domenica 9 marzo 2025

La statua del dio Moloch al Museo Nazionale del Cinema di Torino: mito, storia e cinema

Introduzione: un viaggio tra cinema e mitologia

A Torino, all’interno di uno degli edifici più iconici della città, la Mole Antonelliana, si trova una delle istituzioni culturali più importanti d’Italia e d’Europa: il Museo Nazionale del Cinema. Questo spazio straordinario, dedicato alla settima arte, ospita una collezione vastissima che ripercorre l’intera storia del cinema, dai primi esperimenti con le lanterne magiche fino alle moderne tecnologie digitali.

Tra le numerose attrazioni presenti nel museo, una delle più impressionanti e affascinanti è senza dubbio la statua del dio Moloch, un’imponente riproduzione dell’idolo pagano reso celebre dal kolossal muto

Cabiria (1914), diretto da Giovanni Pastrone. La presenza di questa statua non è solo un tributo al film che ha rivoluzionato il linguaggio cinematografico, ma anche una testimonianza dell’importanza del cinema italiano agli inizi del Novecento.

Ma cosa rappresenta esattamente Moloch? Qual è il suo significato nella mitologia antica e nella cultura cinematografica? Perché Cabiria è stato un film così rivoluzionario? E come mai questa statua colossale continua a esercitare un fascino magnetico sui visitatori del museo?

Per rispondere a queste domande, è necessario intraprendere un viaggio che ci porterà dall’antichità al cinema muto, passando attraverso le innovazioni tecniche che hanno cambiato per sempre la storia della settima arte e le suggestioni visive che ancora oggi influenzano il nostro immaginario.


Il dio Moloch: tra storia, leggenda e propaganda

Le origini del culto di Moloch

Il nome Moloch compare in diverse fonti storiche e religiose, spesso associato a riti di sacrificio umano. Secondo alcuni testi biblici e racconti degli storici greci e romani, il culto di Moloch era praticato dai Fenici e dai Cartaginesi, e prevedeva il sacrificio di bambini bruciati vivi all’interno di un’enorme statua di bronzo.

L’immagine di Moloch come un idolo mostruoso e sanguinario ha avuto una lunga fortuna nella cultura occidentale, ma è importante sottolineare che molti storici moderni mettono in dubbio la veridicità di questi racconti. Alcuni studiosi ritengono che le descrizioni dei sacrifici umani siano in realtà frutto di propaganda anti-cartaginese diffusa dai Romani, i quali avevano tutto l’interesse a dipingere i loro nemici come barbari crudeli e inumani.

Indipendentemente dalla verità storica, l’idea di Moloch come un dio tirannico che esige vite umane ha continuato a esercitare un fascino oscuro sulla letteratura, sulla pittura e, infine, sul cinema. Ed è proprio questa immagine che Giovanni Pastrone ha voluto riprendere in Cabiria, rendendo la statua di Moloch un elemento centrale del film.


Cabiria: il primo grande kolossal della storia del cinema

Un film che ha cambiato il cinema

Quando Cabiria uscì nelle sale nel 1914, il cinema era ancora un’arte giovane. I film erano spesso brevi, con inquadrature statiche e storie semplici. Con Cabiria, Pastrone dimostrò che il cinema poteva essere molto più di un semplice spettacolo visivo: poteva diventare una vera e propria esperienza epica, paragonabile ai grandi poemi classici.

Prodotto dalla Itala Film, lo studio torinese fondato dallo stesso Pastrone, Cabiria si ispirava agli eventi della Seconda Guerra Punica, raccontando la storia della piccola Cabiria, rapita dai Cartaginesi e destinata a essere sacrificata al dio Moloch. Il film è un susseguirsi di avventure, battaglie e colpi di scena, con personaggi memorabili come Maciste, l’eroe forzuto interpretato da Bartolomeo Pagano.

L’iconica scena del sacrificio a Moloch

Uno dei momenti più spettacolari e terrificanti del film è senza dubbio

la scena del sacrificio nel tempio di Moloch. Qui vediamo l’enorme idolo al centro di un santuario monumentale, circondato da sacerdoti vestiti di tuniche rituali, mentre prigionieri e bambini vengono condotti all’altare per essere offerti al dio.

La tensione drammatica della scena è accentuata da un uso magistrale di luci, ombre e movimenti di macchina, elementi che conferiscono alla sequenza una potenza visiva straordinaria. Il momento culminante arriva quando Maciste irrompe nel tempio, lottando contro i sacerdoti per salvare i prigionieri e distruggere l’idolo pagano.

Questa scena rimase impressa nella memoria degli spettatori e divenne un punto di riferimento per il cinema storico e d’avventura, influenzando registi come D.W. Griffith e Fritz Lang.

L’innovazione tecnica: il carrello cinematografico

Oltre alla grandiosità scenografica, Cabiria introdusse una delle più importanti innovazioni tecniche della storia del cinema: il carrello cinematografico. Prima di allora, le riprese erano per lo più statiche o con movimenti minimi della macchina da presa.

Grazie all’ingegno di Segundo de Chomón, pioniere degli effetti speciali, Pastrone poté utilizzare un sistema di binari su cui montare la cinepresa, ottenendo movimenti fluidi e dinamici che rivoluzionarono il linguaggio cinematografico.

Questa tecnica, oggi standard nel cinema, fece di Cabiria un’opera pionieristica che anticipò di anni il grande cinema hollywoodiano.


La statua di Moloch al Museo Nazionale del Cinema di Torino

Dopo il successo del film, la statua di Moloch divenne un simbolo dell’epoca d’oro del cinema muto italiano. Tuttavia, l’originale andò perduto nel tempo. Grazie a fotografie e materiali d’archivio, è stata realizzata una ricostruzione fedele, oggi esposta nel Museo Nazionale del Cinema di Torino.

La collocazione della statua all’interno della Mole Antonelliana amplifica il suo impatto visivo. L’enorme idolo troneggia in una sala a lui dedicata, creando un’atmosfera solenne e inquietante. I visitatori del museo possono ammirarne i dettagli e rivivere l’epoca in cui il cinema era ancora un’arte sperimentale e visionaria.


Conclusione: Moloch, simbolo del cinema italiano

Oggi, la statua di Moloch non è solo un tributo a Cabiria, ma anche un simbolo del cinema come macchina del mito. In un’epoca in cui l’Italia era leader nella produzione cinematografica, Pastrone e il suo team dimostrarono che il cinema poteva creare mondi epici e spettacolari, capaci di influenzare intere generazioni di spettatori e cineasti.

Visitare il Museo del Cinema di Torino e trovarsi al cospetto di Moloch significa immergersi in un’epoca in cui il cinema era ancora un’avventura, una continua ricerca di nuove possibilità espressive. Ed è proprio questa capacità di evocare il mito e trasformarlo in immagini che rende il cinema un’arte senza tempo.

Moloch, con il suo sguardo minaccioso e la sua imponenza, continua a vegliare su questa eredità, ricordandoci che il potere del cinema non risiede solo nella tecnologia, ma nella sua capacità di raccontare storie che restano impresse nella memoria collettiva.