giovedì 10 luglio 2025

“Heritage al Celio”: Archeologia, intelligenza artificiale e nuove forme di fruizione del patrimonio

Il progetto “Heritage al Celio”, sviluppato da CoopCulture nell’ambito dell’iniziativa europea CHANGES, rappresenta un caso emblematico di applicazione delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale alla valorizzazione del patrimonio archeologico urbano. Attraverso una passeggiata in cinque tappe lungo il Clivo di Scauro, una delle arterie meno conosciute ma più stratificate di Roma antica, l’iniziativa propone un nuovo modello di fruizione culturale inclusiva, interattiva e sostenibile. Questo contributo intende analizzare criticamente la struttura, le finalità e le implicazioni teorico-metodologiche del progetto, valutandone la portata in relazione agli studi contemporanei sul cultural heritage digitale.


1. Introduzione: verso una nuova epistemologia del patrimonio

Negli ultimi due decenni, la relazione tra patrimonio culturale e tecnologia ha subito una trasformazione radicale. Il passaggio dalla conservazione alla valorizzazione, e da questa alla partecipazione attiva, ha comportato l’emergere di una nuova epistemologia del patrimonio, in cui l’interazione tra utente e contenuto sostituisce progressivamente il modello trasmissivo tradizionale. “Heritage al Celio”, attivo a Roma nella zona del Clivo di Scauro, si inserisce in questa traiettoria come caso esemplare di mediazione culturale avanzata, fondata su un uso innovativo dell’intelligenza artificiale generativa, della realtà aumentata e delle narrazioni adattive.


2. Il contesto territoriale e storico: il Clivo di Scauro come palinsesto urbano

Il Clivo di Scauro, asse viario di origine romana che collega l’area del Colosseo alla basilica dei Santi Giovanni e Paolo, costituisce un microcosmo urbano particolarmente significativo. La sua importanza non risiede soltanto nella qualità dei reperti archeologici presenti – tra cui strutture abitative tardo-repubblicane, edifici religiosi paleocristiani e testimonianze medievali – ma nella densità stratigrafica che ne fa un autentico palinsesto spaziale e temporale. L’area, scarsamente coinvolta dai grandi circuiti turistici, si presta idealmente a una fruizione lenta e meditativa, centrata sul recupero di una dimensione esperienziale del camminare e del vedere.


3. La struttura del progetto “Heritage al Celio”

Realizzato da CoopCulture come applicazione concreta degli obiettivi della call Horizon Europe “CHANGES – Cultural Heritage Active Innovation for Next-Gen Sustainable Society”, il progetto si articola in cinque tappe lungo il percorso del Clivo. Ogni tappa è attivata digitalmente tramite una web app che fornisce contenuti testuali, audiovisivi, modelli 3D e assistenza interattiva tramite un’interfaccia conversazionale basata su intelligenza artificiale.

Le tappe selezionate – il Clivo di Scauro, le Case Romane del Celio, la basilica dei Santi Giovanni e Paolo, la chiesa di San Gregorio Magno e il Parco del Celio – sono state scelte non solo per il loro valore storico, ma per la possibilità di restituire, attraverso la mediazione tecnologica, una narrazione coerente della lunga durata storica dell’area.


4. Intelligenza artificiale e narrazione adattiva

Uno degli elementi più innovativi del progetto consiste nell’integrazione dell’intelligenza artificiale come agente narrativo. L’utente, attraverso il proprio dispositivo mobile, può interagire con un assistente digitale in grado di modulare la narrazione in base a parametri individuali: età, livello di istruzione, interessi tematici, tempo a disposizione. Tale approccio va oltre la semplice personalizzazione: si tratta di un modello dialogico che trasforma il visitatore da fruitore passivo a soggetto co-autore dell’esperienza conoscitiva.

Questo dispositivo rientra in una tendenza più ampia che vede la progressiva adozione di paradigmi narrativi reticolari e non-lineari nella museografia digitale e nei percorsi outdoor, influenzati dalle dinamiche proprie della letteratura interattiva, della gamification e delle tecnologie immersive.


5. Fruizione inclusiva e accessibilità multilivello

Il progetto adotta un approccio inclusivo alla fruizione culturale, in linea con le indicazioni UNESCO sul patrimonio come diritto universale. Tutti i contenuti sono disponibili in più lingue, compresa la Lingua dei Segni Italiana (LIS), con opzioni di vocalizzazione per i non vedenti e supporti visivi semplificati per persone con difficoltà cognitive. Inoltre, l’itinerario è stato concepito per essere accessibile anche da persone con ridotta mobilità, prevedendo percorsi alternativi e segnalazioni puntuali delle barriere architettoniche residue.

La narrazione, inoltre, è stratificata su diversi livelli: divulgativo, accademico, emozionale, ludico. Ne risulta una struttura polifonica che consente a target differenti – dal ricercatore al turista, dal bambino al residente – di vivere un’esperienza su misura, senza impoverire il contenuto scientifico ma, anzi, amplificandone la risonanza.


6. Sostenibilità e replicabilità del modello

Un ulteriore punto di forza di “Heritage al Celio” è la sua sostenibilità ambientale e metodologica. L’intero progetto è paperless, non richiede infrastrutture fisse né consumo energetico aggiuntivo, e si integra pienamente nello spazio urbano esistente, riducendo al minimo l’impatto fisico e paesaggistico.

Tale configurazione rende l’esperienza replicabile in altri contesti urbani o periurbani, sia in Italia che all’estero. La logica modulare della piattaforma, l’indipendenza tecnologica da specifici dispositivi e la scalabilità dei contenuti narrativi ne fanno uno strumento potenzialmente strategico per la valorizzazione di aree marginali o escluse dai circuiti turistici dominanti, in particolare nei centri storici di media grandezza.


7. Riflessioni teoriche e implicazioni culturali

“Heritage al Celio” sollecita alcune riflessioni di ordine teorico. In primo luogo, si pone la questione del ruolo dell’intelligenza artificiale come nuovo mediatore culturale. Se da un lato l’IA può amplificare l’accesso e la personalizzazione, dall’altro pone interrogativi sulla delega della narrazione a entità algoritmiche. Che tipo di sapere viene trasmesso? Chi controlla la qualità dei contenuti? Come evitare che la mediazione tecnologica trasformi la complessità storica in storytelling semplificato?

In secondo luogo, il progetto evidenzia una tensione fertile tra archeologia materiale e immaterialità digitale. L’esperienza del cammino lungo il Clivo si costruisce sul contatto diretto con le rovine, ma è al tempo stesso filtrata, commentata e persino “aumentata” da layer informativi immateriali. Ciò comporta un cambiamento epistemico nel modo in cui il patrimonio è percepito e conosciuto: non più come oggetto da contemplare, ma come sistema relazionale da esplorare.


8. Conclusione: il Celio come laboratorio urbano di sperimentazione culturale

Il Celio, con la sua marginalità apparente, si rivela così uno spazio di sperimentazione culturale avanzata. “Heritage al Celio” restituisce centralità a un’area dimenticata non attraverso un restyling urbanistico, ma tramite una rifunzionalizzazione semantica e cognitiva. La città non viene trasformata fisicamente, ma ripensata nel suo statuto di palinsesto narrativo, dove l’intelligenza artificiale diventa strumento di mediazione e non di sostituzione.

In una fase storica in cui la relazione tra passato e futuro si gioca anche sulle tecnologie del presente, questo progetto rappresenta un tentativo lucido e riuscito di restituire il patrimonio archeologico alla collettività, non attraverso la spettacolarizzazione, ma mediante un’intelligenza della fruizione. Un’intelligenza – finalmente – condivisa.