martedì 18 marzo 2025

Michelangelo e il Giorno della tomba di Giuliano de’ Medici: il tempo, il corpo e l’anima scolpiti nel marmo

La scultura del Giorno, parte del grandioso complesso della Sagrestia Nuova nella Basilica di San Lorenzo a Firenze, è una delle opere più enigmatiche e intense della produzione michelangiolesca. Realizzata tra il 1524 e il 1534, essa rappresenta una delle quattro allegorie del tempo che adornano le tombe di Giuliano de’ Medici, duca di Nemours, e Lorenzo de’ Medici, duca di Urbino. Il Giorno, in particolare, si affianca alla Notte sulla tomba di Giuliano, creando un contrasto che va ben oltre la semplice alternanza delle ore del giorno e della notte: si tratta di una profonda riflessione sulla condizione umana, sullo scorrere del tempo e sulla tensione tra azione e passività, tra vita e morte.

Michelangelo, in questa fase della sua carriera, è ormai un artista maturo, la cui visione si è evoluta ben oltre l’armonia classica del primo Rinascimento. L’energia che anima le sue opere non è più quella pacificata e serena di un Donatello o di un Leonardo, ma è una tensione tormentata, una lotta tra il corpo e lo spirito, tra la materia e l’idea. Il Giorno, come tutte le sue figure della Sagrestia Nuova, non è solo un elemento decorativo di un sepolcro: è una scultura viva, carica di inquietudine, in cui si condensano le angosce e le riflessioni dell’artista sulla caducità della vita e sulla natura effimera del potere umano.


Michelangelo e il contesto della Sagrestia Nuova

Per comprendere appieno il Giorno, è necessario inserire la scultura nel contesto più ampio della Sagrestia Nuova e della sua concezione architettonica e simbolica.

Nel 1519, il cardinale Giulio de’ Medici (futuro papa Clemente VII) commissionò a Michelangelo la progettazione di un nuovo ambiente funerario destinato a ospitare le tombe di alcuni membri della famiglia Medici, tra cui Giuliano, duca di Nemours, e Lorenzo, duca di Urbino. Il progetto si inseriva nella tradizione del mecenatismo mediceo, che già aveva affidato a Brunelleschi la costruzione della Sagrestia Vecchia. Tuttavia, Michelangelo non si limitò a realizzare un ambiente in continuità con il passato: la sua Sagrestia Nuova è uno spazio innovativo, in cui architettura e scultura si fondono in un unico discorso artistico e filosofico.

L’intento iniziale era quello di esaltare il potere della famiglia Medici attraverso la celebrazione dei suoi membri defunti, ma Michelangelo trasformò il progetto in qualcosa di molto più personale e universale. Le tombe non sono monumenti di gloria, bensì luoghi di meditazione sulla fugacità del potere e sulla fragilità della condizione umana. Le quattro figure allegoriche del Giorno, della Notte, dell’Aurora e del Crepuscolo, poste sui sarcofagi, non rappresentano semplicemente il ciclo del giorno, ma sono immagini di uno scorrere del tempo che non porta a una rinascita, bensì a un senso di disfacimento e inquietudine.


Descrizione della scultura: la tensione del corpo e il non-finito

Il Giorno è raffigurato come un uomo nudo, muscoloso e possente, che giace in una posizione semisdraiata sul sarcofago. Il corpo è girato lateralmente, con il busto che si torce in modo innaturale, suggerendo un movimento appena iniziato ma mai del tutto compiuto. Il braccio destro è piegato e la mano si appoggia sul ginocchio, mentre il braccio sinistro pende pesantemente verso il basso, in una posa che sembra oscillare tra l’abbandono e l’intenzione di rialzarsi.

L’aspetto più sorprendente della scultura è il volto: a differenza delle altre figure della Sagrestia Nuova, il Giorno rimane incompiuto, con i tratti appena accennati. Questo non-finito è una scelta precisa di Michelangelo, che utilizza l’incompiutezza per suggerire un’idea di divenire, di energia trattenuta. Il Giorno sembra emergere dalla pietra, in una lotta per affermare la propria esistenza, ma è come se non riuscisse a completare il processo: il tempo lo tiene sospeso in uno stato di continua formazione, senza mai permettergli di giungere alla pienezza della vita.

Questa scelta espressiva riflette il pensiero filosofico dell’artista: la scultura non è solo un’opera finita, ma un atto creativo in sé, un dialogo tra l’artista e la materia. L’uomo non è mai davvero compiuto, ma sempre in lotta con la sua stessa esistenza, un concetto che Michelangelo sviluppa anche nei suoi Prigioni, in cui le figure sembrano cercare di liberarsi dalla pietra grezza che le imprigiona.


Il significato simbolico: il Giorno tra forza e inquietudine

Se nella tradizione iconografica il giorno è spesso associato alla luce, alla chiarezza e all’attività, Michelangelo ne offre una visione completamente diversa. Il suo Giorno non è un’immagine di vigore e trionfo, ma una figura sospesa tra il risveglio e la stanchezza, tra il movimento e l’immobilità. Non guarda in avanti con fierezza, ma sembra quasi sopraffatto dal peso della propria esistenza.

In questo, si oppone alla figura della Notte, la sua compagna sulla tomba di Giuliano. Se la Notte è una donna addormentata, con il corpo rilassato e il volto sereno, il Giorno è il simbolo di una tensione irrisolta. Michelangelo non rappresenta il tempo come un ciclo rassicurante, ma come una forza inarrestabile che logora e schiaccia l’individuo.

Questa concezione riflette il pessimismo dell’artista, che in questi anni vive un periodo di grande crisi interiore. Firenze, la città che aveva amato e servito, è caduta sotto il dominio mediceo dopo il fallimento della Repubblica, e Michelangelo stesso si trova in una posizione ambigua: pur essendo legato alla famiglia Medici, egli non condivide il loro potere assoluto. Le tombe medicee, dunque, non celebrano la loro grandezza, ma sembrano piuttosto un ammonimento sulla vanità del potere e sulla fragilità della vita umana.


L’eredità del Giorno: un’opera tra Rinascimento e Manierismo

Il Giorno rappresenta un punto di svolta nella scultura di Michelangelo e anticipa molte delle caratteristiche del Manierismo, lo stile che avrebbe superato l’equilibrio classico rinascimentale per abbracciare forme più dinamiche ed espressive. La torsione del corpo, la tensione muscolare e l’incompiutezza della figura sono elementi che influenzeranno profondamente gli artisti successivi, da Giambologna a Bernini, fino agli scultori moderni come Rodin.

Questa scultura non è solo una rappresentazione allegorica, ma una visione dell’umanità in lotta con il tempo e con il proprio destino. Michelangelo non si limita a scolpire una figura, ma plasma un’idea, un concetto che travalica il semplice simbolismo iconografico. Il Giorno, con il suo corpo possente ma la sua espressione incompiuta, diventa l’immagine stessa della tensione tra l’essere e il divenire, tra la forza e la fragilità, tra la materia e lo spirito.

Questa ambivalenza rispecchia non solo il tormento interiore dell’artista, ma anche il clima culturale dell’epoca. Siamo in un momento di transizione tra il Rinascimento e la crisi che porterà alla Controriforma: il sogno umanistico di un’armonia perfetta tra uomo e natura si incrina, e l’arte riflette questo smarrimento. Michelangelo, che pure era stato il più grande interprete della bellezza classica, ora sembra volerla negare, mostrando la sua precarietà e il suo dramma.

La scelta del non-finito nel volto del Giorno accentua ulteriormente questa inquietudine. Il tempo, invece di portare chiarezza e compimento, lascia l’opera in uno stato sospeso, aperto a molteplici interpretazioni. È una figura in potenza, che potrebbe svegliarsi da un momento all’altro o rimanere per sempre intrappolata nella pietra, come se Michelangelo volesse suggerire che la condizione umana è sempre incompleta, sempre in lotta per definirsi.

Il Giorno e la poetica michelangiolesca

Questa scultura è anche una straordinaria testimonianza della poetica michelangiolesca, che si esprime non solo attraverso la scultura, ma anche nei suoi sonetti e lettere. Michelangelo, infatti, non era solo un artista visivo, ma anche un poeta raffinato, e molte delle sue riflessioni sull’arte e sulla vita si ritrovano nei suoi versi.

Uno dei suoi sonetti più celebri recita:

"Non ha l’ottimo artista alcun concetto
ch’un marmo solo in sé non circoscriva
col suo soverchio, e solo a quello arriva
la man che ubbidisce all’intelletto."

Questi versi esprimono perfettamente la sua concezione dell’arte: l’opera è già presente nella materia, e il compito dello scultore è liberarla, darle forma. Ma nel Giorno questa liberazione è solo parziale, come se l’arte stessa si fosse fermata di fronte al mistero dell’esistenza.

L’influenza del Giorno nell’arte successiva

L’eco di questa scultura risuonerà nei secoli successivi, influenzando profondamente la scultura barocca e moderna. Artisti come Gian Lorenzo Bernini riprenderanno la teatralità delle pose michelangiolesche, ma aggiungendo un dinamismo narrativo e drammatico. Auguste Rodin, con le sue figure incompiute e tormentate, sembra raccogliere direttamente l’eredità del non-finito michelangiolesco, trasformandolo in una delle cifre stilistiche della scultura moderna.

Ma il Giorno non è solo un modello per gli scultori: la sua tensione irrisolta, il suo essere sospeso tra forza e stanchezza, tra veglia e sonno, ha ispirato anche la letteratura, la filosofia e persino la psicanalisi. Freud, affascinato dalle opere di Michelangelo, vedeva nelle sue sculture un riflesso delle pulsioni inconsce, della lotta interiore tra desiderio e repressione.

Conclusione: il Giorno come metafora della condizione umana

In definitiva, il Giorno non è solo una figura allegorica, né una semplice decorazione funeraria: è un’immagine potente della condizione umana, della tensione tra il tempo e l’individuo, tra la volontà di agire e l’inevitabile peso della vita. Michelangelo, con questa scultura, non celebra il potere dei Medici, ma lo mette in discussione, suggerendo che anche i grandi uomini sono destinati a soccombere al trascorrere del tempo.

L’incompiutezza del volto, la torsione innaturale del corpo, l’energia trattenuta: tutto in questa figura parla di un’umanità che lotta contro la propria finitezza, che cerca di emergere dalla materia, ma che rimane sempre in bilico tra il sogno dell’eternità e la certezza della morte.

Ancora oggi, di fronte al Giorno, non possiamo fare a meno di sentirci coinvolti nel suo enigma, nella sua tensione irrisolta. Michelangelo, con il suo genio, ha scolpito non solo una figura, ma un’idea, un sentimento universale che continua a parlarci attraverso i secoli.