venerdì 28 marzo 2025

La poltrona di Paul Gauguin: simbolo di solitudine e distacco nell'arte di Van Gogh

Nel novembre del 1888, Vincent van Gogh dipinse La poltrona di Paul Gauguin, un'opera che, insieme alla sua controparte La sedia di Van Gogh, si è guadagnata un posto di rilievo nella storia dell'arte non tanto per la sua qualità tecnica, quanto per il suo significato simbolico e personale. Questi dipinti non sono semplicemente ritratti di oggetti di uso quotidiano, ma diventano veri e propri specchi di un legame tormentato tra due dei più grandi pittori dell'epoca. Nella Poltrona di Paul Gauguin, Van Gogh non si limita a rappresentare una sedia; dipinge un simbolo della distanza che cresceva tra di loro, una rappresentazione dell'artista lontano, intellettuale e solitario, in contrasto con la sua stessa personalità, più impulsiva, passionale e immediata. In questo dipinto, la sedia diventa il silenzioso testimone di un rapporto che si stava ormai sgretolando, anticipando l’abbandono e la separazione che segneranno la fine del loro sodalizio artistico e umano.

La Casa Gialla: il sogno di una comunità artistica

Nel settembre del 1888, Vincent van Gogh lasciò Parigi, un periodo che aveva trascorso in compagnia del fratello Theo e sotto l’influenza dei colori vivaci e dei moderni sviluppi artistici della capitale francese, per trasferirsi ad Arles, nel sud della Francia. Qui affittò una piccola casa gialla con l’intenzione di creare un rifugio per artisti, un luogo di sperimentazione dove potessero vivere e lavorare insieme, lontani dalle pressioni e dalle convenzioni del mondo esterno. La Casa Gialla, come la chiamava Vincent, avrebbe dovuto essere il cuore di una comunità che si ispirava a ideali utopistici. Van Gogh, che da tempo sognava di formare una "scuola del sud", sperava che la sua nuova casa diventasse un punto di riferimento per altri artisti che avessero potuto contribuire alla sua visione creativa. A questa visione si univa la speranza di instaurare una collaborazione con un pittore che ammirava profondamente: Paul Gauguin.

Nel 1887, Van Gogh e Gauguin si erano conosciuti a Parigi, dove avevano cominciato a scriversi e a confrontarsi sulle loro concezioni artistiche. Sebbene fossero diversi per temperamento e approccio, Van Gogh vedeva in Gauguin un maestro e un compagno ideale per il progetto della Casa Gialla. Nonostante le differenze, era determinato a portare Gauguin nella sua nuova dimora. Il pittore francese, inizialmente restio, infine accettò l’invito e arrivò ad Arles il 23 ottobre 1888, con la promessa di collaborare artisticamente e contribuire alla realizzazione di quella comunità che Van Gogh immaginava. Ma una volta insieme, la realtà del loro incontro si rivelò ben diversa dalle aspettative.

Gauguin era un uomo di grande carisma, ma con una personalità forte e talvolta arrogante, che si adattava difficilmente alla natura sensibile e fragile di Van Gogh. Mentre Van Gogh cercava una connessione profonda e un sostegno reciproco, Gauguin rimaneva emotivamente distante, abituato a lavorare in solitudine e in maniera più intellettuale. La loro convivenza, che avrebbe dovuto essere un laboratorio di idee, si trasformò ben presto in un terreno fertile per conflitti creativi e personali. Le discussioni sull'arte divennero sempre più frequenti, mentre le crisi emotive di Van Gogh, accentuate dalla sua instabilità psichica, alimentavano la tensione. Il divario tra le due personalità divenne sempre più difficile da colmare, e il sogno di una comunità artistica si sgretolò lentamente, segnato dalla frustrazione e dall’incompatibilità di fondo.

Le sedie come riflessi simbolici delle loro personalità

Fu proprio in questo clima di crescente conflitto che Van Gogh decise di dipingere due sedie, una per sé e una per Gauguin, oggetti che, sebbene comuni e semplici, divennero veicoli per esprimere le rispettive identità e le differenze nei loro approcci alla vita e all'arte. Questi dipinti non sono solo un’esercitazione di stile, ma una meditazione sui caratteri dei due artisti e sul loro rapporto. Nel caso della Poltrona di Paul Gauguin, Van Gogh dipinge una sedia grande, massiccia, scura, quasi imponente, con una presenza che non può passare inosservata. La poltrona appare in una scena dominata da toni di rosso e verde scuro, illuminata debolmente dalla luce fioca di una candela. L'atmosfera che ne emerge è di solitudine e riflessione, ma anche di un distacco che sembra quasi fisico, come se la poltrona, così massiccia, non fosse semplicemente il luogo dove una persona si siede, ma anche un simbolo della distanza tra gli individui. I libri posati sulla seduta accrescono l'idea di un intellettuale che vive nel mondo delle idee, lontano dalla realtà immediata della vita quotidiana. Questo è il mondo di Gauguin: un mondo di pensiero, di analisi, che si distingue dalla passionalità e dalla spontaneità di Van Gogh. La sedia non è solo un oggetto d'arredo, ma il simbolo di un carattere forte, ma anche di una certa freddezza, un individuo separato, per quanto brillante, dal mondo che lo circonda.

La Sedia di Van Gogh, al contrario, è rappresentata con colori luminosi e caldi, come il giallo che spesso caratterizza le sue opere. La sedia è modesta, semplice, priva di orpelli. Non ci sono libri o oggetti intellettuali sulla seduta, ma un fascio di tabacco, simbolo di una vita più semplice, più connessa alla terra, alla quotidianità. La luce che illumina la sedia è quella del giorno, senza ombre né misteri, e l’oggetto è presentato senza la distanza emotiva che caratterizza la poltrona di Gauguin. La sedia di Van Gogh esprime un legame più diretto con il mondo, con la realtà fisica e immediata, e sembra un invito ad abbracciare l’esistenza con passione e senza mediazioni intellettuali.

Questi due dipinti sono specchi delle personalità dei due pittori: Gauguin, il pensatore, il solitario intellettuale, e Van Gogh, l'artista sensibile, impulsivo, visceralmente legato alla vita. Le due sedie, quindi, non sono solo oggetti di arredamento, ma riflessi delle loro anime, dei loro mondi separati che non si incontrano mai completamente. La Poltrona di Paul Gauguin appare come un luogo inaccessibile, simbolo della distanza emotiva che cresceva tra i due, mentre la Sedia di Van Gogh diventa il punto d'incontro tra l'artista e la sua visione del mondo, fatta di emozioni, colori e sensazioni.

La frattura e la solitudine di Van Gogh

Questi dipinti si caricano di significato quando consideriamo l’esito finale del loro incontro. La convivenza tra i due artisti si deteriorò rapidamente, fino a culminare in un episodio drammatico: il 23 dicembre 1888, dopo un'accesa discussione, Van Gogh, in preda a una crisi psicotica, si tagliò una parte dell’orecchio con un rasoio e lo portò a una donna di nome Rachel, in un gesto che divenne simbolico della sua sofferenza mentale e della solitudine che provava. Gauguin, sconvolto, decise di lasciare Arles subito dopo, ponendo fine alla loro collaborazione e amicizia. Van Gogh, nel frattempo, non riuscì a trovare altro conforto che nella sua arte, ma la solitudine e il tormento psichico che lo affliggevano diventarono ancora più profondi. La Poltrona di Paul Gauguin, con la sua presenza maestosa e vuota, non è solo il simbolo di un distacco emotivo, ma anche una premonizione della separazione che stava per accadere. L’assenza di Gauguin in quella poltrona diventa il segno visibile di una frattura che si consumava lentamente, ma che non poteva essere evitata.

Un dipinto sull’assenza e sulla sofferenza

La Poltrona di Paul Gauguin non è solo un dipinto che ritrae un oggetto di arredamento, ma un'opera d'arte che esplora il concetto di assenza e di solitudine. Il colore, la luce, la composizione sono tutti elementi che contribuiscono a raccontare la sofferenza di Van Gogh, il suo tormento interiore e la sua angoscia esistenziale. La poltrona di Gauguin diventa così una metafora della distanza che cresceva tra i due, ma anche del vuoto che Van Gogh avrebbe vissuto, sia emotivamente che fisicamente, dopo l’abbandono di Gauguin. Mentre la poltrona rimane immobile, presente, ma senza un occupante, Van Gogh continua a lottare con la sua solitudine, cercando rifugio nell’arte, ma senza riuscire mai a colmare il vuoto che avvertiva dentro di sé. La poltrona, pur immobile e silenziosa, racconta una storia di frustrazione e di disperazione, un'assenza che non si può ignorare. Questo oggetto, seppur semplice e quotidiano, assume un peso emotivo notevole, diventando testimone della fine di un sogno e della dissoluzione di un legame artistico e umano che avrebbe potuto essere la chiave per il rinnovamento creativo di Van Gogh.

L'interpretazione della Poltrona di Paul Gauguin si carica ulteriormente di significato se si considera che, nei mesi successivi all'abbandono di Gauguin, Van Gogh iniziò a sentire sempre di più il peso della solitudine, che non avrebbe mai più potuto sfuggire. La sua permanenza ad Arles, nonostante l'esplosione creativa che lo aveva caratterizzato durante i mesi di convivenza con Gauguin, si concluse con il suo internamento in ospedale psichiatrico nel maggio del 1889, un segno evidente del suo stato mentale fragile e del suo progressivo distacco dalla realtà.

Nel contesto di questa spirale discendente, la poltrona dipinta da Van Gogh non è più solo un simbolo di distacco tra due artisti, ma anche un emblema della sua incapacità di trovare una connessione con il mondo che lo circondava. Quella sedia, per quanto immobile, diventa la manifestazione visiva di una realtà dolorosa che si riflette nei suoi dipinti più tardi, come nelle sue Vite notturne e Campo di grano con corvi, opere cariche di tensione, ansia e un senso crescente di morte imminente.

L'arte di Van Gogh, nei suoi ultimi anni, si trasforma in un diario visivo della sua battaglia contro la solitudine, la malattia mentale e la disperazione. La Poltrona di Paul Gauguin può essere letta come una metafora di questa lotta: un oggetto che, pur rimanendo statico e inerme, racconta una storia complessa di tensione emotiva, separazione e perdita, diventando una delle tante immagini di sofferenza e riflessione che attraversano la produzione finale di Van Gogh.

In definitiva, questo dipinto, come molti altri realizzati dal pittore olandese durante il suo soggiorno ad Arles, ci offre uno spunto profondo per riflettere sull’arte come espressione del tormento personale, ma anche come testimonianza di un’intensa ricerca interiore. La Poltrona di Paul Gauguin, pur essendo apparentemente un dipinto semplice, carica di simbolismo e significato il concetto di solitudine e l’impossibilità di colmare i vuoti emotivi attraverso la creazione artistica, facendo della sua sedia un potentissimo emblema della sofferenza e del distacco che lo caratterizzarono nei suoi ultimi anni.