Passiamo la vita inseguendo un’idea sbagliata dell’amore, come se fosse qualcosa da meritare, un riconoscimento che ci verrà dato solo se saremo abbastanza belli, abbastanza intelligenti, abbastanza affascinanti, abbastanza… tutto. È un’illusione che ci viene insegnata fin da piccoli, spesso senza che ce ne rendiamo conto. Impariamo presto che il mondo premia chi si comporta bene, chi è disciplinato, chi ottiene buoni risultati. Ci dicono che dobbiamo essere gentili, educati, brillanti, e con il tempo interiorizziamo la convinzione che l’affetto, la stima e l’amore degli altri dipendano dalla nostra capacità di soddisfare certe aspettative.
Così cresciamo con questa insicurezza di fondo, con questa paura sottile di non essere mai abbastanza. Guardiamo gli altri e ci sembra che siano più sicuri di sé, più ammirati, più desiderati. Li osserviamo con una punta di invidia e pensiamo che abbiano capito qualcosa che a noi sfugge. Ci convinciamo che forse, se miglioriamo, se ci correggiamo, se riusciamo a essere più simili a quello che crediamo sia l’ideale di perfezione, allora potremo finalmente sentirci amati.
Ed è così che inizia il grande teatro della vita. Ci guardiamo allo specchio con severità, analizziamo ogni nostro difetto, cerchiamo di capire cosa possiamo correggere, cosa possiamo nascondere. Forse dobbiamo perdere qualche chilo, forse dobbiamo vestirci meglio, forse dobbiamo imparare a parlare con più sicurezza, a sorridere di più, a essere più interessanti. Costruiamo con pazienza un’immagine di noi stessi che speriamo sia più accettabile, più irresistibile. E quando usciamo nel mondo, recitiamo la parte che ci siamo scritti. Mostriamo il lato migliore, ridiamo quando serve ridere, diciamo le cose giuste al momento giusto, ci sforziamo di apparire sicuri anche quando dentro ci sentiamo fragili.
Eppure, nonostante tutto questo sforzo, quante volte abbiamo avuto la sensazione che non bastasse? Quante volte ci siamo trovati davanti a qualcuno che, nonostante la nostra attenzione, il nostro impegno, la nostra voglia di piacere, sembrava comunque distante, indifferente, incapace di vederci davvero? Quante volte ci siamo chiesti cosa ci mancasse ancora, cosa dovevamo fare di più per essere finalmente amati?
La verità, quella che ci mettiamo tanto a capire, è che l’amore non si ottiene con la fatica. Non si conquista con la perseveranza, come se fosse un obiettivo da raggiungere, un premio per chi si è impegnato abbastanza. L’amore vero non si nutre di sforzi. Chi ci ama davvero, chi ci vede per quello che siamo, non ci chiede di cambiare, non ci ama perché siamo perfetti, ma perché siamo noi.
È difficile accettarlo perché contraddice tutto ciò che abbiamo sempre creduto. Siamo abituati a pensare che dobbiamo meritarci ogni cosa nella vita: il lavoro, il successo, il rispetto. E allora perché dovrebbe essere diverso con l’amore? Eppure, lo è. L’amore autentico non è un’operazione di marketing, non è il risultato di una strategia ben congegnata. L’amore è riconoscimento. È qualcosa che accade spontaneamente, senza che dobbiamo lottare per ottenerlo.
E poi ci sono loro, quelli per cui non saremo mai abbastanza. Persone che non importa quanto ci sforziamo, non importa quanto ci rendiamo brillanti, affascinanti, disponibili: non ci vedranno mai. Non ci sceglieranno mai. E non perché ci sia qualcosa di sbagliato in noi, ma perché il loro sguardo è semplicemente rivolto altrove. Non possiamo forzare qualcuno ad amarci. Non possiamo convincerlo con la nostra dedizione, con la nostra dolcezza, con la nostra intelligenza. Perché l’amore, quello vero, non nasce dal compiacere, ma dall’essere.
Allora, se tutto questo è vero, perché passiamo ancora così tanto tempo a preoccuparci di ciò che gli altri vedono in noi? Perché continuiamo a limare le nostre imperfezioni, a recitare ruoli che non ci appartengono, a credere che solo se cambieremo abbastanza qualcuno finalmente ci amerà?
Forse perché abbiamo paura. La paura di non essere mai abbastanza è radicata in noi, è un veleno sottile che ci accompagna da sempre. E se smettessimo di provarci? Se ci accettassimo così come siamo, senza paura di non piacere? Se ci concedessimo il lusso di essere semplicemente noi stessi, senza filtri, senza pose, senza strategie?
Sarebbe un atto di ribellione. Un gesto di libertà assoluta. Perché significherebbe smettere di misurarci con gli occhi degli altri, smettere di dare al mondo il potere di definirci. Vorrebbe dire accogliere noi stessi senza condizioni, accettare le nostre debolezze, le nostre imperfezioni, la nostra unicità. E, incredibilmente, sarebbe proprio in quel momento che l’amore autentico potrebbe finalmente trovarci.
Perché chi ci ama davvero non ci ama perché siamo perfetti. Ci ama perché siamo veri. Ci ama nelle nostre contraddizioni, nei nostri difetti, nei nostri momenti di insicurezza. Ci ama non perché siamo sempre forti, ma perché, anche nella nostra fragilità, siamo noi.
E alla fine, non è proprio questo il senso di tutto? Essere visti, essere accolti, senza bisogno di sembrare diversi. Senza dover dimostrare nulla. Essere amati non perché abbiamo imparato a essere migliori, ma perché qualcuno ha saputo vedere in noi qualcosa di speciale, qualcosa che nemmeno noi, forse, avevamo mai saputo riconoscere.