Saggio critico su: Massimo Prearo e Federico Trastulli, Politica e cittadinanza LGBTQIA+: tra opinione pubblica, diritti e partecipazione, Edizioni ETS, Pisa 2025
Il volume Politica e cittadinanza LGBTQIA+, pubblicato da Edizioni ETS nel 2025, si presenta come un'opera cruciale nel panorama italiano degli studi politici e sociali sulla soggettività queer e trans. Firmato da Massimo Prearo, tra i maggiori studiosi dei movimenti LGBTQIA+ in Europa, e Federico Trastulli, giovane politologo con solide basi nella ricerca elettorale, il libro coniuga rigore empirico e impegno politico, offrendo una doppia indagine – sulla popolazione generale e sulla popolazione LGBTQIA+ – che getta nuova luce sulle tensioni, le esclusioni e le opportunità di riconoscimento nell’Italia contemporanea.
L’opera risponde a una lacuna strutturale: la scarsità di dati solidi sulla cittadinanza LGBTQIA+ in Italia. A differenza di altri paesi europei, dove simili rilevazioni hanno una cadenza regolare e una funzione consultiva per le politiche pubbliche, il contesto italiano si è dimostrato fino ad ora inerte, se non apertamente ostile. Da qui l’urgenza – non solo accademica ma etico-politica – di rendere visibili corpi, opinioni, esigenze, sogni, traumi e contraddizioni che abitano tanto la società civile quanto la sfera dell’attivismo.
L’introduzione e l’impianto metodologico rivelano un’intenzione chiara: non "parlare su", ma costruire strumenti per "far parlare" dati, soggettività e collettività normalmente escluse dalla sfera della legittimità politica e statistica. Il posizionamento dei due autori è dichiarato e, al contempo, argomentato con scrupolo: fare scienza politica dal lato delle soggettività marginalizzate non significa rinunciare al rigore, ma ridefinirne i presupposti.
La struttura bifronte dell’indagine è uno degli aspetti più riusciti del volume. Da un lato, i dati raccolti sulla popolazione italiana offrono una mappa dettagliata del “gradiente di tolleranza” nazionale: un’Italia che mostra apertura sul matrimonio egualitario, ma si irrigidisce su GPA, PMA e diritti delle persone trans. Le opinioni si polarizzano fortemente per età, appartenenza politica e livello d’istruzione, segnando un crinale netto tra giovani e anziani, sinistra e destra, sapere e pregiudizio. La conclusione è amara ma necessaria: l’accettazione è spesso "condizionata", "parziale", e veicolata da narrazioni mainstream che tollerano l’omogenitorialità ma restano ostili a ogni forma di autodeterminazione radicale dei corpi.
Dall’altro lato, l’indagine sulla popolazione LGBTQIA+ restituisce un quadro impietoso ma essenziale: la comunità è tutt’altro che monolitica, ed è attraversata da linee di frattura profonde. L’accesso ai diritti, alla sanità, alla visibilità e alla partecipazione politica è distribuito in modo iniquo: le persone trans, razzializzate, disabili e precarie restano ai margini anche all’interno dei mondi queer più visibili. Il dato sull’astensionismo elettorale – soprattutto tra le persone trans – non è sintomo di disinteresse ma indice di una frattura strutturale tra le istituzioni e una cittadinanza mai riconosciuta come tale.
La prefazione di Isa Borrelli, Epistemologie spettrali, è un testo che merita una valutazione a parte. Con una scrittura densa, teoricamente raffinata e politicamente affilata, Borrelli rivendica uno sguardo situato, transfemminista e anticoloniale, che decostruisce le retoriche della neutralità scientifica per far emergere le vite queer e trans come “fantasmi epistemici”: presenze negate, visibili solo quando patologizzate, criminalizzate o ridicolizzate. Se il libro di Prearo e Trastulli è l’atlante empirico della marginalità e della resistenza, la prefazione è la sua coscienza teorica e poetica. La sua sola presenza basta a distinguere il volume da molti altri studi accademici benintenzionati ma disincarnati.
Nonostante il notevole valore del libro, si possono individuare alcune criticità. La prima riguarda i limiti strutturali della raccolta dati, che – come ammettono onestamente gli autori – non riesce a rappresentare adeguatamente soggettività razzializzate e queer del Sud Italia. Si tratta di una carenza metodologica, certo, ma anche di un punto politico su cui la ricerca LGBTQIA+ italiana è ancora debole. La stessa epistemologia “bianca” e nordcentrica delle reti accademiche, come suggerisce la stessa Borrelli, resta ancora da smantellare.
In secondo luogo, la griglia interpretativa resta a tratti contenuta nei limiti del linguaggio sociologico e quantitativo: si avverte, a volte, l’assenza di uno sguardo più narrativo o performativo sulle soggettività coinvolte. In altre parole: mancano le storie, le voci vive, le contraddizioni esistenziali che pure i dati fanno intuire.
Il libro si rivolge a una platea ampia: attivisti, studiosi, politici, docenti, operatori sociali. Ma è soprattutto un atto di restituzione alla comunità LGBTQIA+ italiana, che raramente ha potuto leggere un'indagine così precisa e rispettosa delle sue molteplici realtà. In questo senso, l’opera è tanto uno strumento di studio quanto un manifesto di esistenza.
Politica e cittadinanza LGBTQIA+ è un’opera che colma un vuoto ma soprattutto apre un cantiere. È un testo che conta, nel senso più profondo del termine: fa il conto delle ferite, delle esclusioni e delle possibilità. Ma conta anche nel senso di rendere visibile, di fare spazio. In un’Italia sempre più attraversata da pulsioni reazionarie e da strategie di pinkwashing, questo libro è un atto politico e un gesto d’amore per chi continua a non essere contato.