Per questo motivo, alcuni dei più grandi artisti italiani viventi, tra cui Maurizio Cattelan, Michelangelo Pistoletto, Enzo Cucchi ed Emilio Isgrò, hanno deciso di prendere posizione con una lettera aperta al governo, chiedendo un intervento immediato per ridurre l’aliquota IVA applicata alla compravendita delle opere d’arte.
Attualmente, in Italia l’IVA sulle opere d’arte è del 22%, una delle più alte in Europa. Questa tassazione, secondo gli artisti e i galleristi, non solo penalizza il mercato interno, ma favorisce anche una progressiva fuga degli acquirenti verso Paesi con regimi fiscali più favorevoli, come la Francia, la Germania e il Belgio.
La lettera rappresenta un grido d’allarme che arriva in un momento critico per il settore, già colpito da una serie di difficoltà strutturali e da una crescente concorrenza internazionale. Senza un intervento tempestivo, avvertono gli artisti, l’Italia rischia di trasformarsi in un museo senza mercato, incapace di sostenere le proprie gallerie e i propri creatori contemporanei.
L’IVA sulle opere d’arte in Italia: una tassa insostenibile
Per comprendere la portata del problema, è sufficiente confrontare la tassazione italiana con quella di altri Paesi europei:
- Francia: 5,5%
- Germania: 7%
- Spagna: 10%
- Belgio: 6%
- Italia: 22%
Il divario è evidente e ha conseguenze dirette sul mercato. Mentre nei Paesi vicini i collezionisti possono acquistare opere con un aggravio fiscale relativamente basso, in Italia l’imposizione del 22% rende l’acquisto più oneroso e meno conveniente. Il risultato è che molti acquirenti italiani preferiscono rivolgersi a gallerie straniere, dove possono trovare condizioni più vantaggiose.
Questo meccanismo sta avendo effetti devastanti: le gallerie italiane vendono sempre meno, le fiere d’arte faticano ad attrarre compratori e il mercato interno si sta progressivamente indebolendo. Se non si interviene rapidamente, il rischio è quello di una desertificazione del mercato, con la chiusura di numerose gallerie e la perdita di uno dei settori culturali più dinamici del Paese.
Ma non è solo una questione economica. L’arte è un elemento essenziale della cultura e dell’identità italiana, un settore che, se adeguatamente supportato, potrebbe essere un volano per la crescita economica e per l’attrazione di investimenti internazionali. Perché, allora, l’Italia continua a penalizzarlo con una tassazione così alta?
Un settore in pericolo: la crisi delle gallerie italiane
Le gallerie d’arte non sono solo spazi espositivi, ma veri e propri laboratori culturali, luoghi in cui gli artisti emergenti trovano sostegno, visibilità e opportunità di crescita. Tuttavia, l’attuale regime fiscale sta mettendo in seria difficoltà questi centri nevralgici della cultura contemporanea.
Molte gallerie italiane stanno affrontando una crisi senza precedenti. I costi di gestione sono sempre più alti, le vendite calano e la concorrenza con il mercato internazionale si fa insostenibile. Alcune delle principali conseguenze di questa situazione includono:
- La fuga di galleristi all’estero, dove il contesto fiscale è più favorevole.
- La diminuzione del numero di esposizioni e mostre, con un impoverimento dell’offerta culturale.
- La riduzione delle opportunità per gli artisti emergenti, che faticano a trovare spazi per esporre e vendere le proprie opere.
- Il calo della partecipazione italiana alle fiere d’arte internazionali, con un indebolimento della presenza del nostro Paese nel panorama globale.
Se l’IVA sulle opere d’arte non verrà abbassata, il rischio è che l’intero sistema delle gallerie collassi, portando con sé la perdita di centinaia di posti di lavoro e la dispersione di un patrimonio artistico e culturale inestimabile.
L’appello degli artisti: una richiesta di equità fiscale
La lettera firmata da Cattelan, Pistoletto, Cucchi, Isgrò e da molti altri protagonisti del mondo dell’arte non è solo una denuncia, ma un invito al governo a prendere coscienza della situazione e ad allineare la tassazione italiana agli standard europei.
Un’IVA ridotta sulle opere d’arte potrebbe avere una serie di effetti positivi:
- Stimolare il collezionismo interno, incentivando gli acquirenti italiani a investire nel mercato nazionale.
- Favorire la crescita delle gallerie, permettendo loro di reinvestire i ricavi in nuove mostre e artisti emergenti.
- Rendere l’Italia più competitiva a livello internazionale, attirando acquirenti stranieri che oggi preferiscono mercati più vantaggiosi.
- Sostenere il lavoro degli artisti, che potrebbero beneficiare di una maggiore domanda e di un ambiente più favorevole alla creazione.
Non si tratta di un privilegio per pochi, ma di una misura necessaria per garantire la sopravvivenza e la crescita di un settore fondamentale per l’economia e la cultura italiana.
Arte Fiera e il malcontento del settore
La questione dell’IVA è stata uno dei temi centrali dell’ultima edizione di Arte Fiera a Bologna, il principale evento italiano dedicato all’arte contemporanea. Durante la manifestazione, molti galleristi e collezionisti hanno espresso frustrazione per la situazione fiscale italiana, sottolineando come questa penalizzi il mercato rispetto ai competitor europei.
L’assenza di misure concrete da parte del governo è stata accolta con un senso di crescente esasperazione, e sempre più operatori del settore stanno valutando la possibilità di trasferire le proprie attività all’estero. Se l’Italia non agirà in fretta, Arte Fiera stessa potrebbe perdere attrattiva a livello internazionale, con un drastico calo delle vendite e della partecipazione di collezionisti stranieri.
Il futuro del mercato dell’arte in Italia: quale direzione prendere?
La riduzione dell’IVA sulle opere d’arte non è solo una questione fiscale, ma una scelta strategica che determinerà il futuro del mercato italiano. Vogliamo che l’Italia resti un centro vitale per l’arte contemporanea, o siamo disposti a vederla relegata ai margini?
Gli artisti, i galleristi e i collezionisti hanno lanciato un segnale forte e chiaro. Ora spetta al governo rispondere, adottando una politica fiscale più equa e lungimirante che permetta all’arte italiana di tornare a essere un protagonista sulla scena internazionale.
Se l’Italia sceglierà di ignorare questo appello, il rischio è quello di un lento declino, in cui il nostro straordinario patrimonio artistico sarà sempre più esposto, ma sempre meno valorizzato.