Per comprendere meglio le opere di Filippo De Pisis (1896-1956), bisognerebbe leggere le sue poesie. Poesie struggenti di amori, congedi, passioni, ritorni. ‘Venisti! Ti tenni sulla porta ma il mio cuore tremava, dissi delle cose banali. La bella luce del sole invernale rideva nei tuoi occhi, impreziosiva il tuo volto. Era di già nell’aria la promessa della primavera, ma io ero triste e stonato. Ti tenni sulla porta e richiusi. Amaro era il profumo della stanza in penombra, e tornai sui miei passi ma tu eri già lontano’
Filippo De Pisis è un esempio di artista che ha saputo fondere la poesia e la pittura in un dialogo continuo e profondo, dove la parola e l'immagine si inseguono, si completano e si amplificano reciprocamente. La sua produzione poetica non è solo un semplice complemento alla sua arte visiva, ma una vera e propria chiave di lettura per comprendere meglio la sua visione del mondo e della vita.
Le sue poesie, così come le sue tele, sono intrise di un'atmosfera malinconica e intima, in cui l'artista riflette su temi universali come l'amore, la solitudine, il passaggio del tempo e la fragilità dell'esistenza. C'è un legame profondo tra la sua scrittura e la sua pittura, entrambi scavati nella stessa tessitura emotiva, dove ogni immagine dipinta sembra evocare un'emozione che trova la sua espressione anche nella parola scritta.
Nel suo modo di dipingere, De Pisis predilige la luce morbida e sfumata, i colori tenui e delicati, che ricordano la stessa dolcezza malinconica delle sue poesie. L'uso del dettaglio nelle sue opere, come la pennellata soffice e vibrante, è speculare a quella scrittura poetica che si concentra sugli istanti fugaci, sulle sfumature di un momento, sulla bellezza effimera che diventa memorabile.
La poesia di De Pisis sembra un'esplorazione della sua interiorità e della sua capacità di vivere la realtà in modo intimo e sensibile, senza mai smettere di interrogarsi sull'incontro tra il corpo e il cuore, tra il visibile e l'invisibile. La sua pittura, con la sua qualità "lirica", non è mai solo estetica, ma un tentativo di catturare quella stessa tensione emotiva che anima i suoi versi, come in una continua ricerca di bellezza e verità.
Per De Pisis, infatti, la pittura e la poesia non sono discipline separate, ma due forme di espressione che si nutrono l'una dell'altra, raggiungendo un'intensità che non sarebbe la stessa se fossero trattate come mondi distinti.
Un altro aspetto interessante nel rapporto tra la poesia e la pittura di Filippo De Pisis riguarda il suo approccio al simbolismo e alla suggestione visiva. La sua poesia e la sua pittura non sono narrative o descrittive in senso stretto, ma si fondano su immagini evocative, ricordi, sensazioni, che sembrano aggirarsi attorno a un nucleo di emozioni profonde senza mai rivelarlo completamente. In questo modo, come nelle sue opere pittoriche, De Pisis crea un'atmosfera sospesa, un mondo di segreti taciuti e di frammenti, che non vengono mai spiegati ma suggeriti. La sua poesia è come un'ombra che si allunga sull'immagine, un'eco di ciò che non può essere detto, ma che può essere compreso attraverso l'impalpabile bellezza di una luce o di un gesto.
C'è ancora un elemento che unisce la sua pittura e la sua scrittura è l'elemento della "memoria" e del "tempo che passa". Le sue poesie spesso riflettono sul passato, sulla fugacità dei momenti, sull'irrecuperabilità di ciò che è stato, mentre la sua pittura sembra sempre sospesa in un tempo che è insieme presente e lontano. Le nature morte, gli interni, i paesaggi che compaiono nelle sue opere sono carichi di una solitudine che è tanto più intensa proprio per il fatto che il passato si intreccia con il presente in un continuo rimando di ricordi e sensazioni. In questo senso, la pittura di De Pisis e la sua poesia possono essere considerate come due modi diversi di esprimere la stessa "assenza", quella di qualcosa che è già svanito, ma che vive ancora nella percezione dell'artista.
Infine, il rapporto tra poesia e pittura in De Pisis si può leggere anche attraverso la sua attenzione al linguaggio e alla "visibilità" dei segni. In molte delle sue poesie, come nelle sue tele, il linguaggio si fa talvolta quasi visibile, come se le parole stesse diventassero un'immagine, un gesto pittorico. In altre parole, la scrittura di De Pisis non è solo un mezzo di comunicazione, ma una forma di "pittura" verbale, che trasforma le parole in forme e colori, come accade nei suoi dipinti. La capacità di De Pisis di fondere linguaggio e immagine, parola e forma, rende ancora più evidente la sua convinzione che arte visiva e poesia non siano mai separabili, ma vivano in una continua interazione che arricchisce e approfondisce l'una l'altra.
Un altro aspetto che merita attenzione nel legame tra poesia e pittura in De Pisis è il suo rapporto con il concetto di "sospensione" e "attesa". Nelle sue poesie, come nelle sue tele, emerge una costante sensazione di attesa: un'attesa che non è tanto per un evento futuro, ma per una verità emotiva che non arriva mai completamente. Questa dimensione di "non-detto" è centrale nel suo lavoro, in cui il paesaggio, la natura morta o il ritratto non si risolvono mai in una storia conclusa, ma rimangono in sospeso, come se la realtà fosse solo un frammento di qualcosa di più grande e inafferrabile. È un po’ come se De Pisis, attraverso la poesia e la pittura, cercasse di fermare un istante di vita, un momento che rischia di sfuggire alla comprensione.
In molte delle sue poesie, questa sospensione è legata anche alla riflessione sull'amore e sull'incontro umano, che spesso è rappresentato come un attimo che fugge, un'illusione, un desiderio che non si compie mai. La pittura di De Pisis rispecchia questa stessa filosofia, con la sua ricerca di immortalare la bellezza effimera del mondo, che si riflette in atmosfere rarefatte e in un realismo poetico. Le sue tele sembrano testimoniare un tentativo di arrestare il flusso del tempo, di fissare in un'immagine la fugacità di un'emozione, di un paesaggio o di una scena domestica.
Inoltre, un altro punto che arricchisce il rapporto tra le sue due forme di espressione è la ricerca della "singolarità" del momento. Le sue poesie spesso parlano di attimi unici, irripetibili, che non possono essere riprodotti, ma che lasciano una traccia nel cuore dell'artista. Allo stesso modo, nelle sue opere pittoriche, ogni dettaglio sembra avere un valore intrinseco, che va oltre il semplice compito di rappresentare la realtà. Le sue nature morte, ad esempio, non sono solo oggetti disposti sulla tela, ma portano con sé un'aura di mistero e di singolarità, un qualcosa che è più che la semplice apparenza.
In questa fusione tra poesia e pittura, Filippo De Pisis non cerca mai di spiegare o decodificare completamente l'esperienza, ma di esprimere la sua bellezza nel suo essere enigmatico, proprio come l'arte che crea. Così, sia le sue poesie che i suoi dipinti rimangono come momenti sospesi, frammenti di un mondo che, pur nel suo apparente disordine, ci invita a riflettere su ciò che è davvero essenziale, sull'ineffabile e sull'infinito che si cela nelle cose più piccole e nelle emozioni più sottili.
Un ulteriore elemento che conferma il rapporto tra poesia e pittura in De Pisis è l'influenza del suo vissuto e delle sue esperienze personali, che permeano entrambe le forme di espressione. La sua vita, segnata dalla solitudine, dalla malattia e da relazioni complesse, è un sottotesto continuo nelle sue poesie e nelle sue tele. La malinconia che traspare nelle sue parole si riflette nel suo modo di dipingere, dove la tristezza, la bellezza e la decadenza convivono in un gioco sottile di luci e ombre. La sua arte non cerca di nascondere il dolore, ma piuttosto lo accoglie, lo fa diventare parte della bellezza stessa. Questo conferisce alla sua opera una profondità unica, in cui ogni colore e ogni verso raccontano una storia di fragilità umana e di consapevolezza della propria finitezza.
L'intensità del suo rapporto con la realtà, che non è mai semplice ma sempre filtrata da una lente di emozione e riflessione, traspare chiaramente anche nelle sue scelte artistiche. La pittura di De Pisis, con le sue pennellate morbide e i suoi soggetti delicati, suggerisce un'interpretazione più intima della vita, simile a come fa la poesia, dove il non detto spesso pesa più del detto. È come se la pittura non potesse mai "spiegare" completamente la profondità dei suoi sentimenti, ma solo mostrarne l'involucro, lasciando che sia la parola a colmare quella distanza di comprensione.
La pittura di De Pisis, infatti, non è mai "realistica" nel senso tradizionale del termine. Non si tratta di una riproduzione fedele della realtà, ma di un’interpretazione poetica della stessa. La sua arte ha un respiro lirico, che si fonde con la scrittura in un gioco di riflessi e rimandi, dove un dettaglio pittorico può richiamare un verso poetico e viceversa. Un esempio di questo intreccio può essere visto nella rappresentazione dei fiori, degli oggetti e degli spazi vuoti che caratterizzano molte delle sue tele, che sembrano riflettere i suoi stati d'animo, esprimendo un'idea di bellezza che è al contempo fragile e potente.
In questo contesto, la sua poesia non è solo un accompagnamento alla pittura, ma ne è la linfa che dà vita alla sua immaginazione visiva. Le sue parole, con il loro ritmo e la loro musicalità, non solo raccontano, ma evocano. Lo stesso processo accade nella sua pittura, dove il gesto pittorico diventa una danza, una sinfonia di colori e forme che non esprimono solo la realtà, ma anche l'interpretazione emotiva di essa.
Il risultato di questa fusione tra poesia e pittura è un'arte che non ha paura di essere fragile, imperfetta e incompleta, ma che proprio in questa sua "incompletezza" riesce a catturare l'intensità dell'esperienza umana. Le opere di De Pisis, siano esse poetiche o pittoriche, si pongono come uno spazio di riflessione in cui l'osservatore può riconoscere la bellezza che emerge dalla solitudine e dal dolore, dalla perdita e dall'attesa, e allo stesso tempo riconoscere il potere della creatività come mezzo per affrontare l'incertezza e l'effimero della vita.
Un ulteriore aspetto da considerare nel legame tra poesia e pittura in Filippo De Pisis è il suo rapporto con il concetto di "spazio", che emerge sia nella sua scrittura che nelle sue opere visive. Nei suoi dipinti, spesso caratterizzati da composizioni che alternano spazi vuoti e pieni, si può percepire un senso di "vuoto" che non è mai totalmente negativo o negativo, ma piuttosto carico di potenziale. Questo vuoto diventa una sorta di silenzio visivo, un'interruzione che invita lo spettatore a riflettere, a raccogliere le emozioni che scaturiscono da ciò che non è rappresentato. Questo concetto di "spazio" si traduce anche nella sua poesia, in cui il non detto, l'incompleto, assume una forza narrativa e poetica altrettanto potente. Il silenzio, l'attesa, il distacco diventano elementi altrettanto importanti quanto le parole stesse.
Nella sua poesia, ad esempio, l'uso di pause e sospensioni, di silenzi tra un verso e l'altro, non è mai casuale. Questi silenzi creano uno spazio emotivo che permette al lettore di "abitare" i suoi versi, di viverli in modo personale e intimo. La pittura, allo stesso modo, lascia spazio a momenti di riflessione, con la sua attenzione al dettaglio e la sua resa di atmosfere rarefatte che sembrano appartenere a un altro tempo, o forse a nessun tempo in particolare. Il "spazio" in De Pisis diventa un luogo in cui il passato e il presente si intrecciano, dove il tempo è dilatato e la realtà è distillata in un momento che sembra sospeso nell'eternità.
Inoltre, sebbene la sua pittura sia spesso descritta come "lirica" o "poetica", De Pisis non cerca mai la bellezza fine a se stessa. Anzi, la sua arte si distingue per una certa "assenza" di decorativismo, preferendo un approccio che suggerisce la bellezza piuttosto che mostrarla esplicitamente. Nelle sue tele, ad esempio, il soggetto non è mai troppo statico o chiaro, ma emerge in modo sfumato, quasi come se fosse in costante trasformazione, come un'idea che si fa strada senza mai compiersi del tutto. Questo rende le sue opere particolarmente evocative, come se fossero finestre su un mondo che non possiamo vedere completamente, ma solo intuire.
Allo stesso modo, la sua poesia si allontana dal didascalismo e dalla linearità, spingendosi verso un'espressione più "sfumata", più suggestiva. La poesia di De Pisis non è mai pienamente risolta, ma lascia sempre aperto uno spazio di riflessione. Questo "non-finito" permette al lettore di entrare nel testo e di costruire un proprio significato, in un gioco di interpretazioni che non cerca una verità unica, ma una connessione emotiva e personale. La tensione tra il dire e il non dire, tra l'immagine e il suo sfocarsi, è ciò che rende la poesia e la pittura di De Pisis così potenti.
Infine, altro che lega poesia e pittura in De Pisis è il suo approccio alla luce. La luce, nelle sue opere, non è mai solo un elemento fisico, ma un veicolo simbolico di introspezione e rivelazione. Nelle sue poesie, la luce diventa spesso metafora di consapevolezza, di un'intuizione che sfugge ma che si fa sentire nell'intimo. Nei suoi dipinti, la luce gioca un ruolo simile: non si limita a illuminare un oggetto, ma penetra l'immagine, la trasforma, la vivifica. Così, nelle sue opere, la luce e il buio non sono mai separati, ma si fondono in un gioco di contrasti che esprime la continua ricerca dell'artista verso un equilibrio fragile e perfetto tra visibile e invisibile, tra il detto e l'indicibile.
Un punto fondamentale da esplorare nel rapporto tra poesia e pittura in Filippo De Pisis è la sua visione dell'arte come un mezzo di "trasformazione". Nelle sue opere, sia poetiche che pittoriche, l'artista non cerca mai di ritrarre la realtà in modo diretto, ma piuttosto di filtrarla attraverso la propria sensibilità e il proprio linguaggio interiore. Questo processo di trasformazione è visibile nelle sue tele, dove oggetti quotidiani come fiori, frutta o interni si trasformano in simboli, in metafore della condizione umana, della solitudine, della bellezza e del dolore. Nella sua poesia, questo processo si ripete: le parole non sono mai semplici descrizioni, ma strumenti per ricreare un mondo emotivo e psicologico in continua evoluzione. Così, l'artista non "copre" la realtà, ma la trasforma in qualcosa di più complesso e ricco, che lascia spazio alla riflessione e all'immaginazione.
L'aspetto "trasformativo" dell'arte di De Pisis è anche legato alla sua capacità di mescolare e sovrapporre diversi registri emotivi e stilistici. Le sue poesie, spesso, oscillano tra toni di elegia e di ironia, tra una malinconia profonda e una leggerezza più giocosa, come se l'artista fosse costantemente alla ricerca di un equilibrio tra le opposte forze dell'esperienza. Questa stessa dualità si ritrova nelle sue opere pittoriche, dove il dettaglio più delicato può convivere con la visione più astratta, dove la luce può essere al tempo stesso fonte di speranza e di inquietudine.
Inoltre, va sottolineata la dimensione di "ironia" che emerge tanto nella sua poesia quanto nella sua pittura. Nonostante la predominanza di temi come la solitudine, la fragilità e il desiderio non corrisposto, De Pisis non si arrende mai a un tono completamente tragico. C'è sempre, nelle sue opere, una sorta di distanza ironica, una consapevolezza della propria condizione umana che gli permette di guardare con occhi lucidi anche la sofferenza. In questo senso, la sua arte diventa un luogo di contrasti, dove la bellezza può emergere dalla decadenza e dove la riflessione sulla morte e sul tempo che passa può essere accompagnata da un sorriso sottile, quasi sardonico.
La sua pittura, pur essendo spesso introspettiva, non è mai chiusa o autoreferenziale. Anzi, l'elemento che rende le sue opere così potenti è proprio la loro capacità di aprirsi verso l'esterno, verso l'osservatore, invitandolo a entrare nel mondo delicato e sfumato che De Pisis costruisce. Allo stesso modo, la sua poesia, pur essendo profondamente personale, non è mai un "auto-esame" fine a se stesso, ma una riflessione che si offre al lettore, lasciando a quest'ultimo lo spazio per trovarvi qualcosa di universale, di condivisibile.
Infine, l'attenzione di De Pisis alla bellezza imperfetta, alla transitorietà della vita e alla fragilità umana, si riflette in un altro aspetto centrale del suo lavoro: la sua costante ricerca di "autenticità". L'arte di De Pisis non è mai artificiosa o ornamentale. Ogni gesto, ogni pennellata, ogni parola è il risultato di una ricerca sincera e di una volontà di esprimere la verità emotiva dell'artista. In questo senso, la sua pittura e la sua poesia diventano strumenti di "autocoscienza", in cui l'artista non cerca di sfuggire alla realtà, ma di affrontarla con una sincerità che è a volte dolorosa, ma sempre luminosa. Questo impegno verso l'autenticità conferisce alla sua opera una potenza che supera la semplice bellezza estetica, trasformandola in un'esperienza emotiva profonda e intensa.