sabato 26 luglio 2025

“A Kind of Language”: il disegno come origine invisibile e coraggiosa del sogno cinematografico

Mettere ordine nella mente significa spesso “fissare un’idea”. Questa espressione apparentemente semplice nasconde una potente metafora, che rimanda all’immagine di una farfalla trafitta da uno spillone: delicata, fragile, immobile ma perfettamente visibile nella sua complessità. È proprio questa l’essenza del disegno: arrestare l’evanescenza di un pensiero o di un’immagine che altrimenti rimarrebbe sfuggente, restituendola in un segno concreto, osservabile e condivisibile.

“A Kind of Language”, la mostra allestita all’Osservatorio di Fondazione Prada e visitabile dal 13 aprile all’8 settembre 2025, si propone di esplorare questa dimensione nascosta ma cruciale del processo creativo cinematografico. Attraverso un’attenta selezione di materiali originali — schizzi, storyboard, bozzetti e appunti — la mostra ci guida dentro l’intimità di quel momento delicato e carico di potenzialità che precede la realizzazione di un film: il gesto del disegno.

Prima che le immagini in movimento si animino sullo schermo e raccontino la storia, esiste sempre un atto di estrema fragilità e coraggio, quel primo tratto che prende forma su carta, quell’idea resa visibile per la prima volta. È il segno che fissa l’ispirazione, che dà forma a ciò che ancora non esiste, aprendo la strada al sogno cinematografico.

La mostra non si limita a esporre semplicemente disegni: offre un vero e proprio viaggio all’interno della genesi creativa di registi, scenografi, animatori e artisti che contribuiscono a costruire mondi immaginari e racconti visivi. Attraverso una raccolta di materiali che raramente si mostrano al pubblico, “A Kind of Language” rivela come il disegno non sia solo un mezzo tecnico, ma un linguaggio primario, universale e insostituibile. Un linguaggio che precede la parola, il movimento, il suono, e permette di pensare e comunicare idee che altrimenti resterebbero nebulose.

Ciò che rende particolarmente affascinante questa mostra è la riflessione su un aspetto spesso trascurato: non è necessario “saper disegnare” nel senso tradizionale o accademico. Quello che conta davvero è la volontà di affrontare il foglio bianco, di tracciare una linea che dia forma a un’idea, di tradurre in segno visibile un’immagine interiore. Questo atto di coraggio, di mettere in gioco il proprio pensiero attraverso il disegno, è ciò che dà inizio a ogni opera cinematografica.

Il percorso espositivo ci invita ad osservare il disegno non come semplice strumento di pianificazione o riproduzione, ma come vero e proprio atto di pensiero e invenzione. Attraverso schizzi, studi di personaggi, bozzetti di ambientazioni e annotazioni, si vede come i creativi sperimentino con forme, proporzioni, atmosfere e movimenti, esplorando le possibilità narrative e visive di ciò che stanno per raccontare. Il disegno diventa così dialogo tra mente e mano, primo abbozzo di una realtà che prenderà vita sullo schermo.

Questa dimensione fragile, intima e preziosa del processo artistico rimane spesso invisibile allo spettatore, abituato a fruire solo del prodotto finito: il film. “A Kind of Language” si fa allora custode di questa intimità creativa, mostrando il luogo dove il sogno cinematografico si materializza nella sua forma più elementare, fatta di incertezza, immaginazione, controllo e disciplina.

Oltre al valore specifico per il cinema, la mostra propone una riflessione più ampia sull’importanza del disegno come codice visivo e linguaggio universale, che attraversa tempi e discipline. Non riguarda solo la preproduzione di un film, ma anche l’animazione, la videoarte, il design, la performance e altre forme contemporanee d’arte. Disegnare è un atto umano fondamentale, una modalità di vedere, pensare e creare che resta attuale e potente.

L’esperienza di visita ci porta così a riscoprire la forza poetica e il valore fondamentale del disegno, invitandoci a guardarlo non solo come semplice strumento tecnico, ma come un modo di pensare e un codice primigenio capace di generare mondi e racconti, di fissare e dare forma al sogno.

Un’altra prospettiva interessante emerge osservando i materiali in mostra: si può notare come il disegno consenta di preservare la “memoria del gesto creativo”, la traccia visiva che testimonia il percorso di pensiero, le variazioni, gli errori e le correzioni. Ogni tratto sulla carta racconta una storia parallela a quella che sarà narrata dal film, rappresentando un archivio vivente dell’immaginazione e della ricerca formale.

La mostra, visitabile fino all’8 settembre 2025, si inserisce nel più ampio progetto della Fondazione Prada di indagare le radici e i meccanismi del processo artistico, offrendo al pubblico strumenti nuovi per comprendere e apprezzare la complessità dell’opera cinematografica.

In conclusione, “A Kind of Language” si presenta come un invito a osservare con occhi nuovi la genesi del cinema e, più in generale, del processo creativo artistico. Ricorda a tutti noi che dietro ogni grande film, ogni grande racconto visivo, c’è sempre un piccolo gesto fragile ma fondamentale: una linea tracciata con coraggio su un foglio bianco. Una linea che, come la farfalla trafitta dallo spillone, resta impressa nella memoria visiva e nell’immaginazione di chi guarda, svelando la potenza del disegno come origine invisibile e coraggiosa del sogno cinematografico.