lunedì 21 luglio 2025

La sacra merda: ricchezza, valore e rovesciamento satirico nel pianeta di Stefano Benni

Nella letteratura italiana contemporanea, Stefano Benni rappresenta una delle voci più originali e irriverenti, capace di coniugare l’umorismo con la critica sociale, la fantasia surreale con la riflessione politica. Il suo romanzo Terra! (1983) si inscrive in questa linea di produzione, presentando al lettore un mosaico di pianeti immaginari che fungono da specchio deformante – ma profondamente veritiero – della società umana. Tra questi, uno dei più memorabili è senza dubbio il “pianeta della Sacra Merda”, descritto in poche ma densissime righe che condensano una feroce satira del valore, dell’economia e della cultura del possesso.

In questo breve saggio ci proponiamo di analizzare in profondità la descrizione di questo pianeta, interpretandone le implicazioni simboliche, etiche e sociali. Attraverso un’analisi semiotica e critica, vedremo come il ribaltamento comico operato da Benni non sia semplice gioco linguistico, ma una raffinata forma di disvelamento della logica perversa del capitalismo e del consumismo. In particolare, il nostro intento è mostrare come Benni utilizzi l’assurdo per denunciare l’assurdo del reale.

Nel pianeta della Sacra Merda, la materia fecale non è più scarto, ma diventa l’oggetto più prezioso, la vera moneta corrente. Tale rovesciamento ha un doppio significato. Da un lato, suggerisce che il valore è una costruzione arbitraria, priva di fondamento naturale o morale. Dall’altro, insinua che ciò che viene adorato nella nostra società – il denaro, il possesso, il potere economico – è in fondo materiale organico putrescente: qualcosa di cui dovremmo liberarci, ma che trattiamo come sacro.

Questo slittamento semantico produce un effetto comico immediato, ma anche un senso di inquietudine: la descrizione di una vecchina che versa le sue “due palline da coniglio” è grottesca e tenera insieme. Eppure, ciò che più colpisce è l’inevitabilità con cui tutti, su quel pianeta, accettano la logica dominante. Nessuno mette in discussione il fatto che la merda sia ricchezza. Come nella nostra società, dove pochi si interrogano sulla natura reale del denaro e sulle diseguaglianze che produce.

La merda non è solo valore astratto, ma diventa anche segno di status. I vasi portati in giro come borsette griffate, più grandi e puzzolenti sono, più garantiscono prestigio. Benni opera qui una raffinata satira della cultura del lusso e del consumo ostentativo, in cui non conta tanto il possesso in sé, ma la sua visibilità e la capacità di produrre invidia. Il fetore diventa allora un marchio sociale, come oggi può esserlo un logo o un’auto sportiva.

Questa dinamica richiama da vicino la riflessione di Jean Baudrillard sul consumo come linguaggio: i beni non sono acquistati per la loro funzione, ma per ciò che significano. Così come nella nostra realtà si compete per sfoggiare ciò che si possiede, anche sul pianeta di Benni si gareggia per esibire il proprio vaso più colmo e pestifero.

L’immagine delle banche come pozzi neri custoditi da poliziotti è tra le più riuscite del brano. Da un lato, essa conferma l’idea della merda come capitale: qualcosa da accumulare, proteggere, versare e investire. Dall’altro, ridicolizza l’ossessione securitaria che circonda le istituzioni finanziarie nella nostra società.

In un mondo dove la ricchezza è costituita da rifiuti organici, il sistema bancario non può che essere un sistema fognario glorificato. La satira tocca qui il cuore del paradosso capitalistico: ciò che ha valore è spesso ciò che più avvilisce, ciò che dovrebbe essere eliminato viene conservato come un feticcio sacro.

Molto significativa è anche la sostituzione della frase quotidiana “vado in bagno” con l’espressione “metto nel salvadanaio”. Il linguaggio, come sempre nella scrittura di Benni, è il luogo privilegiato del ribaltamento. Attraverso l’uso ironico del linguaggio, l’autore non solo ci fa ridere, ma ci costringe a vedere quanto le parole che usiamo ogni giorno nascondano o legittimino le strutture di potere.

Il nuovo modo di dire testimonia quanto il sistema valoriale sia interiorizzato: anche le azioni più intime diventano gesti economici, investimenti, atti di accumulo. Si tratta di una critica implicita alla mercificazione totale dell’esperienza umana, dove ogni atto, anche quello più banale o naturale, viene ricondotto alla logica del profitto.

Il tono comico e surreale del brano non deve ingannare: il grottesco, in Benni, è un dispositivo conoscitivo. Come nei mondi capovolti del carnevale medievale studiati da Bachtin, ciò che è messo sottosopra rivela paradossalmente la verità del mondo reale. Il riso, in questo contesto, non è evasione, ma dissenso. Non è fuga, ma critica.

Benni ci chiede di ridere per poi riflettere, di accettare il riso come uno specchio deformante che amplifica le storture del presente. La merda sacralizzata è una metafora potente della vacuità del valore moderno, dell’avidità eretta a religione, dell’economia come feticismo.

Alla fine del viaggio sul pianeta della Sacra Merda, il lettore non può che tornare a guardare il proprio mondo con occhi nuovi. Ciò che appariva grottesco e inverosimile inizia a sembrare familiare. L’assurdità non è tanto nella fantasia di Benni, quanto nella realtà che essa rispecchia.

Come accade nei migliori esempi di letteratura satirica, il mondo immaginario serve a denunciare il mondo reale. La merda elevata a valore ci costringe a domandarci che cosa adoriamo davvero nella nostra società, cosa siamo disposti a fare per accumulare, cosa siamo pronti a chiamare “ricchezza”. E forse, dietro la risata, sentiamo un vago sentore: non solo di fetore, ma di verità.

“Terra!” non è solo un romanzo di fantascienza o una parodia comica: è un’epopea dell’umano smarrito, una denuncia delle sue follie, un invito a rovesciare ancora una volta – questa volta per davvero – i valori dominanti. E se la merda può diventare oro, allora forse anche l’oro può tornare ad essere ciò che è: un inutile luccichio. O, come direbbe Benni, una raffinata pupù d’artista.