigge i drammi:
un fiore rosso da un buio terreno.


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4. Brevetto del dolore
Giovinastri trofei del disamore,
bulli dal ghigno di veleno tinto,
sul filo d’ombre pendono in errore,
né amano il sole, né il calore vinto.

Dopo le nascite di tenebre scure,
il senso giace, sommerso e tradito;
brevetto errato, che s’apre a paure,
è la palude in cui langue il sentito.

Eppure, un’ora d’oro avrà il coraggio
di rompere il sigillo del rancore,
di schiudere il baratro a nuovo viaggio.

Il cuore aspetta, nonostante il dolore,
l’alba che renda fertile il paesaggio:
tra i bulli, il sogno di un altro splendore.


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5. L’illusione di trofei
Giovinastri trofei di vane gesta,
gridano forte, ma nel nulla sprofondano;
nelle scuole ferali ogni ora è mesta,
si alza un fragore, ma i sogni affondano.

Dopo le nascite di tenebre mute
resta soltanto un palcoscenico spento,
brevetto errato d’ombre inconcludente,
palude avvolta dal torpore lento.

Cosa rincorrono, maschere vuote?
Forse l’idea d’un riscatto mancato?
O il silenzio di vite senza note?

Ma nel cuore del buio, inaspettato,
nasce il bisogno d’altre verità,
di un senso vivo che spezza la metà.


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6. La palude del senso
Giovinastri trofei di bulli ignoti,
scivolano nel fango dei destini;
nelle scuole ferali, cuori rotti,
crescono spine al posto dei giardini.

Dopo le nascite di tenebre scure,
tutto si spegne, s’avvolge nel buio;
brevetto errato che affonda paure,
palude amara d’un terreno spoglio.

Eppure, dietro l’ombra del disprezzo,
una scintilla vaga ancor persiste;
è fragile, ma mai si dà per mezzo.

Perché dal limo sorge quel che esiste:
un fiore nuovo, e con esso il riflesso
di chi, nel nulla, un giorno resiste.


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7. Ombre di vetro
Giovinastri trofei, specchi d’inganni,
nelle scuole ferali il gioco è aspro;
strillano vuoti, padroni di affanni,
re di un regno che è solo un cumulo d’argro.

Dopo le nascite di tenebre infrante,
s’aprono crepe nel fragile inganno;
palude errata, memoria costante,
tutto si perde nell’eterno affanno.

Chi sono mai questi falsi giganti
che innalzano torri di fragile vetro?
Non sono eroi, ma fantasmi vacanti.

Ma c’è una luce che li aspetta al centro,
dove il dolore diventa diamante
e il senso, rinato, li sfida nel metro.


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8. Il canto del vuoto
Giovinastri trofei di urla e di scherno,
bulli che ridono in scuole di ghiaccio;
cercano gloria, ma s’apre l’inferno
sotto il terreno che regge il lor braccio.

Dopo le nascite di tenebre spente,
tutto si frange in eco senza voce;
brevetto errato di menti assenti,
palude scura che nulla più cuoce.

Eppure, dentro quel vuoto cantato,
giace un silenzio che forse ripara;
un tempo nuovo, un istante aspettato.

Il loro grido si scioglie, si para
davanti al mondo che han dimenticato,
e in quell’attesa la vita si spara.


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9. Il fallimento dei bulli
Giovinastri trofei, volti beffardi,
nei giorni spenti, tra scuole ferali,
costruiscono imperi sempre tardi,
su palafitte d’errori letali.

Dopo le nascite di tenebre fitte,
restano solo detriti di canti;
brevetto errato, paludi sfinite,
frenano sogni, spezzano incanti.

Ma c’è nel buio un germoglio segreto,
un filo d’erba che sfida l’inferno,
un senso vivo che sorge discreto.

Ecco che il mondo, da dentro l’eterno,
ricostruisce un cielo non negletto:
una speranza che rompe il moderno.


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10. La luce che sfida
Giovinastri trofei di bulli stanchi,
che scuotono scuole come catene;
nelle ferali stanze il tempo arranchi,
l’eco del loro grido nulla tiene.

Dopo le nascite di tenebre amare,
la palude del senso annega il vero;
brevetto errato, che sogna il mare,
ma resta fermo nel torbido nero.

Tuttavia, in fondo a quell’acqua inquinata,
c’è un bagliore che lotta e non si arrende:
una scintilla d’anima mai spezzata.

Dove l’ombra del mondo infine pende,
sorge una stella, la vita rinata:
il sole canta, e la tenebra scende.