"Il diritto del più forte" ("Faustrecht der Freiheit") è uno dei film più significativi del regista tedesco Rainer Werner Fassbinder, che si inserisce in quel periodo storico e culturale noto come il Nuovo Cinema Tedesco. Realizzato nel 1975, il film non solo racconta una storia di amore e tradimento, ma si configura come un’opera che esplora le dinamiche di potere, la lotta di classe, la mercificazione dei sentimenti e la natura del capitalismo. Questa visione del mondo, intrisa di disillusione e fatalismo, si esprime attraverso una riflessione sull’impossibilità di sfuggire al sistema socioeconomico che plasma e controlla ogni aspetto della vita dei suoi protagonisti. Il film ha come tema centrale la tragica e ineluttabile disillusione di un uomo, Fox, che cerca di trovare un posto nella società borghese, ma che alla fine si trova intrappolato nelle sue contraddizioni.
Fassbinder, con il suo stile inconfondibile, non si limita a raccontare una semplice storia d’amore, ma intreccia elementi di critica sociale, politica ed economica che rendono l’opera un commento alla Germania degli anni '70, ma anche un'analisi universale delle strutture di potere che si ripetono nei contesti sociali e affettivi. La scelta di situare la trama all’interno della comunità omosessuale tedesca degli anni '70 è tutt’altro che casuale. Fassbinder, infatti, usa la dimensione privata di una relazione per raccontare le dinamiche più ampie di un sistema economico che riduce tutto a una merce da scambiare, anche le emozioni e i sentimenti più intimi.
La borghesia gay che viene descritta nel film non è un modello di libertà e di emancipazione, ma un riflesso dei vizi e delle disuguaglianze della società in generale. Fassbinder va oltre i cliché della liberazione sessuale e ci mostra un microcosmo in cui la discriminazione, l’ipocrisia e la lotta per il potere sono all’ordine del giorno. In "Il diritto del più forte", l’amore, piuttosto che essere una via di fuga, si rivela essere un altro strumento di oppressione e manipolazione, dove la classe sociale e il denaro sono gli unici elementi che determinano il valore di un individuo. In questo film, Fassbinder non parla solo di una storia romantica, ma di come l’intero ordine sociale sia costruito su dinamiche di potere che invadono anche la sfera dei sentimenti.
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Trama e personaggi: la parabola tragica di Fox
La trama del film ruota attorno a Franz Biberkopf, soprannominato Fox, un uomo di umili origini che si ritrova a vincere una grossa somma alla lotteria, 500.000 marchi. Questo cambiamento, apparentemente fortunato, lo introduce in un nuovo mondo di lussi e privilegi, dove entra in contatto con una comunità di uomini gay borghesi. Nonostante le sue radici proletarie e il suo carattere genuino, Fox diventa parte di questo mondo esclusivo, ma senza mai esserne veramente accettato. La sua condizione sociale di partenza non può essere cancellata dal denaro, e lo spettro della sua inferiorità sociale rimane costantemente presente.
Il suo primo incontro con Eugen Thiess, un affascinante e benestante imprenditore gay, segna l'inizio di una relazione che inizialmente sembra promettente. Eugen appare come l'uomo perfetto: giovane, bello e affermato, ma anche profondamente cinico e opportunista. Non appena Fox entra nel suo mondo, il suo valore viene rapidamente misurato dal suo denaro. Eugen si avvicina a Fox non per amore o affetto, ma per sfruttare la sua ricchezza e la sua vulnerabilità emotiva. Le dinamiche tra i due sono segnate dalla manipolazione e dalla strumentalizzazione: Fox cerca disperatamente di essere amato e accettato, ma si trova sempre più intrappolato in un gioco di potere dove l’amore non è altro che una merce che può essere comprata e venduta.
Il personaggio di Fox è emblematico della figura del "capitalista disilluso" che crede che il denaro possa garantirgli una posizione sociale e una felicità duratura. Ma Fassbinder ci mostra, attraverso il personaggio di Eugen, che il denaro non è sufficiente a colmare il vuoto interiore e che la società in cui Fox cerca di inserirsi è altrettanto alienante e spietata quanto quella da cui proviene. La disillusione di Fox cresce lentamente, attraverso una serie di episodi che culminano in un tragico finale, dove il suo sogno di essere accettato dalla borghesia gay e di trovare l’amore si frantuma irreparabilmente.
Il punto culminante della tragedia si verifica quando Eugen, che aveva inizialmente mostrato interesse per Fox, lo tradisce e lo abbandona, dimostrando che il suo amore non era altro che un inganno. Fox, ormai ridotto a una figura solitaria e disprezzata, perde tutto, compreso il denaro, e si ritrova a morire in un bagno pubblico, senza dignità e senza amore. Questa morte solitaria e tragica è la rappresentazione finale della lotta impari tra il più forte e il più debole, simbolo di una società in cui i sentimenti sono subordinati ai meccanismi di potere e di sfruttamento.
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L’amore come strumento di potere e la critica alla borghesia
Fassbinder, in "Il diritto del più forte", non si limita a fare una critica alle disuguaglianze sociali e alle ingiustizie del capitalismo, ma porta la sua analisi all’interno della sfera privata, esplorando le dinamiche dell’amore e del sesso come strumenti di potere. Nel mondo in cui il film si sviluppa, l’amore non è un atto spontaneo e libero, ma un mezzo per acquisire status e risorse. In questo senso, Fassbinder solleva una questione fondamentale: in una società in cui tutto è mercificato, anche i sentimenti e le relazioni umane diventano scambi commerciali.
Il sesso, nel film, diventa un altro strumento di potere. Eugen, rappresentante della classe borghese, usa il proprio corpo e il proprio fascino per ottenere ciò che vuole, manipolando Fox e sfruttando la sua vulnerabilità emotiva. Ma anche Fox, nonostante sia inizialmente ingenuo e desideroso di amore, finisce per essere coinvolto in un gioco di potere dove i sentimenti non hanno alcun valore se non quello di essere utilizzati come strumento di scambio. In questa visione del mondo, l’amore non è una via di fuga dalla solitudine e dall’alienazione, ma un’illusione che acceca e distrugge, conducendo alla rovina chi vi si abbandona con troppo fervore.
In questo contesto, il film esplora anche la fragilità dei legami all’interno della comunità gay tedesca, che, nonostante l’apparente apertura e accoglienza, ripropone gli stessi meccanismi di potere e discriminazione della società più ampia. Fassbinder ci mostra una comunità che, anziché essere un rifugio di solidarietà, è un microcosmo di opportunismo e disuguaglianze, in cui l’apparenza e la ricchezza determinano il valore di un individuo. L’accettazione in questo mondo è temporanea e precaria, legata non tanto alla qualità umana di chi entra a farne parte, ma piuttosto alla sua capacità di soddisfare i desideri e le aspettative degli altri.
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Simbolismo visivo: il lusso come prigione
Una delle caratteristiche più interessanti del film è la sua estetica, che gioca un ruolo fondamentale nel trasmettere il messaggio della pellicola. Fassbinder utilizza gli ambienti lussuosi e raffinati, che sembrano offrire a Fox una via d’uscita dalla sua condizione di partenza, come simboli della sua alienazione. Le stanze opulente, i mobili eleganti e i costosi abiti che indossano i personaggi non sono segni di felicità o realizzazione, ma piuttosto riflettono il vuoto interiore e l’isolamento dei protagonisti. La ricchezza, invece di elevare Fox, lo imprigiona in un mondo che non gli appartiene davvero.
Il lusso, nel film, si rivela essere una prigione dorata, in cui le persone si aggirano come ombre, senza mai riuscire a trovare una vera connessione. Gli specchi e le superfici riflettenti che punteggiano le scene diventano simboli del vuoto esistenziale che affligge i protagonisti. Questi specchi riflettono non la bellezza esteriore, ma l’inutilità di un’esistenza che si sforza invano di colmare il proprio vuoto interiore. Anche quando Fox cerca di acquistare la felicità con il denaro, non fa altro che confermare che il capitalismo, e i suoi valori, sono incapaci di soddisfare le vere necessità emotive e umane.
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La morte e la tragedia sociale
La morte di Fox, infine, è l’epilogo inevitabile di una storia che aveva inizio sotto il segno della speranza, ma che finisce nella disperazione. Fassbinder non dipinge un ritratto roseo della società tedesca o della borghesia gay, ma ci mostra una realtà in cui il più forte vince sempre e il più debole è destinato a soccombere. La tragica fine di Fox non è solo il fallimento di un uomo, ma il fallimento di un intero sistema che si fonda sulle disuguaglianze e sulla mercificazione dei sentimenti.
In "Il diritto del più forte", Fassbinder realizza una critica profonda e devastante alla società capitalista, mostrando come essa non solo schiaccia gli individui sul piano economico, ma li priva anche della possibilità di vivere relazioni umane genuine. L’amore, in questo contesto, è un sogno che si frantuma contro la durezza della realtà sociale, e la morte di Fox diventa il simbolo di una condanna che è inevitabile in un mondo in cui i sentimenti sono subordinati alle leggi del mercato e del potere.