Le sue prime esperienze come incisore lo misero in contatto con l’arte classica e con i grandi maestri del passato, ma Blake rifiutò fin da subito di aderire ai canoni tradizionali. Mentre la Royal Academy esaltava l’equilibrio e la bellezza idealizzata, lui si lasciava guidare dalle sue visioni interiori, creando immagini che sembravano emergere da un sogno febbrile. Il suo stile, carico di tensione e simbolismo, era qualcosa di mai visto prima: figure allungate, gesti drammatici, corpi scolpiti dalla luce e dall’ombra in modo quasi espressionistico.
Nel corso della sua vita, Blake realizzò numerose opere che univano pittura e poesia in un linguaggio fortemente personale. La sua produzione comprende libri profetici come The Marriage of Heaven and Hell, dove ribalta la morale cristiana tradizionale, incisioni ispirate alla Bibbia e all’epopea di Milton, e straordinarie illustrazioni per opere come La Divina Commedia e Il Libro di Giobbe. Tuttavia, la sua arte non fu mai apprezzata dai contemporanei, e Blake trascorse gran parte della sua esistenza nell’ombra, sostenuto solo da pochi mecenati e amici.
Ma è proprio nella sua condizione di outsider che risiede la sua grandezza: libero dai vincoli accademici e dalle mode del tempo, Blake poté esplorare territori artistici inesplorati, creando un universo visionario che anticipò movimenti come il simbolismo, l’espressionismo e perfino il surrealismo. Artisti come Dante Gabriel Rossetti, William Morris e i Preraffaelliti lo riscoprirono nell’Ottocento, mentre nel Novecento fu venerato da poeti come Allen Ginsberg e pittori come Francis Bacon.
The Ghost of a Flea: un’opera tra incubo e simbolismo
Fra le sue opere più enigmatiche e suggestive spicca The Ghost of a Flea, dipinto tra il 1819 e il 1820 su richiesta dell’astrologo John Varley, con cui Blake condivideva un interesse per il soprannaturale. Secondo il racconto di Varley, Blake si trovava in una sorta di trance quando ricevette la visione dello spirito di una pulce, che descrisse come una creatura massiccia e sinistra, dotata di una forza animalesca e di un’aura quasi demoniaca.
A livello formale, il dipinto è straordinario per il suo contrasto tra dimensioni ridotte e impatto visivo monumentale. Pur essendo una miniatura, trasmette una presenza inquietante grazie alla sua composizione drammatica e alla maestria con cui Blake gestisce la luce e l’ombra. Il corpo della creatura è possente e muscoloso, quasi titanico, ma la testa ha un’espressione crudele e animalesca, con occhi infuocati che sembrano bruciare di una febbre interiore. La pulce regge una coppa dorata, suggerendo un’allusione al sangue, elemento che richiama il vampirismo e il sacrificio.
L’ambiente in cui la figura si muove è altrettanto importante: uno sfondo scuro e indefinito, quasi teatrale, da cui emergono dettagli enigmatici come le stelle dorate che punteggiano l’ombra, evocando un’aura ultraterrena. La postura dell’essere è inquietante, a metà tra l’attesa e l’azione, come se stesse per balzare sulla sua prossima vittima. Il richiamo alla pulce come parassita, che si nutre del sangue altrui senza dare nulla in cambio, si intreccia con un’interpretazione più ampia: la creatura potrebbe rappresentare i potenti della società, i tiranni e gli sfruttatori che si cibano delle sofferenze degli altri.
Una visione tra occultismo e critica sociale
L’opera si inserisce in un più ampio contesto di simbolismo esoterico. Blake era affascinato dalle dottrine gnostiche, dal misticismo cristiano e dalle teorie astrologiche, e spesso combinava questi elementi per creare immagini dal forte impatto allegorico. La pulce potrebbe essere una rappresentazione di una forza maligna, un’entità che si manifesta nel mondo per sottrarre energia agli esseri umani.
In un’epoca in cui l’Inghilterra era scossa da cambiamenti epocali – la Rivoluzione Industriale, il colonialismo, le tensioni sociali – Blake vedeva nel mondo un sistema dominato da predatori e vittime. Il suo atteggiamento era profondamente critico nei confronti delle istituzioni politiche e religiose, che considerava strumenti di oppressione. L’avidità e la corruzione, per lui, erano le vere forze demoniache che governavano il mondo. The Ghost of a Flea, in questa prospettiva, potrebbe essere letto come una metafora della società del suo tempo: un’entità vampiresca che si nutre della linfa vitale del popolo.
Blake e il futuro: un artista senza tempo
L’eredità di Blake è immensa. Non solo anticipò intere correnti artistiche, ma riuscì a creare un immaginario che ancora oggi ispira artisti, scrittori e registi. La sua influenza si estende dal simbolismo ottocentesco alle avanguardie del Novecento, fino alla cultura pop e alla musica contemporanea. Il suo universo, con le sue visioni apocalittiche, le sue figure ieratiche e il suo misticismo ardente, continua a esercitare un fascino irresistibile.
Oggi, The Ghost of a Flea è una delle sue opere più studiate e ammirate. Nonostante le sue dimensioni ridotte, il dipinto trasmette una potenza straordinaria, testimoniando la capacità di Blake di rendere visibili le forze invisibili che governano il mondo. Guardarlo significa immergersi in una dimensione parallela, in cui il confine tra realtà e sogno si dissolve, lasciando emergere una verità più profonda, inquietante e affascinante al tempo stesso.
Blake, il visionario incompreso, l’artista che parlava con gli spiriti e che osava sfidare i dogmi del suo tempo, continua a vivere nelle sue opere. E nel volto inquietante del suo Fantasma di una pulce, ancora oggi, possiamo intravedere l’eco di un mondo nascosto, pronto a rivelarsi a chi ha il coraggio di guardare oltre il velo dell’apparenza.