mercoledì 5 marzo 2025

Kate Bush: la rivoluzionaria della musica senza tempo

Kate Bush non è una semplice cantautrice: è un enigma musicale, un’artista che ha ridefinito i confini del pop e del rock senza mai piegarsi alle convenzioni. La sua carriera, segnata da momenti di sperimentazione estrema e lunghi periodi di silenzio, è la dimostrazione di come l’arte possa esistere al di fuori delle logiche commerciali.

Voce eterea e potente, testi surreali e poetici, arrangiamenti che fondono classica, elettronica, folk e progressive rock: tutto in Kate Bush sfida le definizioni. Nel corso dei decenni, è diventata un punto di riferimento per artisti di ogni genere, ispirando intere generazioni con la sua capacità di trasformare la musica in una narrazione multisensoriale.

Dai primi successi con Wuthering Heights fino alla riscoperta globale di Running Up That Hill nel 2022, la sua influenza non ha mai smesso di crescere. Eppure, rimane una figura misteriosa, quasi sfuggente, che ha saputo mantenere il controllo assoluto sulla sua arte e sulla sua immagine.

Le origini: un’infanzia immersa nell’arte

Nata il 30 luglio 1958 a Bexleyheath, nel Kent, Catherine Bush cresce in un ambiente familiare che favorisce la creatività. Il padre, medico e appassionato di pianoforte, e la madre, di origini irlandesi, le trasmettono l’amore per la musica e la letteratura. I suoi fratelli maggiori, Paddy e John, la espongono a una vasta gamma di influenze culturali, dalla musica folk a quella sperimentale.

Fin dall’infanzia, Kate mostra un’inclinazione naturale per la scrittura e la composizione. A soli undici anni inizia a scrivere poesie e canzoni, e a tredici ha già sviluppato uno stile musicale complesso e raffinato. La sua timidezza la porta a esprimersi attraverso il pianoforte, strumento con cui crea mondi sonori immaginifici.

Il destino vuole che un nastro con le sue prime composizioni finisca nelle mani di David Gilmour dei Pink Floyd. Il chitarrista, colpito dal talento straordinario della giovane Kate, decide di produrre un demo professionale per presentarlo alla EMI. L’etichetta rimane impressionata e, nel 1976, firma un contratto con la diciottenne Bush.

L’esplosione con Wuthering Heights

La EMI, però, adotta un approccio prudente: invece di lanciarla subito, consiglia a Kate di perfezionare le sue abilità sceniche. La giovane artista si iscrive a un corso di danza con Lindsay Kemp, il celebre mimo e coreografo che aveva già lavorato con David Bowie. È un periodo di apprendimento intenso: Kate sviluppa una gestualità teatrale che diventerà un elemento distintivo delle sue performance.

Quando finalmente debutta con Wuthering Heights nel gennaio 1978, il mondo rimane incantato. La canzone, ispirata all’omonimo romanzo di Emily Brontë, è una ballata ultraterrena in cui la voce di Bush si libra in un falsetto quasi spettrale. Il pubblico britannico ne è rapito: il singolo raggiunge il primo posto in classifica e vi rimane per quattro settimane.

Il successo è clamoroso, ma Kate Bush si distingue subito dalle altre popstar del momento. Non è interessata alla fama fine a sé stessa: vuole essere un’artista completa, capace di controllare ogni aspetto della sua musica e delle sue performance.

L’evoluzione artistica: dalla sperimentazione al perfezionismo

Dopo il secondo album, Lionheart (1978), pubblicato in fretta per capitalizzare il successo di Wuthering Heights, Kate decide di prendere in mano la propria carriera. Con Never for Ever (1980), diventa la prima donna britannica a raggiungere la vetta delle classifiche con un album interamente scritto e prodotto da lei. È un disco che segna l’inizio della sua fase più sperimentale, con brani come Babooshka, Army Dreamers e Breathing, quest’ultimo un inquietante inno anti-nucleare.

Ma è con The Dreaming (1982) che Kate Bush si spinge oltre ogni limite. L’album è un caos creativo controllato, un mosaico sonoro di strumenti esotici, voci distorte e narrazioni complesse. È un’opera avant-garde che spiazza critica e pubblico: troppo sperimentale per le radio, troppo visionaria per essere compresa immediatamente. Tuttavia, nel tempo, The Dreaming diventa un disco di culto, riconosciuto come uno degli album più innovativi degli anni ’80.

Il trionfo di Hounds of Love

Dopo il rischio di alienarsi il pubblico, Bush ritorna nel 1985 con Hounds of Love, un album che riesce a coniugare accessibilità e innovazione. La prima metà contiene brani più immediati come Running Up That Hill (A Deal with God), mentre la seconda parte, The Ninth Wave, è una suite concettuale che racconta la lotta di una donna dispersa in mare.

Il disco è un trionfo: Running Up That Hill diventa un successo internazionale, Cloudbusting regala al pubblico uno dei videoclip più iconici della sua carriera e Hounds of Love si impone come uno degli album più influenti della musica contemporanea.

Negli anni successivi, Kate Bush continua a sperimentare con The Sensual World (1989) e The Red Shoes (1993), album che esplorano tematiche più intime e sensuali. Tuttavia, dopo The Red Shoes, decide di ritirarsi dalla scena pubblica.

Il silenzio e il ritorno inaspettato

Nel 1998, Kate Bush dà alla luce suo figlio Bertie, e la maternità diventa la sua priorità assoluta. La sua assenza dalle scene si protrae per dodici anni, durante i quali lavora lentamente alla sua musica, senza alcuna pressione esterna.

Nel 2005, ritorna con Aerial, un doppio album che mostra una Kate più riflessiva e serena. Il disco viene accolto con entusiasmo, consolidando la sua reputazione di artista indipendente e fuori dagli schemi.

La vera sorpresa arriva nel 2014, quando annuncia Before the Dawn, una serie di 22 concerti alla Hammersmith Apollo di Londra. È la sua prima esibizione dal vivo dal 1979, e i biglietti vanno esauriti in pochi minuti. Gli spettacoli diventano un evento epocale, confermando che il suo pubblico non l’ha mai abbandonata.

L’eredità e l’immortalità artistica

Kate Bush non è solo una pioniera della musica: è un’icona senza tempo, un’artista che ha influenzato generazioni di musicisti, da Björk a Tori Amos, da Florence Welch a St. Vincent. La sua capacità di fondere poesia, teatro e tecnologia l’ha resa unica, mentre la sua indipendenza artistica l’ha preservata dalle logiche dell’industria musicale.

Nel 2022, grazie alla serie Stranger Things, Running Up That Hill torna in vetta alle classifiche mondiali, conquistando una nuova generazione di ascoltatori. È la dimostrazione definitiva che la sua musica non conosce confini né epoche: Kate Bush non è mai stata solo una cantante, ma un fenomeno culturale destinato a durare per sempre.