mercoledì 5 marzo 2025

"L'Agorà di Pasolini: appelli all'UNESCO, marginalità dei luoghi, giornalismo" – Un'analisi approfondita dell'impegno intellettuale di Pier Paolo Pasolini


Nell’arena del dibattito culturale italiano, pochi nomi evocano una carica emotiva e politica paragonabile a quella di Pier Paolo Pasolini. Intellettuale totale, poeta, romanziere, cineasta, polemista e giornalista, la sua opera si è intrecciata profondamente con le tensioni e le contraddizioni del suo tempo. Eppure, a quasi cinquant’anni dalla sua tragica morte, la sua voce continua a risuonare con una potenza che non accenna a diminuire. Il volume L'Agorà di Pasolini: appelli all'UNESCO, marginalità dei luoghi, giornalismo, pubblicato nell’ottobre 2024 e curato da Stefano Casi, Gerardo Guccini e Matteo Paoletti, si inserisce all’interno di questo dialogo ancora aperto, offrendo una riflessione approfondita su alcuni snodi fondamentali dell’impegno pasoliniano.

L’opera si articola attorno a tre grandi nuclei tematici, che nel pensiero e nell’azione di Pasolini si rivelano strettamente intrecciati:

Gli appelli all’UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale, che lo vedono protagonista di una battaglia contro l’avanzata indiscriminata della modernità e la perdita delle identità storiche.

L’attenzione per i luoghi marginali e per le realtà sociali più ai margini, una costante del suo percorso artistico e umano, che attraversa la letteratura, il cinema e l’attività giornalistica.

L’attività giornalistica come strumento di lotta politica e sociale, un aspetto forse meno studiato rispetto alla sua produzione poetica e cinematografica, ma che si rivela essenziale per comprendere la sua visione del mondo.


Attraverso contributi di studiosi e critici, il volume esplora questi tre filoni, mettendo in luce il ruolo cruciale che Pasolini ha rivestito nel panorama culturale del Novecento e la sua capacità di interpretare, con sguardo lucido e spietato, i cambiamenti della società italiana e globale. Il suo è stato un pensiero radicale, scomodo, spesso provocatorio, ma sempre animato da una tensione etica e politica profondamente coerente.


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PASOLINI E LA DIFESA DEL PATRIMONIO CULTURALE: L’APPELLO PER SANA’A E OLTRE

Uno degli episodi più significativi dell’impegno civile di Pasolini è senza dubbio la sua battaglia per la salvaguardia della città di Sana’a, capitale dello Yemen, minacciata dalla modernizzazione e dalla speculazione edilizia. Il volume dedica a questo episodio un’analisi approfondita, collocandolo all’interno di un più ampio discorso sulla difesa del patrimonio culturale e sulla critica pasoliniana alla società dei consumi.

Nel 1970, durante un viaggio nello Yemen per le riprese de Il fiore delle Mille e una notte, Pasolini rimase profondamente colpito dalla straordinaria bellezza della città vecchia di Sana’a, con le sue case torri in mattoni crudi, le decorazioni arabescate e un tessuto urbano rimasto quasi intatto per secoli. Tuttavia, osservò con preoccupazione l’avanzata di una modernizzazione selvaggia, che minacciava di cancellare questo patrimonio unico in nome del progresso economico.

Di fronte a questa minaccia, Pasolini decise di agire con gli strumenti che meglio conosceva: il cinema e la parola. Realizzò così il cortometraggio Le mura di Sana’a, un appello accorato all’UNESCO affinché intervenisse per salvaguardare la città. Nel film, girato con uno stile essenziale e diretto, Pasolini non si limita a documentare la bellezza dell’architettura yemenita, ma denuncia apertamente i rischi legati alla speculazione edilizia e alla distruzione delle identità culturali.

Il volume esamina il cortometraggio non solo come un documento di denuncia, ma anche come parte integrante di una più ampia riflessione pasoliniana sulla modernità e sulla globalizzazione. Già nei suoi articoli pubblicati sul Corriere della Sera, poi raccolti in Scritti corsari, Pasolini aveva parlato di un vero e proprio “genocidio culturale”, riferendosi alla distruzione dei centri storici italiani in favore di un’urbanizzazione caotica e priva di anima. La battaglia per Sana’a si inserisce perfettamente in questa linea di pensiero: per Pasolini, la perdita delle architetture tradizionali non era solo una questione estetica, ma il segnale di una trasformazione più profonda, che coinvolgeva il modo di vivere e di pensare delle persone.

Oltre a Sana’a, il volume esplora altri casi in cui Pasolini si è schierato a difesa del patrimonio culturale, come la sua denuncia della speculazione edilizia a Roma e in altre città italiane. L’attenzione per la conservazione della memoria storica emerge anche nei suoi film, in cui l’ambientazione non è mai scelta casualmente: dai paesaggi arcaici de Il Vangelo secondo Matteo ai villaggi del Terzo Mondo, Pasolini ha sempre cercato spazi che resistessero all’omologazione imposta dal capitalismo occidentale.


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PASOLINI E LE PERIFERIE: UNO SGUARDO DALLA PARTE DEGLI ESCLUSI

Un altro tema centrale affrontato nel volume è l’attenzione di Pasolini per le periferie e per le classi sociali più marginalizzate. Fin dagli esordi letterari con Ragazzi di vita e Una vita violenta, Pasolini ha raccontato la realtà del sottoproletariato romano con uno sguardo al tempo stesso poetico e realistico, rifiutando le narrazioni paternalistiche o moralistiche.

Nel libro si sottolinea come le periferie, per Pasolini, non fossero solo un luogo geografico, ma un vero e proprio spazio simbolico. Nelle borgate romane egli vedeva l’ultima resistenza a un mondo ancora autentico, non ancora contaminato dai valori borghesi del consumo e dell’omologazione. Tuttavia, negli anni ’70, con l’avvento della società dei consumi, anche questi spazi iniziano a trasformarsi, perdendo la loro identità originaria.

Il volume analizza anche l’interesse pasoliniano per le periferie a livello globale. Nei suoi viaggi in India, Africa e America Latina, Pasolini ritrova dinamiche simili a quelle osservate nelle borgate romane: comunità povere ma ancora radicate in una cultura autentica, minacciate però dall’avanzata del capitalismo globale. Questo sguardo si riflette nei suoi reportage e nei suoi film, in cui il Terzo Mondo diventa l’ultimo baluardo contro l’omologazione occidentale.


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IL GIORNALISMO COME STRUMENTO DI LOTTA CULTURALE

L’ultima sezione del volume è dedicata all’attività giornalistica di Pasolini, un aspetto spesso sottovalutato rispetto alla sua produzione letteraria e cinematografica, ma di fondamentale importanza per comprendere il suo ruolo di intellettuale militante.

Attraverso l’analisi di alcuni dei suoi interventi più celebri, il libro mostra come Pasolini abbia usato la stampa come un vero e proprio campo di battaglia. I suoi articoli, spesso provocatori e polemici, affrontano temi come la corruzione della politica, la perdita delle identità culturali e l’avanzata del consumismo.

Il volume si chiude interrogandosi sull’eredità pasoliniana: le sue critiche alla modernità, la sua battaglia per la memoria e il suo sguardo sulle periferie restano attualissimi, offrendo ancora oggi spunti fondamentali per comprendere le trasformazioni del nostro tempo.