Sénécal e la politica in "L’Educazione sentimentale"
Flaubert è uno di quegli scrittori che sembrano sfuggire a qualsiasi categorizzazione politica. La sua opera non è un manifesto, né un trattato, e nemmeno una semplice cronaca del suo tempo: è piuttosto un ritratto impietoso delle illusioni e delle disillusioni, delle passioni e delle apatie che attraversano l’animo umano e la storia. Il suo sguardo è chirurgico, distaccato, talvolta cinico, ma sempre preciso nel cogliere le contraddizioni e le debolezze dei suoi personaggi. L’Educazione sentimentale è, in questo senso, il romanzo del fallimento per eccellenza: falliscono gli amori, falliscono i sogni di grandezza, falliscono le rivoluzioni. Tutto si sgretola, lasciando dietro di sé solo una sconsolata accettazione dell’inevitabile.
In questo scenario, i personaggi non sono mai semplicemente buoni o cattivi, vincenti o perdenti. Sono invece esseri complessi, sospesi tra slanci e compromessi, tra ideali e meschinità. Frédéric Moreau, il protagonista, è l’emblema di questa irresolutezza: aspira a una vita straordinaria ma si lascia trasportare dagli eventi senza mai imporsi davvero. Ma se Frédéric rappresenta il fallimento dell’individuo che non sa scegliere, Sénécal è l’altro lato della medaglia: l’uomo che sceglie con troppa rigidità, che crede in un solo ideale e lo persegue con una determinazione che sfocia nel fanatismo.
Sénécal è un personaggio inquietante, un uomo che incarna il lato più oscuro della politica e dell’ideologia. In lui non c’è spazio per il dubbio, per la mediazione, per il compromesso: tutto è bianco o nero, giusto o sbagliato, e chi non è con lui è inevitabilmente un nemico. In un romanzo popolato da individui che sembrano costantemente alla deriva, lui è tra i pochi a possedere una direzione chiara. Ma questa direzione è una linea retta che non ammette deviazioni, un percorso che lo porta dall’opposizione al potere alla sua più cieca esaltazione. Il rivoluzionario diventa repressore, il nemico dello Stato si trasforma nel suo più feroce difensore.
L’ideologia come prigione
Fin dalle sue prime apparizioni nel romanzo, Sénécal è descritto come un uomo rigido, dogmatico, totalmente incapace di qualsiasi forma di compromesso. È un fervente repubblicano, un nemico dichiarato dell’ingiustizia sociale, un teorico dell’uguaglianza assoluta. Ma, a differenza di Dussardier, che incarna un ideale sincero e spontaneo, Sénécal è il tipo di rivoluzionario che trasforma l’ideologia in un dogma, un codice inflessibile da applicare senza eccezioni.
La sua è una vita interamente consacrata alla causa politica. Non ha desideri personali, non cerca il piacere, disprezza l’arte, la bellezza, il superfluo. Il teatro, per lui, è una distrazione borghese; l’amore, una debolezza; la cultura, un lusso inutile. Questa inflessibilità lo rende temibile agli occhi di Frédéric e degli altri personaggi, che lo percepiscono come un uomo estraneo alle sfumature della vita.
Un episodio chiave per comprendere la sua visione del mondo è quello del suo licenziamento dalla scuola in cui insegna. Sénécal viene allontanato per aver picchiato un giovane aristocratico, figlio della sua padrona di casa. Questo non è solo un atto di violenza, ma un gesto simbolico: è la ribellione contro il privilegio, l’affermazione brutale di un’idea di giustizia che non ammette altra legge se non quella della lotta di classe. Non è un semplice scatto d’ira, ma un atto politico, una dichiarazione di guerra.
Ma la società reagisce con altrettanta durezza. Sénécal viene punito, licenziato, privato della sua casa. Il sistema lo respinge, e invece di farlo riflettere, questa esclusione rafforza il suo odio, lo spinge a radicalizzarsi ancora di più. La sua visione del mondo si riduce ulteriormente: la società è corrotta, il nemico è ovunque, e l’unica soluzione è la distruzione dell’ordine esistente.
Dal sogno alla repressione
A un certo punto del romanzo, Frédéric cerca di aiutarlo trovandogli un impiego presso la fabbrica di maioliche di Arnoux. Ci si potrebbe aspettare che questa sia una svolta positiva per Sénécal, un’occasione per ricostruire la sua vita. Ma il risultato è opposto: invece di difendere i lavoratori, diventa il loro oppressore.
Flaubert, con il suo sguardo impietoso, ci mostra come il rivoluzionario possa facilmente trasformarsi in tiranno. Sénécal, ora caposquadra, non lotta più contro il potere, ma lo esercita. Diventa una figura autoritaria, inflessibile, impone regole severe, controlla i lavoratori con metodi repressivi. La sua idea di giustizia si trasforma in una ossessione per l’ordine. Non vuole un mondo più giusto, vuole un mondo perfettamente regolato, in cui tutto funzioni come un meccanismo privo di imperfezioni.
Quando scoppiano i moti rivoluzionari del 1848, Sénécal non è tra i ribelli. Non combatte per la libertà, non partecipa ai sogni di cambiamento. Al contrario, è tra coloro che reprimono la rivolta. Lo ritroviamo in uniforme, al servizio dello Stato che un tempo disprezzava. Il rivoluzionario si è trasformato in sbirro, il nemico del potere ne è diventato il difensore più feroce.
E il suo atto finale è il più terribile: è lui a uccidere Dussardier, l’unico personaggio del romanzo che crede ancora sinceramente nei suoi ideali. Sénécal non esita, non ha rimorsi. Per lui, Dussardier è solo un ostacolo, un ingenuo che non ha capito la durezza della realtà. Il colpo di fucile che lo uccide è la fine di ogni illusione politica.
Flaubert e la politica: uno scetticismo radicale
Con L’Educazione sentimentale, Flaubert non parteggia per nessuno. Guarda la storia con distacco, con l’occhio di un anatomista che seziona ogni entusiasmo e ne mostra la fragilità. Il 1848 non è un trionfo, ma una farsa. Non ci sono vincitori, solo disillusi.
Sénécal è stato spesso visto come un’anticipazione dei totalitarismi del Novecento. Edmund Wilson lo ha descritto come il prototipo del burocrate ideologico, il funzionario di partito che applica le direttive senza porsi domande. È il tipo di uomo che, in nome di un principio astratto, sacrifica gli esseri umani reali.
Sénécal oggi: il volto eterno del fanatismo
E oggi? Sénécal è ancora tra noi. È nei politici che invocano il bene comune ma reprimono il dissenso. È nei censori, nei moralisti, nei fanatici di ogni schieramento.
Flaubert ci avverte: il fanatismo non ha colore politico. Può nascere ovunque, a sinistra o a destra, tra i rivoluzionari o tra i conservatori. E ogni volta porta con sé la stessa minaccia: la fine della libertà.
Chi non ha mai avuto, almeno per un istante, un piccolo Sénécal dentro di sé?